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Benedizioni coppie irregolari: “La dottrina tradizionale della Chiesa sul matrimonio resta ferma”
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Il Dicastero per la Dottrina della fede ha diffuso di recente un comunicato, che fa seguito ai “comprensibili pronunciamenti di alcune Conferenze episcopali sul documento ‘Fiducia supplicans’, riguardante le benedizioni alle coppie irregolari o omosex, in cui ribadisce che la Dichiarazione su questo argomento non è “eretica, contraria alla Tradizione della Chiesa o blasfema”.
Nel corso dello studio dell’argomento oggetto del presente documento, è stata resa nota la risposta del Santo Padre ai Dubia di alcuni Cardinali, che ha fornito importanti chiarimenti per la riflessione che qui ora si offre, e che rappresenta un elemento decisivo per il lavoro del Dicastero. Dato che «la Curia romana è in primo luogo uno strumento di servizio per il successore di Pietro» (Cost. Ap. Praedicate Evangelium, II, 1), il nostro lavoro deve favorire, insieme alla comprensione della dottrina perenne della Chiesa, la ricezione dell’insegnamento del Santo Padre.
Pertanto, si osserva nel testo, “Quanto espresso da queste Conferenze episcopali non può essere interpretato come un’opposizione dottrinale, perché il documento è chiaro e classico sul matrimonio e sulla sessualità; bensì ha il valore di evidenziare la necessità di un periodo più lungo di riflessione pastorale” sulla questione, in cui si sottolinea che la Dichiarazione “resta ferma sulla dottrina tradizionale della Chiesa circa il matrimonio, non ammettendo nessun tipo di rito liturgico o benedizioni simili a un rito liturgico che possano creare confusione”. “Le Benedizioni – è precisato – siano soprattutto semplici e ‘molto brevi’, senza Rituale e senza Benedizionale”. Se si avvicinano insieme due persone per invocare la benedizione “semplicemente si chiede al Signore pace, salute e altri beni per queste due persone che la richiedono”.
Nel comunicato allo stesso tempo si dice che nella benedizione si chiederà che le persone possano vivere “il Vangelo di Cristo in piena fedeltà e che lo Spirito Santo possa liberare queste due persone da tutto ciò che non corrisponde alla sua volontà divina e a tutto ciò che richiede purificazione”.
Nella presentazione si legge infatti che “Si agisce, di fronte a coppie irregolari, senza convalidare ufficialmente il loro status o modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della Chiesa sul matrimonio. E ancora: “Sono inammissibili riti e preghiere che possano creare confusione tra ciò che è costitutivo del matrimonio, quale ‘unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna, naturalmente aperta a generare figli’ e ciò che lo contraddice.
Questa convinzione è fondata sulla perenne dottrina cattolica del matrimonio. Soltanto in questo contesto i rapporti sessuali trovano il loro senso naturale, adeguato e pienamente umano. La dottrina della Chiesa su questo punto resta ferma”.
Tale è anche il senso del Responsum dell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede, laddove afferma che “la Chiesa non ha il potere di impartire la benedizione ad unioni fra persone dello stesso sesso. Dato che la Chiesa ha da sempre considerato moralmente leciti soltanto quei rapporti sessuali che sono vissuti all’interno del matrimonio, essa non ha il potere di conferire la sua benedizione liturgica quando questa, in qualche modo, possa offrire una forma di legittimazione morale a un’unione che presuma di essere un matrimonio oppure a una prassi sessuale extra-matrimoniale”.
Evidentemente, quindi, non ci sarebbe lo spazio per prendere le distanze dottrinali da questa Dichiarazione o per considerarla eretica, contraria alla Tradizione della Chiesa o blasfema.
Redazione da s. di inf.