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Messina – Montevergine, consacrazione di due claustrali: “Si fanno strumento di Dio mediante il dono di se stesse”
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La vita contemplativa, abbracciata nella totale donazione sacrificale, che le claustrali scelgono per amore di Dio e per la salvezza dell’umanità, è certamente “un’opera di immenso valore spirituale e religioso, che riesce a suscitare tanta edificazione e gratitudine in tutti i credenti”. Spesso, però, a questi sentimenti di lodevole e commovente considerazione di cristiana fraternità, si associano, da parte di molti, incomprensione e disattenzione verso chi, andando controcorrente, si ritira dal mondo per intraprendere un cammino vocazionale austero, rinunciando a tutti i sogni, i progetti, le aspettative, che una giovane vita prospetta.
Per cui non si possono non avere moti di ancor più grande e cristiana ammirazione nei confronti di Chiara Maria Eustochia della Passione, 30 anni, e Maria Chiara Amata dell’Eucarestia, 45 anni, che hanno pronunciato i voti della Professione religiosa temporanea, verso il raggiungimento di quella definitiva, che è piena accettazione di un progetto di vita donativa totalizzante in risposta alla
chiamata di Dio.
“In un tempo in cui la Chiesa è chiamata ad aprirsi verso gli altri per trasmettere il messaggio di salvezza e il suo aiuto agli ultimi, ha detto nell’omelia il celebrante, il significato di questa scelta vocazionale, apparentemente anacronistica, risiede nel desiderio di queste due clarisse di essere strumento di Dio mediante il dono di se stesse”. Anziché dedicarsi alle opere di Dio nella vita attiva, ha specificato fra Catalfamo, hanno scelto il suo stesso cuore, così da essere con Lui in intima unione e vivere con il suo stesso amore per la salvezza delle anime in povertà, obbedienza e carità, in clausura.
“Mi hai chiamato: eccomi, Signore. Il mio cuore è colmo di gratitudine perché il Signore, nella Sua infinita misericordia, ha posato su di me il Suo sguardo e mi ha scelta come sposa”, è la risposta ferma e convinta, come atto di amore nuziale, che le due novizie hanno dato alla chiamata di Dio, entrando così a far parte delle Clarisse Sorelle povere di Santa Chiara. Seguaci di Eustochia Smeralda Calafato, che, nel monastero da lei fondato nel 1464, prezioso caposaldo di spiritualità che arricchisce l’identità religiosa e culturale della nostra città, hanno passato gli anni di formazione e discernimento come postulanti e novizie.
Il commovente Rito liturgico con cui è stato sancito questo loro progetto vocazionale, si è svolto nel corso di una celebrazione eucaristica presieduta dal provinciale dei Frati Minori di Sicilia fra Antonino Catalfamo, con la concelebrazione del provinciale dei Frati Cappuccini fra Luigi Saladdino, del cappellano del monastero di Montevergine mons. Pietro Aliquò e da altri sacerdoti diocesani, alla presenza della comunità delle clarisse con l’abbadessa madre Agnese Mattia Pavone. La funzione liturgica è stata animata dalla Corale di Montevergine, diretta e accompagnata da Carmela De Francesco, madre di suor Chiara Maria Eustochia.
La cerimonia celebrativa, entrando nel vivo del suo svolgimento, ha fatto vivere un’esperienza di fede toccante, ricca di intense emozioni spirituali, in particolar modo quando il rituale si è snodato attraverso i passaggi salienti che hanno rappresentato la centralità dell’azione liturgica.
La Pofessione, mediante cui la novizia, in ginocchio mani nelle mani della madre abbadessa, fa voto a Dio, promettendo di “vivere per tre anni in castità, povertà e obbedienza, in clausura, secondo la Regola delle Sorelle povere di santa Chiara”.
Poi, il momento altrettanto coinvolgente delle Consegne. Cioè quando la neoprofessa riceve i segni fondamentali che danno l’impronta sacra al suo impegno vocazionale.
il velo,
“Ricevi il velo in segno di consacrazione a Cristo Signore e sii fedele fino all’incontro con lui nella vita eterna ”.
Il libro della Regola,
“Ricevi la Regola della madre santa Chiara, specchio di vita evangelica. Osservala
proclamane la bellezza e vivila con gioia”.
Il Crocifisso,
“Ricevi la croce del Signore nostro Gesù
Cristo: se con lui soffrirai, con lui regnerai;
se con lui morirai, possiederai la gioia eterna e il tuo nome sarà scritto nel libro della vita”.
Anastasio Majolino