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Messina – Montevergine, Le Clarisse celebrano la Madre Fondatrice S. Chiara d’Assisi
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Le Clarisse di Montevergine si apprestano a svolgere le funzioni religiose in preparazione della Festività di S. Chiara d’Assisi, nella chiesa di S. Eustochia di via XXIV Maggio, con un triduo di preghiere in onore della santa Madre Fondatrice, la cui solennità celebrativa cade l’11 agosto. I riti sacri sono fissati secondo il seguente programma.
Lunedì 8 e martedì 9, alle ore 18,00:
Celebrazione dei Vespri, cui seguirà la santa Messa presieduta da fra Alberto Foti TOR.
Mercoledì 10, alle ore 18,00:
Celebrazione dei Vespri e Beato Transito, cui seguirà la santa Messa, presieduta da fra AlbertoFoti TOR.
Giovedì 11, Solennità liturgica della Madre Santa Chiara:
Ore 08,00, Celebrazione Eucaristica presieduta da mons. Pietro Aliquò, cappellano del monastero di Montevergine.
Ore 18,00, Celebrazione dei Vespri presieduti da don Lillo Grillo, rettore del Seminario.
Ore 18,30, solenne Celebrazione presieduta da mons. Alessandro Lo Nardo.
Queste le celebrazioni con cui le Clarisse di Montevergine intendono onorare degnamente la santa Fondatrice, che nel 1212, insieme a San Francesco di Assisi – dalla cui spiritualità Chiara era stata conquistata – diede inizio al secondo Ordine francescano, da cui si formò il primo gruppo di religiose claustrali all’insegna della totale povertà, che prese nome: “Ordo Sanctae Clarae” (O. S. C.). Sono nate così, mediante consacrazione con voti solenni, le Sorelle povere di Santa Chiara, chiamate clarisse, osservanti la prima Regola clariana, completamente dedicate alla preghiera per sé e per tutte le anime. I loro monasteri sono ormai tanti e diffusi in tutto il mondo; tra questi spicca quello di Montevergine fondato, nel 1464, da dall’umile clarissa messinese Eustochia Smeralda Calafato, una delle più grandi mistiche francescane, seguace di Santa Chiara, proclamata santa a Messina nel 1988 da Papa Giovanni Paolo II.
La “grande mistica del mezzogiorno” – al secolo Isabella D’Amato, – nata nel 1194 dalla nobile e ricca famiglia degli Offreducci, ha appena dodici anni quando Francesco d’Assisi compie il gesto di spogliarsi di tutti i vestiti per restituirli al padre Bernardone. Attratta dall’esempio di Francesco, la giovane, che da religiosa sceglie il nome suor Chiara di Gesù, a diciassette anni, la notte della domenica della Palme, fugge da casa per raggiungerlo alla Porziuncola. Là, dopo una breve preghiera, si consacra a Dio con il taglio dei capelli ad opera del santo, che le fa indossare il saio francescano e la conduce al monastero benedettino di S.Paolo, a Bastia Umbra, dove il padre tenta invano di persuaderla a ritornare a casa. Si rifugia allora nella Chiesa di San Damiano, e qui fonda l’Ordine femminile delle «povere recluse» (chiamate in seguito Clarisse) di cui è nominata badessa e dove Francesco detta una prima Regola. Chiara scrive successivamente la Regola definitiva chiedendo ed ottenendo da Gregorio IX il «privilegio della povertà». Quella fu una notte decisiva che lasciò il segno nella vita di una donna che si orientava in maniera definitiva e irrevocabile all’avventura evangelica.
L’alto valore dell’esperienza mistica vissuta dalla Santa di Assisi è una testimonianza non solo pienamente valida in sé, ma anche “molto stimolante per ogni cristiano di oggi che intenda far fiorire la grazia della sua vocazione battesimale in una sempre più intima unione con Cristo suo Signore e con il Padre, aprendosi docilmente all’azione santificante dello Spirito nella sua quotidianità, nella ferialità della sua esistenza, in qualsiasi stato di vita si è sentito e si sente chiamato”.
“Tutta la sua vita fu una corsa incontro al suo unico e sommo Bene: Gesù”. Ebbe fenomeni mistici e l’estasi, durante la quale si estraniava dal mondo circostante per venire assorbita completamente dalle realtà eterne. In una di queste estasi avvenne lo scambio dei cuori tra lei e Gesù come riferito nella testimonianza processuale dal suo confessore: “Nella Domenica in Albis, apparendole Nostro Signore, le presentò due cuori: uno di carne tinto di sangue, l’altro d’una materia trasparente e lucida come cristallo, con queste lettere in oro: JESUS NAZARENUS REX IUDAEORUM. Le disse che quello era il Cuore suo e che lo donava a lei, e quello di carne era d’essa Chiara. A lei, dopo questa visione, l’era rimasta una dolcezza ineffabile, nell’anima”.
Redazione da com. st.