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Teresa d’Avila, mistica carmelitana “in costante cammino verso l’Assoluto”
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Nella ricorrenza celebrativa di Santa Teresa d’Avila, la grande contemplativa carmelitana che occupa un posto preminente nel mondo della spiritualità cristiana, ci troviamo subito introdotti ad ammirare una figura che brilla di particolare luce nel firmamento della mistica femminile. Sappiamo che fu donna di eccezionali doti intellettuali e umane, e che fu riformatrice dell’Ordine del Carmelo con la collaborazione di San Giovanni della Croce.
Beatificata nel 1614, fu canonizzata nel 1622. A testimonianza della sua vita spirituale rimane l’Autobiografia o Libro della vita. Una vita che è stata un intenso e costante cammino verso l’Assoluto da parte di un’anima che “ha saputo intuire le ragioni del cuore e dare parola al sentire interiore”. Fu la prima donna a divenire Dottore della Chiesa. Titolo che fu il riconoscimento del “prezioso insegnamento che Dio ci ha trasmesso attraverso i suoi scritti e la testimonianza della sua vita”. Così ha scritto, a suo tempo, Papa Francesco al vescovo di Ávila in occasione dei 50 anni dal conferimento del Dottorato a Santa Teresa d’Ávila avvenuto nel 1970.
A solo vent’anni, entrò nel Carmelo di Ávila in preda ad un tormentoso travaglio interiore. A solo 21 anni venne nominata Carmelitana del Monastero dell’Incarnazione di Ávila. Si dedicò, con fervore, a riformare l’Ordine dei Carmelitani, dando origine all’Ordine dei Carmelitani Scalzi. Scrisse numerose opere mediante le quali spiegò sia le basi della sua dottrina di origine mistica e spirituale che gli ideali della sua riforma. Il 24 agosto 1562 Santa Teresa d’Ávila fondò il suo primo Monastero dedicandolo a San Giuseppe, che divenne la prima sede delle monache carmelitane scalze. Qui le religiose vivevano secondo i principi degli antichi monaci del Monte Carmelo ed in totale clausura.
Fino al 1582, Santa Teresa d’Ávila continuò a fondare altri monasteri su tutto il territorio spagnolo. Percorrendo in lungo ed in largo la Castiglia, Santa Teresa d’Ávila fece conoscere le fondamenta della sua fede religiosa, facendo costruire numerosi chiostri tra cui quello di Medina, di Salamanca, Toledo, Pastrana, Alba de Tormes, Segovia, di Siviglia, ed altri.
A distanza di cinque secoli, “la fiamma che Gesù ha acceso in Teresa continua a brillare in questo mondo sempre più bisognoso di testimoni coraggiosi, capaci di abbattere qualsiasi muro, sia esso fisico, esistenziale o culturale”, scrive ancora il Papa, che cita anche l’intelligenza e la tenacia di questa donna contemplativa, a cui si univano “una sensibilità per la bellezza e una maternità spirituale verso tutti coloro che si avvicinavano al suo lavoro”, e che fu esempio del “ruolo straordinario che le donne hanno svolto nel corso della storia nella Chiesa e nella società”.
Tra i doni mistici che caratterizzarono la sua vita di religiosa contemplativa, ci furono i fenomeni delle stigmate, dell’odore di santità e soprattutto l’esperienza della levitazione. E’ la stessa santa che, nell’autobiografia, parla di quest’ultima manifestazione che avveniva nel corso dei suoi prodigiosi “rapimenti”.
La Santa d’Ávila parla ancora oggi grazie ai suoi scritti; e il suo messaggio e il suo esempio sono per tutti, continua Francesco, “per chi sente la chiamata alla vita religiosa”, ma anche “per tutti coloro che desiderano progredire sulla via della purificazione da ogni mondanità, che porta all’unione, alle alte dimore del ‘castello interiore’”, come chiamava Teresa la condizione dell’anima abitata da Sua Maestà. “Averla come amica – è l’indicazione – compagna e guida nel nostro pellegrinaggio terreno, conferisce sicurezza e tranquillità”. In fine il Papa ricorda la grande devozione di Teresa per San Giuseppe, con l’incoraggiamento a continuare ad approfondirne il messaggio e l’insegnamento.
In un capitolo del suo libro si legge: “Durante questi rapimenti, sembra che l’anima non sia più nel corpo, tanto che questo, sensibilmente, sente che viene a mancare il calore naturale e a poco a poco si raffredda, anche se con grandissima soavità e diletto. Qui non c’’è alcun rimedio per resistere (….) anzi spesso, prevenendo ogni pensiero e ogni possibile cooperazione, viene un impeto tanto rapido e forte che vedete e sentite sollevarsi questa nube, e questa potente aquila prendervi sulle ali”.
Redazione