Rinnovamento Carismatico: la gioia di cantare l’amore misericordioso di Dio
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Gli aderenti al Rinnovamento Carismatico Cattolico (Rcc) si sono riuniti dal 2 al 4 novembre nella città di Pietro per un momento di formazione e di preghiera, dopo essersi ritrovati prima in alcune basiliche di Roma e poi in Aula Paolo VI per chiedere una nuova effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa e sul mondo. Ma anche con l’intento di pensare agli obiettivi per i prossimi dieci anni, in vista del Giubileo della Redenzione del 2033. (Sir)
“Chiamati, trasformati, inviati“, questo il titolo dell’incontro cui hanno aderito oltre duemila partecipanti provenienti da circa 100 Paesi del mondo. Ad accoglierli oltre a molti “veterani” del movimento tra cui l’assistente ecclesiastico del movimento, il Cardinale Raniero Cantalamessa e, nel pomeriggio di oggi anche il Santo Padre.
Palpabile l’energia, l’armonia dei canti, la manifestazione della fraternità e quel particolare linguaggio nella preghiera, poco presente nelle liturgie e negli incontri dei movimenti più tradizionali del cattolicesimo, che li avvicina ai movimenti pentecostali di stampo evangelico. Un popolo innamorato dell’Eucarestia, del nome di Gesù e della Madre di Dio, Maria a cui sono intitolate diverse comunità e gruppi sparsi per il mondo. Suddivisi in tre basiliche di Roma, i partecipanti hanno trascorso il primo giorno alternando momenti di preghiera e adorazione a catechesi, guidati da alcuni predicatori del movimento. Tra i temi affrontati la missione, l’intercessione e l’unità.
“Siamo uniti nel nome del Signore sì o no?” ha esordito Josè Prado Flores aprendo ieri mattina in Aula Paolo VI la seconda giornata di lavori. “Io sono prezioso, prezioso agli occhi di Dio”, ha proseguito, chiedendo all’assemblea di credere a queste parole invitando ciascuno a ripeterle nel cuore e a voce alta. “Dio ti attrae col suo amore misericordioso”, ha continuato, sottolineando che il cristiano non può vivere nella tristezza né “avere una faccia da funerale” perché sa che “Dio è suo Padre” e anche se peccatore ha scoperto di essere stato salvato “non per i nostri meriti ma per l’Amore di Dio. Peccatori sì – ha concluso – ma corrotti no”.
Dopo la preghiera sono stati affrontati quindi temi importanti tra cui l’esercizio del dono della leaderschip e il percorso di evangelizzazione da vivere nei prossimi 10 anni ma anche argomenti di un certo rilievo come ad esempio i livelli di azione del male (peccato, rinuncia, liberazione) e i doni dello Spirito Santo, naturali, soprannaturali, ordinari e straordinari.
“Quello che contagia non è il canto (molto presente negli incontri, ndr) ma lo Spirito che trasforma l’uomo dopo l’incontro con Gesù” ci spiega Stefania, che aggiunge “non importa quale sia la tua condizione di partenza, il Battesimo nello Spirito ti fa scoprire la tua identità di Figlio di Dio”. Riccardo e Rosanna spiegano l’origine di questo movimento in America e il suo carisma specifico “Noi ci rifacciamo all’esperienza degli Atti degli Apostoli”.
Organizzato in comunità e gruppi molto autonomi, il RCC ha accolto la richiesta di papa Francesco che, a conclusione del “Golden Jubilee” del 2017 – celebrato per i 50 anni del movimento – chiese ai carismatici di tutto il mondo di dotarsi di una struttura unitaria, coordinata dalla Chiesa di Roma, riconoscendo la bontà del movimento e la sua utilità per l’evangelizzazione.
Tre le indicazioni ricevute dal Papa che rappresentano a tutt’oggi il programma da seguire per ogni gruppo e comunità carismatica: diffondere il Battesimo nello Spirito Santo, lavorare per l’Unità dei cristiani, il servizio ai poveri. Il primo rappresenta una Grazia speciale, una esperienza – dicono gli aderenti – che ricorda e richiama l’esperienza vissuta dagli apostoli il giorno di Pentecoste: l’effusione dello Spirito Santo! Ed è sotto l’azione dello Spirito che tutti, singoli aderenti, gruppi e comunità, sono chiamati per favorire con la preghiera e il servizio all’unità dei cristiani, del “corpo mistico di Cristo”.
E infine il servizio ai poveri, da tradursi in gesti concreti, sia nelle parrocchie in cui si è inseriti sia singolarmente nel quotidiano terreno di missione cui ciascuno è chiamato ogni giorno a lavorare. Un movimento quindi che, sull’esempio degli Apostoli, fa della missione di evangelizzazione una sua ragione d’essere.
Redazione da Ag. di inf.