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Giorno della memoria: Joe Biden si prepara a riconoscere il genocidio armeno. Consiglio mondiale delle Chiese
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Il 24 aprile si commemora il Centenario (106°) dello sterminio della popolazione cristiana avvenuto in Turchia tra il 1915 e il 1916. Le uccisioni cominciarono nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1915, quando furono eseguiti i primi arresti tra l’élite armena di Costantinopoli. In un mese più di mille intellettuali e parlamentari armeni, furono deportati verso l’interno dell’Anatolia. Fu lo sterminio di un popolo compiuto dall’Impero Ottomano, che lo storico polacco Raphael Lemkin definì genocidio.
Ora, gli Stati Uniti – per decisione del presidente Joe Biden – si uniscono ai 29 Paesi che nel mondo riconoscono il genocidio armeno. In Italia, nel 2019, la Camera dei deputati approvò una mozione di riconoscimento e nel 2015, papa Francesco, riferendosi agli avvenimenti, parlò esplicitamente di genocidio, termine che ebbe il coraggio di ripetere, anche l’anno dopo, durante il suo viaggio in Armenia. “Gli Stati Uniti – commenta il giornalista Simone Zoppellaro – hanno una presenza storica e numerosa di armeni, moltissimi dei quali sono i discendenti del genocidio e per loro questo riconoscimento è un grande risultato che guarisce ferite antiche”. (SIR)
Il presidente americano, dunque, si prepara ad annunciare il riconoscimento del genocidio armeno. A scriverlo è il New York Times secondo il quale il presidente Joe Biden dovrebbe fare l’annuncio sabato 24 aprile, nel 106° anniversario dell’inizio dello sterminio del popolo armeno nei territori dell’Impero ottomano. Si stima che tra il 1915 e il 1923, 1,5 milioni di armeni furono uccisi durante la Prima guerra mondiale dalle truppe dell’Impero Ottomano. Ankara rifiuta l’uso del termine “genocidio” e rifiuta ogni accenno di sterminio, evocando reciproci massacri.
Con la sua decisione, Biden allunga la lista dei Paesi che riconoscono il genocidio armeno ed è il primo presidente americano a farlo, anche se Ronald Reagan fece riferimento in una dichiarazione scritta del 1981, e sia la Camera che il Senato hanno approvato misure nel 2019 per rendere il suo riconoscimento argomento formalmente riconosciuto come tale della politica estera degli Stati Uniti. “E’ un riconoscimento importantissimo”, commenta a caldo Simone Zoppellaro, giornalista e profondo conoscitore dell’Armenia.
Sulla questione, era intervenuto nei giorni scorsi anche il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) che ha addirittura inviato una Lettera al presidente Biden per chiedere un atto formale di riconoscimento. “E’una questione di principio fondamentale, un passo essenziale verso la guarigione e la riconciliazione e, cosa più importante, una misura vitale per la prevenzione del genocidio oggi e in futuro”, scrivevano le Chiese. “Signor Presidente, come certamente saprà, il genocidio armeno non è un’accusa, un’interpretazione, un’opinione personale o un punto di vista, quanto piuttosto un fatto documentato, supportato da un insieme schiacciante di prove storiche”.
Per arrivarci però c’è stato bisogno di tempo. “È stato un lungo percorso – spiega Zoppellaro -, segnato certamente dalla guerra fredda e da un’Armenia che faceva parte del blocco sovietico. Biden ha avuto l’intelligenza di capire l’importanza di riprendere in mano una questione rimasta aperta per troppi anni”. Una decisione che chiama in causa, seppur indirettamente, la Turchia che “in questo momento sta diventando sempre di più avventuristica in politica estera, anche dal punto di vista militare, pur essendo alleato Nato”, osserva il giornalista.
“Il riconoscimento del genocidio armeno da parte degli Stati Uniti ha un valore storico e di memoria che certamente deve essere valutato come tale. Se lo si guarda però dal punto di vista di politica internazionale e in particolare delle relazioni Usa con la Turchia, sicuramente getta ulteriori tensioni ad un rapporto non semplice seppure solido”.
A partire dal 1965 (Uruguay), sono 29 i Paesi del mondo che hanno ufficialmente riconosciuto il genocidio. Il 12 aprile 2015 papa Francesco riferendosi agli avvenimenti ha parlato esplicitamente di genocidio, citando una dichiarazione del 2001 sottoscritta da papa Giovanni Paolo II e dal patriarca armeno. Quelle parole suscitarono una forte reazione del presidente turco Erdoğan che non fermarono però il Papa a utilizzare di nuovo il termine “genocidio” nel giugno 2016, durante il viaggio in Armenia. In Italia Nel 2019, la Camera dei deputati ha approvato, con 382 voti a favore, nessun contrario e 43 astenuti, una mozione che “impegna il Governo a riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale”.
Mancano però all’appello ancora molti Paesi e quello del genocidio armeno non è ancora un fatto universalmente riconosciuto.
Redazione da Ag. di i.