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Papa Francesco in Ucraina, secondo mons. Gallagher “La possibilità è molto concreta”
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Il ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, nel presentare il Meeting di Rimini 2022 lo scorso 12 luglio presso l’Ambasciata di Italia presso la Santa Sede, si è detto certo che il Papa andrà in Ucraina. Lo ha ribadito con sicurezza, legando ovviamente la possibilità della visita alle condizioni del Papa dopo il viaggio in Canada del 24-30 luglio. “Come diplomazia però – ha detto Gallager – dobbiamo riconoscere di aver fallito per il modo in cui ci si è mossi sullo scacchiere internazionale, e per non aver saputo evitare questo conflitto. (Acistampa)
Quando nel 2015 sono arrivato a Roma dall’Australia, il Papa mi disse che non voleva una diplomazia che reagisce ma che preveda le cose, una diplomazia preventiva. L’Ucraina ci dice che dobbiamo cercare di anticipare i conflitti, che la diplomazia deve avere la capacità di vedere la gravità di ciò che succede nel mondo. Deve ribadire i principi fondamentali del diritto internazionale. Tutto questo rappresenta il nostro fallimento. Forse non abbiamo detto niente di tutto ciò. Non possiamo tacere di fronte alla violenza”.
Il “ministro degli Esteri vaticano” ha notato che comunque non c’è stata indifferenza, e che l’Europa ha accolto chi fuggiva dalla guerra, ma che “c’è sempre il pericolo della fatica, nostra e del popolo ucraino in guerra. Il governo svizzero ha rilanciato la rinascita spirituale e materiale dell’Ucraina. Penso, forse, che sia troppo presto per parlare di ricostruzione, però è bene avere un atteggiamento positivo. Bisogna però aiutare gli ucraini a ricostruire il tessuto sociale del Paese con persone traumatizzate bisognose di accompagnamento”.
L’arcivescovo ha poi sottolineato che “come sacerdote sento l’obbligo di ricordare che non possiamo tralasciare il messaggio di riconciliazione e perdono nonostante l’intensità delle sofferenze. In Europa abbiamo avuto il miracolo della pace. Come la riconciliazione tra Francia e Germania pochi anni dopo la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia dobbiamo rinnovare alcune istituzioni internazionali. L’Ocse, ad esempio, che dovrebbe essere l’organismo che ci protegge. Ma anche l’Unione Europea e l’Onu”.
Infine, Gallagher ha chiesto di non dimenticare la crisi ucraina, e notato che invece oggi “le notizie della guerra sono dimenticate”. “Oggi – ha detto – l’umanità intera è più che mai chiamata a promuovere la mentalità della pace e della fratellanza umana, per cui non possiamo abituarci a vivere come se la guerra fosse la normalità”.
Circa la richiesta dell’ambasciatore ucraino perchè non abbia luogo un incontro tra Papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill, Andryi Yurash, in una intervista con Radio Liberty, ha detto che sta facendo tutto il possibile per evitare l’incontro tra il Patriarca di Mosca Kirill e Papa Francesco. L’incontro avrebbe dovuto avere luogo a Gerusalemme ad inizio giugno, al termine del viaggio in Libano di Papa Francesco, ma questo viaggio non è mai stato confermato. Ora, si parla insistentemente di un incontro che potrebbe aver luogo in Kazakhstan a settembre, dove sia Papa Francesco che il Patriarca Kirill prenderanno parte all’Incontro dei Leader Religiosi sponsorizzato da Nur-Sultan.
“Noi diplomatici – ha detto Yurash – stiamo facendo tutto il possibile per evitare che l’incontro abbia luogo. Non sarà di beneficio al dialogo ecumenico e non aumenterà l’autorità della sede apostolica, dato che stiamo parlando di un incontro con l’avvocato del diavolo”. L’ambasciatore ha aggiunto che “il Papa non ha possibilità di convincere l’azienda degli avvocati del diavolo che la Chiesa Ortodossa è ora”. Yurash invece ritiene che tutta la forza e l’amore debbano essere diretti all’Ucraina, e ci tiene a sottolineare che l’incontro in Kazakhstan non sarebbe secondo lui un bilaterale, perché parte di un evento con molti partecipanti.
Per quanto riguarda l’impegno della Santa Sede alla Conferenza di Lugano, è stato monsignor Miroslav Wachowski, sottosegretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, a guidare la delegazione della Santa Sede alla Conferenza sulla Ricostruzione dell’Ucraina che si è tenuta a Lugano il 4 e 5 luglio. L’invito alla Santa Sede è arrivato da Ignacio Cassis, presidente della Confederazione Svizzera, e dal presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Nella delegazione era presente anche l’arcivescovo Martin Krebs, nunzio apostolico in Svizzera.
Alla conferenza, a livello ministeriale, hanno partecipato più di 40 Paesi, tra cui la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, che ha poi firmato una dichiarazione con i principi di Luhansk per la ricostruzione dell’Ucraina, accettando la necessità di un’ampia riforme per modernizzare il Paese.
Monsignor Wachowski, nel suo breve discorso a Lugano, ha espresso l’auspicio della Santa Sede che la guerra finisca al più presto e che gli sforzi congiunti della comunità internazionale possano portare a superare una grave crisi umanitaria e ricostruire il tessuto materiale e spirituale della società, con la quale è diventato un forte segno di speranza per il popolo ucraino.
Redazione da a. di inf.