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CULTURA DI VIVIBILITA’ CITTADINA, CERCASI – “Uno strano paradosso culturale”
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Prendendo in considerazione uno degli argomenti che più si addicono alle pressanti
difficoltà socio culturali della nostra città, appare subito uno strano paradosso. A fronte della
crisi di identità e scadente qualità della vita che purtroppo si rilevano, si nota, per converso,
una notevole quantità di attive associazioni culturali. Molte delle quali si prodigano nel
promuovere eventi cittadini di rilievo, come mostre, concerti, spettacoli, notti bianche,
incontri di vario tipo, in cui si parla di identità e cultura. Un fenomeno contraddittorio
davvero curioso, che stride rispetto a quanto – da noi condiviso – asseriscono gli studiosi del
settore: i quali sono convinti che alla base della costruzione dell’immagine di successo di un
territorio, è proprio la presenza influente di adeguati stimoli culturali che ha molta
importanza. Per cui la rigenerazione territoriale e sociale di un dato luogo – essi affermano –
è da considerare in larga misura fondata sulla relazione “cultura-creatività-città”. Di
conseguenza, se è assodato che il binomio identità e cultura è un fondamento ineludibile
nella formulazione di un piano strategico, rivolto a promuovere il miglioramento della vita
cittadina, non si capisce come mai, nonostante l’azione di così tante stimolanti associazioni, i
risultati che si hanno rimangono ugualmente carenti.
Ora di fronte a questa strana contraddizione, è d’obbligo riflettere per capire perché
accade un simile fenomeno. E quindi, innanzitutto, chiedersi se il tipo di interventi culturali
che più spesso viene utilizzato è realmente idoneo a creare stimoli adatti a promuovere ciò
che più serve a risollevare le sorti di una città, in crisi identitaria e socio economica come la
nostra. Quale “consumo di cultura” allora sarebbe prioritario praticare al fine di mettere in
atto efficaci strategie di affermazione della vita comunitaria? Rispondente cioè alle esigenze di
miglioramento della vivibilità cittadina e al rafforzamento della relativa identità collettiva. Anche
perché, parlando di cultura, si deve tener conto che con questo termine si indicano cose diverse;
che certi modi di pensare e di agire per essere definiti culturali occorre che siano condivisi da un
gruppo, in armonia con l’insieme di valori, ideali, tradizioni, storia, costumi, territorialità,religiosità,
modi di agire e politiche di governo, che rappresentano il fondamento di una data società. E sarebbe
anche utile distinguere questo tipo di “cultura antropologica” (riguardante identità collettiva e modo
di vivere quotidiano) dal “sapere” (formazione nozionistica personale), in quanto, per “produrre
cultura” veramente in grado di migliorare le condizioni di vita di una città, non basta dare luogo ad
azioni che riguardino soltanto sedi o momenti culturali in senso dotto, intellettualistico, artistico,
occasionale, ma anche, e soprattutto, spazi e dinamiche di interazione sociale e territoriale,
veramente vantaggiosi per la crescita e il divenire armonicamente autoregolato della vita quotidiana.
Una problematica dunque molto importante che certo merita di essere sviluppata e approfondita.
Anastasio Majolino
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