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Centenario della nascita di Wojtyla celebrato da Papa Francesco
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Lunedì 18 maggio, Papa Francesco ha celebrato la messa per i cento anni della nascita di Karol Wojtyla, all’altare della tomba di San Giovanni Paolo II nella Basilica di San Pietro, alla presenza di circa 30 fedeli. (report di Michel Gangne).
Bergoglio ha indicato i tre tratti, “La preghiera, la vicinanza al popolo e l’amore per la giustizia”, che hanno caratterizzato San Giovanni Paolo II. Wojtyla, ha detto Bergoglio, “era un uomo di Dio perché pregava e pregava tanto. Ma come mai un uomo che aveva tanto lavoro per guidare la Chiesa pregava tanto? Lui sapeva bene – ha sottolineato – che il primo compito di un vescovo e’ pregare. Non lo ha detto Vaticano II ma San Pietro”, il “primo compito di un vescovo è pregare e lui lo faceva e ci ha insegnato che quando un vescovo fa l’esame di coscienza la sera deve domandarsi quante ore ha pregato”. Wojtyla era “un uomo di preghiera”.
Secondo tratto di Giovanni Paolo II: era “un uomo di vicinanza”. “Non era un uomo distaccato dal popolo anzi, andava a trovare il suo popolo e giro’ il mondo intero trovando, cercando il suo popolo, facendosi vicino”, ha detto Francesco precisando che “la vicinanza e’ uno dei tratti di Dio con il suo popolo”, vicinanza che si fa forte in Gesù. “Un pastore e’ vicino al popolo – ha poi continuato – al contrario non e’ pastore e’ un gerarca, un amministratore, forse buono, ma non è pastore”.
“Giovanni Paolo II ci ha dato l’esempio di questa vicinanza, ai grandi e ai piccoli, ai vicini e ai lontani. Si faceva vicino”. Wojtyla era un uomo che “amava la giustizia, ma la giustizia piena. Un uomo – ha sottolineato il Papa – che voleva la giustizia sociale, dei popoli”, la giustizia “che caccia via le guerre”, la “giustizia piena”.
E Giovanni Paolo II “era l’uomo della misericordia, perché giustizia e misericordia vanno insieme, non si possono distinguere – ha precisato -. L’una senza l’altra non si trova”. Wojtyla “ha fatto tanto perché la gente capisse la Misericordia di Dio, ha portato avanti la devozione a Santa Faustina”. Giovanni Paolo II “aveva sentito che la giustizia di Dio aveva la faccia di misericordia e questo – ha proseguito – e’ un dono che ci ha lasciato: la giustizia misericordia e la misericordia giustizia”. “Preghiamolo oggi – è la sua preghiera finale – che dia a tutti noi, soprattutto ai pastori della Chiesa, la grazia della preghiera, la grazia della vicinanza e la grazia della giustizia che e’ misericordia e della misericordia che è giustizia”
Questa è stata l’ultima delle Messe del mattino celebrate in diretta streaming da Francesco dal 9 marzo scorso in seguito alla sospensione delle celebrazioni con la partecipazione del popolo a causa della pandemia del Covidid-19. Con la ripresa in Italia e in altri Paesi delle celebrazioni con i fedeli, cessa, dal 19 maggio, la trasmissione in diretta della Messa delle 7 da Casa Santa Marta.
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Il Pontificato di Giovanni Paolo II è stato esemplare, condotto con passione, dedizione e fede straordinarie. Wojtyla è stato per tutta la sua vita un costruttore e sostenitore della pace; uno straordinario comunicatore, un uomo dalla volontà di acciaio, un leader e un esempio per tutti, soprattutto per i giovani, ai quali si sentiva particolarmente vicino. La sua figura è considerata una delle più significative e influenti per il corso della storia contemporanea.
La sua beatificazione, acclamata da tutti fin dai primi giorni seguiti alla sua morte, arriva in tempi record: il suo successore Papa Benedetto XVI lo proclama beato il giorno 1 maggio 2011. Viene canonizzato da Papa Francesco in una cerimonia condivisa con il papa emerito Benedetto XVI, insieme a Papa Giovanni XXIII il 27 aprile 2014.
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Un altro evento si intreccia con le celebrazioni del centenario della nascita di papa Wojtyla: a Wadowice, inizia la causa di beatificazione dei genitori di San Giovanni Paolo II
La fase diocesana di questa causa si è aperta ufficialmente a Wadowice, in Polonia, il 17 maggio scorso. Primo giudice della causa è l’arcivescovo di Cracovia Marek Jedraszewski, rappresentato come delegato da padre Andzej Scaber. «Tecnicamente – ha spiegato don Scaber – saranno due processi separati, uniti però dall’obiettivo di dimostrare che entrambi, praticarono le virtù cristiane in modo eroico”.
Redazione