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Poesia, arte privilegiata nel dare parole sublimi all’anima
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Nella complessa e multimediale società in cui viviamo, bombardati da una inesorabile “infodemia” di notizie altalenanti e contraddittorie, e per di più nella situazione difficile di una emergenza pandemica con crisi sanitario economico sociale e decadimento di valori e politica, si avverte molto la necessità di avere qualche punto di riferimento che serva ad orientare in modo rassicurante in un mondo così caotico.
Dunque, in un tale contesto confuso e pieno di difficoltà che sospinge verso la nebulosità dell’incerto e l’instabilità dell’effimero, sorge in molti la spinta a far leva sulle risorse della spiritualità, della religiosità, della fantasia creativa, al fine di trarre sostegno dalle energie interiori che hanno capacità di fornire elementi consolatori, come riesce a fare anche la poesia mediante il potere di “dare parole all’anima e ali allo spirito”, nonchè sollievo al dolore interiorizzato.
La poesia, infatti, possedendo la capacità di esprimere in forma lirica, piacevole e liberatoria verità e patemi sommersi, rendendoli manifesti e illuminanti, rappresenta il privilegiato veicolo che permette di esternare i moti interiori, anche se grevi. Adatta dunque ad esprimere in sintesi l’indicibile, e a confermare veritiero e utile il detto “Poesia, poesia, che dai parole all’anima, che fai sognare da svegli, sei come un salvagente a cui mi aggrappo”.
Pertanto, crediamo di avere buon motivo di pubblicare, via via, varie produzioni poetiche che, a nostro modo di vedere, appaiono più attinenti al tema dei valori autentici che nobilitano questa arte, ritenuta, a ragione, prioritaria rispetto a tutte le altre. Nei confronti delle quali la poesia, in quanto parola, si colloca a livello superiore essendo metalinguaggio. l’unica, cioè, ad essere in grado di spiegare e dibattere su tutte le altre forme artistiche, e non solo.
Le due belle liriche che seguono ci sembrano esplicitare bene, in forma traslata, quanto detto sopra attraverso le espressioni poetiche dei moti interiori di Vittoria Gigante, nel suo cammino di ricerca all’insegna del “Quae inveni” (titolo della sua silloge poetica). Nell’intento speranzoso, e appagante, di trovare la via giusta e poter dire: “Ho cercato e ho trovato”.
A.M.