- Alluvioni in Spagna. I parroci di Valencia: “Qui tutto distrutto ma ci stiamo mobilitando per gli aiuti”
- Israele-Hezbollah. Custodia di Terra Santa, dai conventi della Galilea tra missili e sirene
- Timor Leste. La Messa del Papa alla spianata di Taci Tolu di Dili: “la nascita di un bambino è un momento luminoso”
- Terra Santa. P. Zelazko: “Nelle kehillot dove israeliani e palestinesi pregano in ebraico”
- A Scampia, crollo ballatoio alla Vela Celeste. Il parroco don Gargiulo: “tragedia che ci tocca profondamente”
- Giornata nazionale. 8xmille alla Chiesa cattolica: una firma che fa bene a migliaia di persone
Medio Oriente, card. Pizzaballa: “In Terra Santa giorni di odio e violenza mai visti”. Cristiani di Gaza: “circondati da macerie ma restiamo in parrocchia”
Articoli collegati
Nel drammatico momento di conflitto che stringe in una morsa di fuoco e distruzione il territorio palestinese, risuonano le tristissime considerazioni del card. Pierbattista Pizzaballa in un video messaggio rivolto alla comunità diocesana di Como, riunita ieri sera in cattedrale per il Rosario per la pace, guidato dal vescovo, card. Oscar Cantoni. “Stiamo vivendo, ancora una volta, purtroppo, giorni drammatici con una intensità, una violenza e un odio che non abbiamo mai visto in precedenza.
Siamo sgomenti per tutto quello che è accaduto in questa ultima settimana e non possiamo fare altro, in queste circostanze così dolorose, che unirci a tutti coloro che stanno soffrendo, i nostri fratelli, le nostre sorelle, e soprattutto rivolgerci a Dio Padre”.
“Quando siamo in difficoltà, abbiamo bisogno di qualcuno vicino a noi. Se Dio è una presenza reale, soprattutto in questo momento, abbiamo bisogno di averlo con noi – ha osservato il card. Pizzaballa –. Per questo vogliamo pregare e per questo ringrazio tutti i fratelli e le sorelle della diocesi di Como, che insieme al loro pastore si ritrovano a pregare per noi, per la nostra piccola comunità, la Chiesa di Terra Santa, che sta vivendo un dramma mai visto in precedenza, insieme ai nostri fratelli ebrei, musulmani, israeliani, palestinesi, tutti coloro che in questo momento stanno soffrendo le cause di questo odio profondo che sembra dividerci sempre di più”.
“Dobbiamo pregare per la pace, la giustizia, la verità, perché il Signore doni a tutti un cuore convertito e perché possiamo rivolgerci a Lui da fratelli e sorelle. Grazie della vostra preghiera e della vostra vicinanza. Il Signore vi benedica tutti”, ha concludo il patriarca di Gerusalemme dei Latini.
Striscia di Gaza. Vicinanza e affetto “a tutta la parrocchia latina della Sacra Famiglia di Gaza”, sono state espresse tramite una nuova telefonata da Papa Francesco. A rivelarlo al Sir è lo stesso parroco padre Romanelli, religioso dell’Istituto Verbo Incarnato (Ive), bloccato a Betlemme a causa della guerra e ansioso di tornare tra i suoi parrocchiani.
I cristiani a Gaza contano poco più di 1000 fedeli, dei quali solo un centinaio sono i cattolici, la maggioranza è greco-ortodossa e fa capo alla parrocchia di san Porfirio. “Il Pontefice mi ha chiamato ieri sera – racconta padre Romanelli – e ancora una volta, come in altre precedenti telefonate, ci ha voluto esprimere tutta la sua vicinanza. Mi ha ribadito che siamo sempre nelle sue preghiere e ha impartito la benedizione a tutti i fedeli. Non ha mancato di esprimere anche la sua preoccupazione per quanto sta avvenendo ma ci ha incoraggiato ad andare avanti, a stare vicino alla comunità e soprattutto – cosa che ripete sempre – a proteggere i bambini. Ci ha invitato ad usare l’unica ‘arma’ nelle nostre mani per promuovere la pace: la preghiera. Pregare e stare sempre in comunione con lui e con la Chiesa”.
La parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza, l’unica cattolica della Striscia, sin dai primi momenti successivi all’attacco del 7 ottobre e alla conseguente reazione israeliana, ha aperto le proprie porte a chi ha perso casa e lavoro, e soprattutto amici e parenti. Nella parrocchia, aggiunge il parroco, “ci sono oltre 500 persone. Siamo pieni di cristiani. I religiosi e le religiose si danno da fare per aiutare i fedeli più in difficoltà. Molti di loro hanno perso la casa sotto le bombe, non hanno più lavoro. Piangono anche la perdita di parenti e amici. Nel compound ci sono anche anziani, malati e disabili gravi. Sappiamo bene che una volta finita la guerra – speriamo presto – la vita non riprenderà come si vorrebbe. Sale insistente, tra i fedeli, la domanda: “Quando tutto sarà finito dove andremo?
Romanelli: “Ieri nuova telefonata del Papa”. I cristiani: “Viviamo in una gabbia circondati da macerie ma non andremo via, resteremo in parrocchia. Alle parole del parroco fanno eco quelle, direttamente da Gaza, di suor María del Pilar Llerena, dell’Istituto del Verbo Incarnato (Ive) Serve del Signore e della Vergine di Matarà. “Durante la notte si sono registrati sporadici bombardamenti nella nostra zona. Molti di noi sono riusciti a riposare un po’. Grazie a Dio stiamo piuttosto bene”. La religiosa ci tiene a ribadire al Sir che “non abbandoneremo la parrocchia. Non andremo via da qui e non usciremo dalla Chiesa. Sbaglia chi pensa di attaccare la parrocchia una volta che saremo usciti, perché noi resteremo qui, in ginocchio davanti al Santissimo. Questa è la nostra casa e qui ci sentiamo al sicuro”.
Redazione da Ag. di inf.