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Per una cultura di valori, S. Giovanni Paolo II: “prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro”
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Ricordando il grande Papa Giovanni Paolo II, nell’Anno centenario della sua nascita ((1920); “un apostolo che ha testimoniato la bellezza del Vangelo, valorizzato la cultura della vita e difeso la libertà dei popoli”; e nel richiamarne la costante ed efficace predicazione per l’uomo e la libertà, che gli ha fatto guadagnare l’onore – terzo pontefice romano ad ottenerlo – di essere chiamato Magno, insieme alla gloria degli altari e all’ammirazione del mondo, ci piace soffermarci su una sua bella esortazione a ottimizzare la nostra vita. Un invito che in tempi difficili come i nostri, appare di ancor più importante e incoraggiante significato culturale. Ce ne dà una scorrevole e convincente esposizione Gabriella Forlese.
“Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro”! sono parole di Papa Giovanni Paolo II. Un monito importante di vita, da ripetere quotidianamente. Per non arrendersi alla mediocrità, non adagiarsi alla provvisorietà della vita, ai disagi sociali che portano allo sconforto ed alla emarginazione. Imparare a dare il massimo, andare oltre, per essere la migliore versione di noi stessi. Cosa distingue un campione da una qualsiasi altra persona? Cosa permette di “ fare la differenza” nella società odierna? Basta guardare i grandi campioni dello sport nella storia, ma anche gli illustri personaggi che si sono distinti nel mondo storico e culturale per rendersi subito conto di come queste persone siano circondate da una luce diversa: sono carismatiche, caparbie, determinate a volte testarde. Sono persone eccellenti con una visione, un obiettivo. Sono resilienti, trasformano le difficoltà in opportunità, con lo sguardo dritto in avanti, per dare il 100%, a volte anche il 101% verso la vittoria ed il superamento dei propri limiti, mentali e fisici.
Ognuno di noi può avere l’attitudine del campione. Nella vita quotidiana proviamo ad essere la migliore versione di noi stessi, migliorandoci ogni giorno, costantemente. Le difficoltà, che sono normali e fanno parte della vita, sono dei feedback che permettono di avere più consapevolezza dei nostri limiti e delle nostre capacità e devono essere la molla per spingerci in avanti, verso l’oltre. D’altro canto, si dice quello che non ci distrugge ci fortifica. In effetti, non è solo come agisci, ma soprattutto come reagisci a fare la differenza.
Perchè se dare il massimo significa raggiungere i propri limiti (ho fatto il massimo delle mie possibilità) andare oltre significa superarsi ulteriormente. Consideriamo il mondo dello sport: ogni campione è in costante competizione con gli altri ma ancor prima con sè stesso. Ogni gara è una sfida con il corpo e con la mente. Immaginiamo per un attimo gli atleti allo starter della partenza di una gara con lo sguardo dritto proteso in avanti, concentrato, grintoso quasi a percepirne l’adrenalina in corpo. In quel momento nella mente dello sportivo si visualizza l’obiettivo, il traguardo, si focalizza il giusto stato d’animo per dare il massimo… e l’oltre. L’atleta lo sente con ogni fibra muscolare, lo vede con ogni parte del suo corpo e della mente, lo assapora nelle sensazioni che lo circondano. Non è detto che alla fine della gara arrivi primo rispetto agli altri, ma se avrà dato il massimo e sarà andato oltre le sue possibilità, oltre i suoi limiti, avrà comunque vinto contro sè stesso. E questo farà la differenza. Lo renderà un capolavoro.
“Sette volte cadi e otto ti rialzi” dice un noto proverbio giapponese. Ed è proprio cosi. Pensiamo ai bambini, a quando apprendono cose nuove. Se non provassero e riprovassero dando non solo il massimo delle loro abilità ma quell’oltre, non imparerebbero a stare in piedi, a camminare, a parlare. Se si arrendessero di fronte alle difficoltà, non saremmo qui ora. Cadono e si rialzano, senza condizionamenti, soli con il loro obiettivo. Provano e riprovano. Ogni giorno è una scoperta.
“Sappiate, dunque, “prendere in mano” la vostra vita” diceva Papa Giovanni Paolo II. “Fatelo in nome di quel nucleo interno indistruttibile, che è la vostra libertà personale: un grande e prezioso dono, che Dio vi ha fatto e che Dio stesso rispetta. Quando si tratta delle scelte di fondo, quando – vi ripeto – urgono le decisioni, allora l’iniziativa spetta a voi: tocca a voi muovervi e camminare! (…) Senza sciupare né distruggere quello che vi è stato dato e vi è tuttora dato dai vostri genitori, dai vostri insegnanti, dai vostri sacerdoti – rappresentanti tutti e collaboratori di Dio – voi volete tracciare un vostro personale progetto di vita, che vi consenta di sentirvi pienamente voi stessi davanti ai coetanei e agli adulti, davanti a Cristo e alla sua Chiesa. (…)” (Cagliari – 20 ottobre 1985 – Giovanni Paolo II ai giovani della Sardegna).
Gabriella Forlese