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Messina – Sant’Antonio di Padova e Sant’Annibale M. Di Francia: un legame indissolubile nel segno della carità
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Per la festa di Sant’Antonio di Padova, che si celebra il 13 giugno, Messina, come ogni anno, rinnova con grande devozione il suo commosso omaggio al santo dei miracoli, uno dei santi più amati al mondo. Sono migliaia i fedeli che in tale ricorrenza accorrono da tutta la provincia di Messina, ma anche da varie zone della Sicilia e della Calabria, per sfilare davanti alla statua del grande Santo nella Basilica di S. Antonio.
Particolare la devozione che il messinese Sant’Annibale Maria Di Francia ha nutrito per il Santo di Padova, quale figura da cui trasse esempio fin dal 1887, specialmente in ordine a quanto sosteneva: «La carità è l’anima della fede, la rende viva; senza l’amore, la fede muore», cui univa il concreto aiuto per i poveri che ispirò padre Annibale a imitarne il noto modello caritatevole con l’istituzione del “Pane di Sant’Antonio” nella nostra città.
“La vita pastorale di Sant’Annibale fu guidata e sostenuta dalla preghiera e dalla parola taumaturgica di Sant’Antonio di Padova, tutte le volte che i poveri sedevano alla mensa del Quartiere Avignone, come dame e marchesi di alto rango”. Tutte le volte egli metteva in pratica gli insegnamenti di Sant’Antonio, che così predicava: «O ricchi fatevi amici… i poveri, accoglieteli nelle vostre case: saranno poi essi, i poveri, ad accogliervi negli eterni tabernacoli, dove c’è la bellezza della pace, la fiducia della sicurezza, e l’opulenta quiete dell’eterna sazietà».
Seguendo sempre l’ispirazione antoniana, quale “Padre dei poveri e degli orfani” com’era chiamato, per realizzare nella Chiesa e nel mondo i suoi ideali apostolici, Annibale Di Francia fondò due nuove famiglie religiose: nel 1887 la Congregazione delle Figlie del Divino Zelo e dieci anni dopo la Congregazione dei Rogazionisti, con relativi Orfanotrofi. Volle che i membri dei due Istituti, approvati canonicamente il 6 agosto 1926, si impegnassero a vivere il “Rogate” come un quarto voto, secondo quanto chiedeva Gesù ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi: Pregate dunque il Padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe».
Annibale aveva intuito che il Rogate non era una semplice raccomandazione del Signore, ma un comando esplicito e un «rimedio infallibile» anche per estendere il beneficio evangelico della carità, nel dare aiuto ai bisogni del corpo e della mente ai poveri e agli orfani per il bene della società e la salvezza delle anime. “Motivo per cui il suo carisma è da valutare come il principio animatore di una provvidenziale fondazione nella Chiesa. Altro aspetto importante da rilevare è che egli precede i tempi nel considerare vocazioni anche quelle dei laici impegnati: genitori, insegnanti e persino buoni governanti”.
Redazione da sito di inf.