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Messina – Lutto a Montevergine: Le Clarisse piangono la morte della consorella Sr. Bernardetta Lo Faso
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Un lutto, avvenuto in questi giorni, addolora la Comunità delle Clarisse di Montervergine, che piangono la morte della consorella suor Bernardetta Lo Faso dell’Immacolata, giunta al termine di un lungo cammino di vita contemplativa offerta a Dio mediante una fedele e operosa esperienza claustrale. Il tempo conclusivo del longevo percorso dell’anziana clarissa è segnato dal compimento di cento anni di vita, gran parte dei quali vissuti nella mistica famiglia delle “Sorelle povere di Santa Chiara”, da seguace di santa Eustochia Smeralda. Una dipartita, quella della clarissa di Montevergine, che viene a coincidere con la memoria storica della canonizzazione di Eustochia Smeralda Calafato dell’11 giugno 1988. E che si compie in coincidenza con la Solennità liturgica del Sacro Cuore di Gesù.
Ha annunciato la morte di suor Bernardetta l’abbadessa del monastero, madre Agnese Maria Pavone, che, insieme alle consorelle, ha richiamato con commozione alcuni dei momenti più significativi della vita della consorella deceduta.
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Suor Bernardetta Lo Faso dell’Immacolata è tornata alla Casa del Padre
«Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede».
Queste celebri parole dell’Apostolo Paolo descrivono bene la vita di Suor Bernardetta Lo Faso dell’Immacolata.
Il 7 giugno, nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, è entrata per sempre nel mistero infinito della Misericordia di Dio, al termine di una lunga corsa durata cento anni, iniziata a Roccapalumba, piccolo paese del palermitano, dove era nata nel febbraio del 1924.
Nel maggio del 1956 dalla casa paterna, cui era profondamente legata, era partita alla volta di Rieti per realizzare il sogno della sua vocazione: entrare in un monastero di Clarisse. Qui indossò l’abito delle Sorelle Povere di Santa Chiara e professò i voti solenni, abbracciando con gioia e semplicità la vita religiosa fatta di preghiera e lavoro.
In comunità svolgeva con dedizione il servizio di sarta e cuciva anche le tonache per i Frati del Lazio, e i giovani Novizi che si preparavano alla Professione religiosa.
Nel 1986 tornò nella sua Sicilia e scelse di stabilirsi nel Monastero di Montevergine, dove sotto lo sguardo materno di Santa Eustochia Smeralda ha vissuto la sua consacrazione con spirito di penitenza e fortezza di carattere che le hanno permesso, nonostante le fragilità fisiche, di superare ogni ostacolo e di incoraggiare le sorelle nelle situazioni difficili.
«Tocca partire!» amava dire, quando bisognava fondare o aiutare altri monasteri. Questo profondo desiderio missionario, inusuale in una claustrale, ha segnato tutto il cammino spirituale di questa suora, piccola di statura ma grande nello slancio del cuore. Al suono della campana con passo veloce attraversava i corridoi e le scale del monastero per presentarsi puntuale alla preghiera comune, convinta che il tempo se non è speso per Dio e per il prossimo è perduto.
Negli ultimi anni, costretta a letto da una frattura del femore, ha continuato a camminare sulle vie dello Spirito attraverso la preghiera e l’offerta delle sofferenze per la santificazione della Chiesa e la salvezza di tutti i fratelli. Ora ha raggiunto la meta del viaggio: regnare con Gesù, suo Sposo Divino, e Maria, sua Madre Celeste, nell’eterna gioia dei Santi.
Redazione da comun. st.