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Pro Orantibus. Contemplative chiamate dallo Spirito a vivere nella preghiera continua
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La Chiesa ogni anno celebra la giornata di preghiera per le Sorelle contemplative. Donne, provenienti da luoghi diversi, appartenenti a tutte le estrazioni sociali con livelli culturali differenti, sono chiamate dallo Spirito a vivere in fraternità alla presenza di Dio come Cristo sul monte. In unione con il Signore, scandiscono il tempo nella preghiera continua.
La loro vita rende credibile e visibile, ci ricorda Diana Papa del Sir, “…una storia di amore appassionato per il Signore e per l’umanità: nella vita contemplativa questa storia si dipana, giorno dopo giorno, attraverso l’appassionata ricerca del volto di Dio, nella relazione intima con Lui” (Vultum Dei quaerere 9).
Chi vive in monastero, impara nella relazione con il Signore ad amare come Lui, malgrado le fragilità e i limiti personali. Le fraternità contemplative si sentono parte di questa storia tanto amata dal Padre di Gesù Cristo, pur non servendola direttamente. La loro presenza continua ad annunciare che Dio esiste e che Dio è amore.
Coloro che sono state chiamate a vivere nella contemplazione, non rinnegano la bellezza della vita anzi, avendo scoperto il suo grande valore, la offrono al Signore per amore dell’umanità. Nella relazione con Lui la vita in Dio prende forma, a livello personale e fraterno, nella preghiera, nell’adorazione, nel silenzio, nell’ascolto, durante il lavoro, nell’accoglienza di chi bussa alla porta del monastero. Incarnando nel quotidiano la Parola, le contemplative dicono con la vita che è possibile vivere il Vangelo.
La stabilità vissuta dalle fraternità in monastero a volte interroga coloro che strutturano il tempo consumando l’esistenza nell’attimo presente, senza progettare la propria vita, senza tenere vive le radici del passato e senza riconoscere i semi esistenti che possano svilupparsi nel futuro. Interpella chi naviga da un punto all’altro del mondo, trascurando il contatto con la propria profondità esistenziale, chi, preso dal vortice delle onde virtuali, non riesce a fermarsi, per ascoltare le domande esistenziali e cercare le risposte.
Non mancano persone che oggi, pur consumando la vita nella corsa sfrenata, bussano alla porta dei monasteri e cercano ospitalità. Nella sosta sperimentano la sensazione del contatto dei piedi con la terra, l’accordo del respiro della vita con il profondo di sé. Avvertono in queste oasi di pace una nostalgia di silenzio che a volte rigenera il bisogno non solo di incontrare se stessi, ma soprattutto il Mistero che li abita. Chi sceglie di sostare in questi luoghi di preghiera, anche per un giorno, riscopre che la vita ha un senso a cui dare un nome e, confrontandosi con le monache che vivono nella stabilità alla presenza di Dio sulle orme di Gesù Cristo, sperimentano che “la fede cristiana o è incontro con Lui vivo o non è”.
Molti riflettono sulla dimensione contemplativa della vita come via, per ritrovare il senso profondo esistenziale, senza lasciarsi prendere dal vuoto che non fa approdare a nulla. Chi è battezzato e vive lontano dal Vangelo si accorge che è vitale il fermarsi per incontrare il Signore, se stesso e gli altri, perché senza il contatto continuo con Dio il proprio io diventa il principio e il termine della propria esistenza. Attraverso la frequentazione dei monasteri scoprono che la contemplazione è la via privilegiata per penetrare nello spessore della vita, per ritrovare le coordinate umane e divine della propria e altrui esistenza che danno un colore nuovo alla realtà. Si accorgono che le contemplative giorno per giorno si impegnano ad essere memoria vivente della presenza del Signore, assumendo il pensiero, i sentimenti e l’agire di Gesù Cristo.
Redazione