- Guerra in Ucraina. L’arcivescovo Shevchuk: “Una pace ingiusta sarà causa di altre guerre”
- Movimento per la vita. Casini (presidente): “Fare di tutto per accogliere la vita e difenderla”
- Censis su religiosità italiani, Nembrini: “Tornare alle origini e seguire la strada tracciata dai santi di oggi”
- La Santa Sede dopo l’elezione di Trump, l’augurio del Segretario di Stato Parolin
- Clarisse di Sicilia. Monastero di Castelbuono, l’elevazione dello spirito a Dio tra preghiera, lavoro e fraternità
- Alluvioni in Spagna, tra i volontari che aiutano anche tanti sacerdoti, suore e giovani delle diocesi.
Messina – Sant’Antonio di Padova, il legame indissolubile con p. Annibale Di Francia nel segno della carità
Articoli collegati
- S. Eustochia Smeralda. Speciale dedicato alla clarissa di Montevergine da TV2000 a “Bel Tempo si Spera”. Collegamenti da Messina
- Messina – Monastero Montevergine: inizio nuovo Anno 2023 nel nome di Maria
- Madonna del Carmelo, celebrazione di “una spiritualità mariana austera, profonda e intrisa di ascesi”
Nel giorno della Solennità liturgica di Sant’Antonio di Padova, che si celebra il 13 giugno, Messina, città ricca di storia e di secolari tradizioni religiose, come ogni anno rinnova con grande devozione il suo commosso omaggio al santo dei miracoli, uno dei santi più amati al mondo. Sono migliaia i fedeli che in tale ricorrenza accorrono da tutta la provincia di Messina, ma anche da varie zone della Sicilia, della Calabria e del meridione d’Italia per sfilare davanti alla statua del grande santo nella Basilica di S. Antonio.
La devozione di Messina per questa figura sacra luminosa, sottolinea padre Mario Magro rettore della Basilica di Sant’Antonio, trova le sue radici nella particolare venerazione che il messinese Annibale Maria Di Francia tributava al santo di Padova, da cui traeva esempio fin dal 1887, specialmente in ordine a quanto sosteneva: «La carità è l’anima della fede, la rende viva; senza l’amore, la fede muore», cui univa il concreto aiuto per i poveri che ispirò a padre Annibale a imitarne il noto modello caritatevole con l’istituzione del “Pane di Sant’Antonio” nella nostra città.
“La vita pastorale di Sant’Annibale fu guidata dal sostegno della preghiera e dalla parola taumaturgica di Sant’Antonio di Padova, tutte le volte che i poveri sedevano alla mensa del Quartiere Avignone, come dame e personaggi di alto rango”. Tutte le volte egli metteva in pratica gli insegnamenti di Sant’Antonio, che così predicava: «O ricchi fatevi amici… i poveri, accoglieteli nelle vostre case: saranno poi essi, i poveri, ad accogliervi negli eterni tabernacoli, dove c’è la bellezza della pace, la fiducia della sicurezza, e l’opulenta quiete dell’eterna sazietà».
Seguendo sempre l’ispirazione antoniana, quale “Padre dei poveri e degli orfani” com’era chiamato, per realizzare nella Chiesa e nel mondo i suoi ideali apostolici, Annibale Di Francia fondò due nuove famiglie religiose: nel 1887 la Congregazione delle Figlie del Divino Zelo e dieci anni dopo la Congregazione dei Rogazionisti. Volle che i membri dei due Istituti, approvati canonicamente il 6 agosto 1926, si impegnassero a vivere il “Rogate” come un quarto voto, secondo quanto chiedeva Gesù ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi: Pregate dunque il Padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe».
Annibale aveva intuito che il Rogate non era una semplice raccomandazione del Signore, ma un comando esplicito e un «rimedio infallibile» anche per estendere il beneficio evangelico della carità per la salvezza delle anime. Motivo per cui il suo carisma è da valutare come il principio animatore di una provvidenziale fondazione nella Chiesa. Altro aspetto importante da rilevare è che egli precede i tempi nel considerare vocazioni anche quelle dei laici impegnati: genitori, insegnanti e persino buoni governanti.
A.M.