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Nel ricordo del grande Papa, Giovanni Paolo II: “Vincere è sfruttare bene i talenti che Dio ci ha dato”
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San Giovanni Paolo II, il “Papa sportivo” per eccellenza. Nella storia, lo sport ha sempre avuto un ruolo centrale nella vita di vari Pontefici. Ma con Papa Giovanni Paolo II si può affermare che ciò abbia raggiunto la massima estrinsecazione. Perchè se è vero che lo sport è una componente fondamentale della vita di ognuno di noi, per Carol Wojtyla la dimensione sportiva venne rivalutata al punto da divenire non solo una passione, ma vero e proprio “segno dei tempi”.
Papa Giovanni Paolo II fin da subito, fin dal momento della sua elezione, dimostrò di essere un passo avanti con i tempi, rompendo gli schemi, ed instaurando con le persone un rapporto fatto di empatia, fede, rispetto: dai giovani ai meno giovani tutti ricordiamo la frase con cui Egli si presentò al balcone di Piazza San Pietro subito dopo l’elezione “se mi sbaglio, mi corrigerete” con umiltà, in grado di raggiungere anche i cuori più ostili.
Da grande sportivo quale era, questo stile di vita è emerso subito nella sua quotidianità di Pontefice rappresentandone un aspetto molto importante, a volte suscitando stupore e meraviglia. Sono note le immagini del Papa in settimana bianca mentre scia, mentre compie lunghe passeggiate in montagna con panorami mozzafiato. Durante la Messa per il Giubileo internazionale degli sportivi, il 12 Aprile del 1984, presso lo stadio Olimpico di Roma sottolineò il valore della dimensione sportiva: “Cercate di utilizzare lo sport come analogia della vita, per imparare a vivere. Il campo di gioco o l’attività’ in palestra è come la vita; uno può fare sport per passare il tempo, per “mostrare i muscoli” oppure per diventare più se stesso. Il valore dello sport è che è analogia della vita, perché il vero campo da gioco è la vita.
Così, anche il sacrificio che lo sport richiede svela meglio la sua natura buona e l’esigenza di motivare in modo adeguato un sacrificio. Bisogna far vedere il nesso tra il sacrificio e il risultato, cioè la convenienza per una vita più umana. E poi, se i ragazzi crescono nella loro umanità, riusciranno meglio anche nello sport. “Vincere è sfruttare bene i talenti è riconoscere i talenti che Dio ci ha dato. Perdere è capire quali talenti abbiamo e quali capacità dobbiamo ancora capire. Se ce la metto tutta e perdo non è una sconfitta senza valore: sono chiamato a scoprire quali sono le mie doti. Fate che l’uomo non sia mai sacrificato all’atleta”.
Ancora, a riprova del suo amore per lo sport e il riconoscimento del suo valore al di là dell’aspetto prettamente “ fisico”, durante una Omelia, in occasione del Giubileo degli sportivi di Roma del 2000 disse che «la pratica sportiva […] può favorire l’affermarsi nei giovani di valori importanti quali la lealtà, la perseveranza, l’amicizia, la condivisione, la solidarietà. E proprio per tale motivo, in questi ultimi anni essa è andata sempre più sviluppandosi come uno dei fenomeni tipici della modernità, quasi un “segno dei tempi” capace di interpretare nuove esigenze e nuove attese dell’umanità». Infatti, «per il profilo planetario assunto da questa attività», essa «può […] recare un valido apporto alla pacifica intesa fra i popoli e contribuire all’affermarsi nel mondo della nuova civiltà dell’amore».
Sport come “ segno dei tempi” si è detto, a voler sottolineare l’immagine di un Papa innovatore, promotore dello sport in un’ottica più
ampia e spirituale: lo sport come punto di partenza per lo sviluppo di un mondo migliore, quale vero e proprio segno di rottura con una società tradizionalista legata alla visione dell’attività sportiva come mero passatempo, e di valorizzazione della stessa come disciplina di vita in grado di interpretare “nuove esigenze e nuove attese dell’umanità”, con evidenti riflessi nel mondo della spiritualità. Sport come mezzo per promuovere la pace fra i popoli, espressione universale dell’uomo a carattere interculturale ed innovativo che trascende ogni tipo di differenza sia essa linguistica, religiosa, sociale, culturale. Il linguaggio dello sport parla a tutti indistintamente ed, in questo senso, valorizzare lo sport significa valorizzare un nuovo concetto di umanità ed una nuova “civiltà dell’amore”.
Emerge in tutto questo l’immagine di un uomo ancorché del Pontefice, innamorato dello sport come metafora della vita che sproni l’uomo a valorizzare i propri talenti quali doni di Dio, ribadendo la necessità del sacrificio per conseguire il risultato, accettando la sconfitta con un concetto di umiltà che implica la scoperta e valorizzazione delle proprie peculiarità e dei propri limiti. Un uomo dalle mille risorse Carol Wojtyla, un esempio per tutti, per il modo come ha affrontato la vita, le difficoltà, per il modo in cui è riuscito a conquistare una moltitudine di persone in tutto il mondo. Un grande Santo di tutti i tempi.
Gabriella Forlese
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