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C.E.P. Messina, don Sergio Siracusano: il prete che invoglia i giovani “ad osare” per un futuro migliore
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Una segnalazione della Cei, – Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica – accende i riflettori sulla comunità parrocchiale Sacra Famiglia del C.E.P. di Messina e sul sacerdote messinese che la guida don Sergio Siracusano. Sacerdote, indicato tra i 33 mila preti diocesani in Sicilia, responsabile della pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Messina-Lipari e Santa Lucia del Mela, e dell’intera regione, da anni in prima linea per combattere l’esodo dall’isola. Una segnalazione che è anche un grazie per il dono dei sacerdoti in mezzo a noi cui si lega il significato delle offerte deducibili con cui far sentire la nostra vicinanza.
E subito questa comunicazione spinge a fare una riflessione su quella realtà rassicurante, confermata dai fatti, che è “il valore insostituibile della parrocchia per il consolidamento del tessuto sociale, tanto più in un momento di crisi”. Specialmente per il fatto di avere la “conoscenza dei problemi reali di tutti gli appartenenti: gioie, preoccupazioni e, in particolar modo in questi tempi magri e stentati, in quanto comunità cristiana punto di riferimento affidabile, prossimo e certo”. Un caposaldo definito da Paolo VI “comunione di preghiera e di carità, microcosmo religioso in sè perfetto”, che contribuisce a tenere insieme un tessuto sociale sempre più incerto, sfilacciato e fragile”. Una realtà, quindi, che appare particolarmente importante per un quartiere periferico come il C.E.P. di Messina. (C.E.P. è un acronimo che sta per Coordinamento di Edilizia Popolare)
Ed è proprio al centro di questo aggregato di abitazioni popolari che don Sergio Siracusano, profondo conoscitore delle problematiche del tessuto sociale messinese, guida la comunità Sacra Famiglia, svolgendo con passione l’impegno pastorale nell’intento particolare di coinvolgere le persone perché si rendano protagoniste consapevoli che il futuro dipende in primo luogo dalle loro scelte.
Lavoro di sostegno che per don Sergio è innanzitutto vocazione, una vocazione alla vita piena nell’intento di coinvolgere le persone con i loro talenti e con le loro responsabilità e con il ripetere che bisogna “abbandonare l’io per il noi”.
“In un quartiere come questo – dice sempre don Sergio – bisogna aiutare le persone a diventare cittadini, rifiutando la tentazione di essere sudditi. Per farlo non bisogna accontentarsi della mediocrità, ma è necessario osare”. E’ questo il suo tema dominante: ” Dobbiamo osare!”. Invogliare le persone, e specialmente i giovani, ad avere audacia e attivare le energie necessarie all’attuazione di iniziative coraggiose, all’insegna di programmi creativi e proficui per dare al futuro una prospettiva vantaggiosa.
Un impegno costante, è la sottolineatura, va dedicato anche a sostenere ogni giorno coloro che combattono una battaglia difficile per resistere alla tentazione dell’esodo e cercano soluzioni lavorative nell’isola. Una situazione generalizzata che, visitando questo quartiere, fa avvertire il senso di precarietà e disagio sociale che vi serpeggia, indicativo di una tendenza degli abitanti a voler abbandonare quel posto per cercare un avvenire in altri luoghi. Per fortuna c’è anche la parrocchia, la Sacra Famiglia, dove don Sergio è un punto di riferimento per tanti, per coloro che si aggrappano con tutte le proprie forze e con tanta speranza a questi luoghi dove sono nati, cresciuti e dove hanno le proprie radici.
Ma in situazioni difficili come questa, “Il sacerdote per svolgere il proprio compito ha bisogno di sostegno e supporto per vivere una vita decorosa – sottolinea il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – Le offerte rappresentano il segno concreto dell’appartenenza ad una stessa comunità di fedeli e costituiscono un mezzo per sostenere concretamente tutti i sacerdoti, dal più lontano al nostro.
Tanto più in questo lungo periodo segnato dal Covid in cui da ormai due anni i preti diocesani continuano a tenere unite le comunità provate dalla pandemia, promuovono progetti anti-crisi per famiglie, anziani e giovani in cerca di occupazione, incoraggiano i più soli e non smettono di servire il numero crescente di nuovi poveri”.
Nonostante siano state istituite nel 1984, a seguito della revisione concordataria, le offerte deducibili sono ancora poco comprese ed utilizzate dai fedeli che ritengono sufficiente l’obolo domenicale; in molte parrocchie, però, questo non basta a garantire al parroco il necessario per il proprio fabbisogno. Da qui l’importanza di uno strumento che permette a ogni persona di contribuire, secondo un principio di corresponsabilità, al sostentamento di tutti i sacerdoti diocesani e che rappresenta un segno di appartenenza e comunione.
“I nostri sacerdoti hanno bisogno della vicinanza e dell’affetto delle comunità – aggiunge Monzio Compagnoni – Oggi più che mai ci spingono a vivere il Vangelo affrontando le difficoltà con fede e generosità, rispondendo all’emergenza con la dedizione”
“I nostri sacerdoti hanno bisogno della vicinanza e dell’affetto delle comunità – aggiunge Monzio Compagnoni – Oggi più che mai ci spingono a vivere il Vangelo affrontando le difficoltà con fede e generosità, rispondendo all’emergenza con la dedizione”.
Il filmato di Giovanni Panozzo ” Dobbiamo osare!”, si può vedere al link https://www.unitineldono.it/le-storie/al-c-e-p-di-messina-i-ragazzi-di-don-sergio-imparano-ad-osare/
Redazione da comun. st.