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Messina – Giornalismo in lutto: l’addio a Nino Calarco, per 44 anni direttore della Gazzetta del Sud
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E’ morto a 87 anni lo storico direttore della Gazzetta del Sud Nino Calarco. Lo ha annunciato il quotidiano messinese, ricordando in un post online che «con lui se ne va davvero un pezzo importante della storia di Messina e del Sud». Rammentando anche: “Nino Calarco giornalista nato sulla strada, politico per ‘missione’, uomo di grandi idee e di ancor più grandi passioni, è stato per tutti il Direttore”
La morte di Calarco, direttore per 44 anni, chiude un’importante parentesi storica per Messina nel campo del giornalismo con particolare attenzione alla promozione sociale: un lungo periodo di guida sicura e proficua del giornale che guidava con perizia e a cui ha dedicato un’intera vita. Insieme all’editore Uberto Bonino e a Gianni Morgante è’ stato una delle colonne portanti del quotidiano messinese, che lo ha visto appassionato e instancabile promotore culturale per il bene del Sud, con l’intelligente e profetico intento di unire, con “spirito” informatico e solidale, i siciliani e i calabresi. La stessa volontà con cui “il Direttore” ha profuso tante energie quale tenace promotore dell’unione delle due sponde, con passione e lungimiranza, sostenendo strenuamente il progetto del ponte sullo Stretto. Nel 1987 fu nominato presidente della società Stretto di Messina, che guidò fino al 2002, rinunciando a qualsiasi retribuzione. E’ stato anche direttore di Rtp, presidente della fondazione Bonino-Pulejo e senatore della Repubblica eletto nelle file della Democrazia Cristiana. Terminato il mandato parlamentare tornò a dirigere il giornale con rinnovato vigore. E’ dalla sua intelligente operosità che è nata la
creazione del centro di eccellenza Irccs Neurolesi. Inoltre ci sarebbero da citare anche tante occasioni in cui Calarco, con il temperamento che lo distingueva: energico, impetuoso, a volte spigoloso, ma anche dotato di ponderatezza autocorrettiva e di acuta intelligenza, sapeva essere veloce e risoluto nelle decisioni importanti, dimostrando tempra di direttore intraprendente e incisivo.
Nel ricordarne la prestante e poliedrica personalità, con simpatia e apprezzamento, mi piace anche fare memoria della cordiale e fiduciosa disponibilità con cui Nino Calarco mi accolse, agli esordi della mia professione di psicoterapeuta e giornalista pubblicista, come collaboratore del giornale. Permettendomi, senza alcuna esitazione, di curare una impegnativa e specifica pubblicazione culturale fino allora mai trattata dal giornale. Un impegno che mi consentì di iniziare un percorso di cooperazione pubblicistica davvero fecondo di risultati, durante il quale ho potuto dare il mio contributo di competenza professionale su svariati avvenimenti, che richiedevano uno specifico approfondimento di carattere psicologico e psicosociale. Un’esperienza entusiasmante, per me davvero stimolante e gratificante, che si è protratta ininterrottamente per circa 40 anni, con reciproca stima e soddisfazione tra un direttore esigente e un collaboratore impegnato a dare il meglio di sè .
Naturalmente, parlare del rapporto giornalistico professionale col direttore Calarco, significa anche ricollegarmi all’anima del giornale, quindi ad una serie di conoscenze ed esperienze che trovavano nel fattore umano elementi di ulteriore arricchimento e gratificazione. Sono stati numerosi, infatti, i personaggi: dirigenti, redattori e operatori del giornale che mi è stato dato di conoscere, frequentare e stimare durante tutti quei lunghi anni di collaborazione. Una galleria ricca di tante figure amiche le cui doti di competenza, cordialità e simpatia rimangono come un patrimonio di memorie care che custodisco nella mente e nel cuore.
La morte di Calarco, inoltre, non può non richiamare la cara memoria dell’altro indimenticabile personaggio, Gianni Morgante, cui mi ha legato una sincera amicizia, deceduto proprio nello stesso mese di agosto di un anno fa. Una coincidenza che fa sembrare ci sia “una mano” misteriosa nell’evento “non casuale del loro addio al mondo”: una sorta di affettuoso “rendez vous” fra due inseparabili compagni di tante battaglie per l’affermazione e la diffusione del giornale, e di tanto altro, che così tornano insieme. Nel dare l’addio a Nino Calarco, dunque, sento anche di rinnovare il commosso saluto al suo amico fraterno che lo ha preceduto, nel nostalgico ricordo di un felice rapporto con entrambi, e di una stagione entusiasmante e impareggiabile.
Anastasio Majolino