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Accordo sul grano. Cutelli (Wfp): “Sospensione mette a rischio sicurezza alimentare per 345 milioni di persone che soffrono la fame”
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Il mancato rinnovo dell’accordo sul grano, che ha permesso l’esportazione di cibo dai porti ucraini ed è servito a calmierare i prezzi del cibo sui mercati globali, è motivo della grande preoccupazione, espressa al Sir da Emanuela Cutelli, del World food programme, l’agenzia Onu impegnata nella lotta all’insicurezza alimentare. Grazie a questo accordo da luglio 2022 sono stati movimentati 32 milioni di tonnellate di grano e altri alimenti di base in 45 Paesi. Ora si rischia che aumentino i prezzi dei cibi, con conseguenze drammatiche sui Paesi e territori più fragili, tra cui il Corno d’Africa, l’Afghanistan, lo Yemen, il Medio Oriente.
La sospensione di questo accordo è uno choc, inutile, non necessario, per 345 milioni di persone che al momento soffrono la fame in maniera acuta nel mondo. Di cui 153 milioni sono bambini, ossia il futuro del mondo. Aumentare i prezzi sui mercati globali ha conseguenze drammatiche su queste popolazioni, già colpite da una combinazione di choc: conflitti, cambiamento climatico, conseguenze economiche della pandemia, rallentamento dell’economia globale, tassi incredibilmente alti di inflazione, come in Libano, Venezuela, Zimbabwe ed Argentina. Così Emanuela Cutelli, responsabile della comunicazione per l’Italia del World food programme, il Programma alimentare delle Nazioni Unite presente in 123 Paesi e operativo in più di 80 per contrastare la fame nel mondo.
Oltre alla distribuzione di cibo durante conflitti ed emergenze, il Wfp/Pam interviene anche per costruire resilienza nelle comunità: cibo ai bambini nelle scuole, canali di irrigazione, lotta alla desertificazione, piantumazione di alberi, formazione di donne e giovani contro la perdita di cibo e per conservare i raccolti.
Cutelli ha partecipato in questi giorni al Summit sui sistemi alimentari fino al 26 luglio alla Fao, organizzato a Roma dal governo italiano insieme alle tre agenzie Onu del polo alimentare romano (Fao, Ifad e Wfp). “Grazie all’accordo – spiega – nell’ultimo anno sono stati movimentati 32 milioni di tonnellate di grano e altri alimenti di base in 45 Paesi”. “Ci auguriamo che l’accordo possa continuare e i prezzi scendano di nuovo”, è l’auspicio del Wfp.
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è riunito alcuni giorni fa per discutere del ritiro russo dell’accordo sull’esportazione del grano di Kiev e del monito lanciato da Mosca contro il transito di qualsiasi nave nel Mar Nero da o per l’Ucraina. In seguito allo stop all’accordo sul grano, i prezzi sono saliti del 10-15%. “Ci auguriamo che l’accordo possa continuare e i prezzi scendano di nuovo”, è l’auspicio del per fare fronte all’insicurezza alimentare in moltissime parti del mondo, soprattutto Paesi dell’Africa (Corno d’Africa), Afghanistan e Yemen. Nel corso dei mesi dell’iniziativa sul grano noi abbiamo acquistato 725.000 tonnellate di grano per le nostre operazioni.
Ovviamente siamo molto preoccupati per il mancato rinnovo dell’accordo sul grano, con la decisione della Federazione russa di ritirarsi. L’accordo ha permesso l’esportazione di cibo dai porti ucraini ed è servito a calmierare i prezzi del cibo sui mercati globali. Questo ha portato beneficio a tutto il mondo. Sia ai Paesi che ricevevano direttamente il cibo dall’Ucraina, sia a quelli che beneficiavano dei prezzi più bassi del cibo nelle loro importazioni.
Grazie a questo accordo nell’ultimo anno sono stati movimentati 32 milioni di tonnellate di grano e altri alimenti di base in 45 Paesi. Noi abbiamo avuto 24 navi che hanno attraversato il Mar Nero sotto l’egida di questa iniziativa, a sostegno delle nostre operazioni sul campo. Adesso, però, questa situazione di crisi non può non produrre effetti di seria difficoltà sul nostro lavoro. Il Wfp si trova in un momento molto difficile della sua storia di 60 anni. Quest’anno prevediamo di raggiungere 171,5 milioni di persone e abbiamo bisogno di 25,1 miliardi di dollari. Nel 2022 abbiamo realizzato un record di persone raggiunte, 160 milioni, ossia il 25% in più rispetto al 2021. Questo significa che i bisogni stanno aumentando sempre di più e rapidamente.
Al momento il Wfp ha contributi previsti per circa 10 miliardi di dollari ma per raggiungere il nostro obiettivo ci manca il 60% dei fondi. Questo ostacola fortemente la nostra capacità sul campo di rispondere a sfide crescenti di fame e malnutrizione. I tagli di oggi all’assistenza umanitaria aumenteranno inevitabilmente i bisogni di domani. Rispondere alle emergenze è inevitabile ma altrettanto urgente è rispondere alle cause alla base dell’insicurezza alimentare.
Sotto questo aspetto, c’è da rilevare che purtroppo i nostri appelli di finanziamento rivolti ai governi hanno per lo più risposte insufficienti. Ma è pur vero che attraversiamo un momento difficile per tutti: per le organizzazioni internazionali e per i governi, per le ripercussioni della pandemia, per la situazione economica, l’aumento delle crisi climatiche.
In riferimento all’intenzione manifestata dalla Russia di voler dare gratis il grano ai Paesi africani, è ovvio che qualunque decisione che possa aiutare in questo senso è assolutamente benvenuta. Importante è che si ricostituiscano i canali intorno ad una continuazione dell’accordo, che ha aiutato moltissimi Paesi e milioni di persone a non peggiorare l’insicurezza alimentare.
Per quanto riguarda l’annunciato “Piano Mattei” del governo italiano per la stabilizzazione e lo sviluppo economico dei Paesi africani, c’è da ribadire che ogni volta che si può fare una partnership con i Paesi africani è assolutamente un fatto positivo. Perché non dobbiamo lavorare solo sulle emergenze alimentari. Bisogna lavorare molto anche sulla costruzione e il rafforzamento di sistemi alimentari resilienti e sostenibili, perché le comunità diventino autonome per portare avanti i loro raccolti. L’Italia è un Paese molto importante a livello mondiale per quanto riguarda le problematiche alimentari. Non è un caso che l’Italia ospiti questi importanti Summit. Il piano per l’Africa è assolutamente condivisibile e noi ci impegniamo, come abbiamo sempre fatto, a lavorare con i governi dei Paesi donatori e dei Paesi beneficiari.
Redazione da Ag. di inf.