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Santa Teresa di Lisieux, ricorrenza della nascita: “Squarci luminosi del suo misticismo”
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La recente ricorrenza del giorno di nascita di Santa Teresa di Lisieux, avvenuta nei primi del nuovo anno, non può essere lasciata passare senza aver richiamato alcuni momenti della vita di questa grande contemplativa carmelitana. Tanto più che rievocare il misticismo della santa patrona delle missioni, si intreccia felicemente con questo momento di festività dell’Epifania, in cui si celebra la Giornata missionaria a sostegno dei ragazzi di tutto il mondo. Una concomitanza che invoglia ad aprire qualche squarcio luminoso e illuminante nel cammino ascetico della vita interiore di Teresina.
Un percorso che si snoda attraverso le tappe di un’originalissima spiritualità, definita anche “teologia della piccola via” o dell’infanzia spirituale, che fonda la pratica dell’amore per Dio non nelle grandi azioni, ma negli atti quotidiani pur apparentemente insignificanti. Come S. Teresa spiega nella sua autobiografia: “Non c’è che una cosa da fare: gettare a Gesù i fiori dei piccoli sacrifici”. E ancora: “Io voglio insegnare i piccoli modi che mi sono riusciti”.
Una piccola grande santa, Teresa di Lisieux, che, come annota Macarius Tinti, “In soli 24 anni di vita terrena ha impresso una traccia indelebile nel cristianesimo. Dichiarata dottore della Chiesa e invocata per la protezione contro le malattie infettive, è patrona delle missioni nonostante sia stata una suora di clausura che mai si è allontanata dal suo convento. È morta di tubercolosi e ha scritto ‘Storia di un’anima’, uno dei capolavori della spiritualità di tutti i tempi, dove, tra l’altro, racconta la dolorosa esperienza di un’epidemia che l’ha coinvolta in prima persona”.
Giovanni Paolo II propone il suo esempio a tutti i cristiani e in particolare ai giovani, proclamandola dottore della Chiesa e spiegandone la sua originalità: “Di fronte al vuoto di tante parole, Teresa indica come alternativa l’unica Parola di salvezza che, compresa e vissuta nel silenzio, diventa sorgente di vita rinnovata. Ad una cultura razionalistica e troppo spesso permeata di materialismo pratico, ella contrappone con semplicità disarmante la ‘piccola via’ che, rifacendosi all’essenziale delle cose, conduce al segreto di ogni esistenza: la divina Carità che avvolge e permea ogni umana vicenda”.
Nella Settimana santa del 1896, che trascorre in unione profonda alla Passione di Gesù, “Si tratta – come spiegato da Benedetto XVI – della passione del corpo, con la malattia che la condurrà alla morte attraverso grandi sofferenze, ma soprattutto si tratta della passione dell’anima, con una
dolorosissima prova della fede. Con Maria accanto alla Croce di Gesù, Teresa vive allora la fede più eroica, come luce nelle tenebre che le invadono l’anima. La Carmelitana ha coscienza di vivere questa grande prova per la salvezza di tutti gli atei del mondo moderno”. Teresa entra in monastero all’età di 15, anni per il permesso concesso da papa Leone XIII, e si consacra con il nome di Teresa di Gesù Bambino. Nome al quale si aggiungerà “e del Volto santo”.
“Nell’ultimo anno della sua vita, Teresa scriveva al suo primo fratello spirituale, il seminarista Bellière: “in cielo desidererò la stessa cosa che ho desiderato sulla terra: amare Gesù e farlo amare”.
Con queste semplici parole Teresa ci rivela il senso profondo di tutta la sua breve vita e della sua missione per l’eternità, il cuore di tutta la sua spiritualità: amare Gesù e farlo amare.
“La concentrazione del pensiero di Teresa su Gesù non era altro che l’atto di amore “Gesù ti amo”. Questo atto d’amore fu la sua ultima parola, il suo ultimo soffio. Era come il suo respiro continuo, come il battito del suo cuore. E’ anche il centro di tutto il suo insegnamento, il motivo dominante
delle sue preghiere e poesie. Ne troviamo un’espressione splendida in tre versi della poesia Vivere d’Amore: “Ah tu lo sai, Divin Gesù ti amo/ Lo Spirito d’Amore m’incendia del suo fuoco/Amandoti attiro il Padre”.
Teresa muore nel 1897, ma il suo è solo un apparente commiato perché è convinta di non interrompere la sua missione: “Conto molto di non restare inattiva in cielo, il mio desiderio è di lavorare ancora per la Chiesa e per le anime”. Beatificata nel 1923 da Papa Pio XI che la considera la “stella del suo pontificato”, viene poi canonizzata nel 1925. A conclusione di questa breve rassegna di ricordi della grande santa, ci sembra essenzialmente significativo, della sua spiritualità, il richiamo delle semplici parole di totale affidamento al Signore che Santa Teresa era solita ripetere: “Tutto è grazia!”.
A.M.