- Guerra in Ucraina. L’arcivescovo Shevchuk: “Una pace ingiusta sarà causa di altre guerre”
- Movimento per la vita. Casini (presidente): “Fare di tutto per accogliere la vita e difenderla”
- Censis su religiosità italiani, Nembrini: “Tornare alle origini e seguire la strada tracciata dai santi di oggi”
- La Santa Sede dopo l’elezione di Trump, l’augurio del Segretario di Stato Parolin
- Clarisse di Sicilia. Monastero di Castelbuono, l’elevazione dello spirito a Dio tra preghiera, lavoro e fraternità
- Alluvioni in Spagna, tra i volontari che aiutano anche tanti sacerdoti, suore e giovani delle diocesi.
Santa Chiara d’Assisi: una spiritualità perseverante che si diffonde da secoli
Articoli collegati
- MESSINA – Santuario Madonna della Guardia, iniziate le celebrazioni per la Solennità liturgica di Sant’Annibale
- Addio ad Alfredo Leto, memorabile colonna portante della Gazzetta del Sud
- OGNISSANTI. Papa Francesco: santità è “risposta al dono di Dio”, i santi “persone che hanno vissuto con i piedi per terra”
Domenica 11 agosto la Chiesa festeggia Santa Chiara d’Assisi. Un caposaldo della spiritualità francescana insieme alla sua controparte maschile cioè San Francesco, di cui sembra un naturale completamento. Chiara è stata una donna coraggiosa e innamorata del Vangelo e di Cristo oltre ogni ostacolo. (P. Fam.)
Aveva appena diciotto anni quando decise, intorno al 1210, di fuggire di notte (probabilmente assieme a ll’amica che si farà suora con lei) da Assisi e dalla casa paterna dove abitava con la sua famiglia agiata e nobile, per raggiungere la Porziuncola nella pianura di Santa Maria degli Angeli. Lì la attendeva Francesco assieme alla comunità dei frati minori, e lì Chiara, facendo voto di obbedienza, povertà e castità, lasciò quella stessa notte i lunghi capelli e i vestiti nobili in cambio della tela ruvida. Venne custodita da subito in un monastero benedettino, per poi stabilirsi negli alloggi di San Damiano, la chiesa restaurata da Francesco e dai suoi fratelli, dove trovò dimora lei stessa ma non solo.
Infatti, quasi subito Chiara viene raggiunta da alcune amiche, da una sua sorella e infine dalla stessa madre, arrivando a un numero di compagne intorno alla cinquantina. Una svolta radicale verso la povertà evangelica come centro imprescindibile, da cui non farà più ritorno nonostante il tentativo di molti potenti, suo padre compreso, di ostacolarla.
Chiara è una pianticella di Francesco, come lui stesso la chiama. Francesco nelle testimonianze dell’epoca trattava questa sorella spirituale con rispetto e a volte anche con severità, senza nasconderle il proprio pensiero. Semplicemente, come per chi vive proiettato verso la stessa direzione con lo sguardo innamorato altrove, Francesco e Chiara si muovono in parallelo, nella certezza di un affidamento profondo l’uno nella fede dell’altra.
Santa Chiara è patrona universale della televisione. La sua protezione sui mezzi televisivi fu reclamata nel secolo scorso in ricordo della particolare concessione divina che la Santa ricevette la notte di Natale dell’anno precedente la sua morte (avvenuta nel 1253): impossibilitata a partecipare alla funzione religiosa con le altre sorelle a causa della sua grave infermità, restò da sola a letto nella dimora di San Damiano, da dove per grazia poté ascoltare e vedere la liturgia che si celebrava nella lontana chiesa di San Francesco.
A Santa Chiara, oltre alla sua fermezza nel desiderare la povertà come regola senza sconti per non avere nessun’altra sicurezza oltre Cristo (perfino Papa Gregorio IX tenta di attenuarne la scelta radicale ma desisterà concedendole il “privilegio della povertà”), dobbiamo anche l’intuizione di vivere da donna insieme ad altre donne la clausura spontanea, senza forzature ma desiderata come mezzo privilegiato per contemplare l’oggetto del proprio amore, l’Altissimo. Perché nella storia di Chiara come in quella di Francesco se dimentichiamo la relazione univoca con Dio resta tanto poco quanto niente.
Nonostante questi due Santi vengano lodati e ammirati in tutto il mondo per la loro propensione alla solidarietà con gli ultimi e una certa inclinazione ecologista, è Dio il motore della loro perseveranza e della tenacia con cui affrontano la sfida di realizzare un nuovo tipo di fraternità, totalmente inedito. Tolto il Vangelo, l’amore nel povero Crocifisso e il desiderio di mettere riparo alla Chiesa ripartendo dagli ultimi per quel Gesù che vive negli ultimi, restano Chiara e Francesco, due belle persone e le loro umanità volenterose.
Tuttavia, dopo ottocento anni di francescanesimo possiamo dire che il loro seme è stato gettato per un rinnovamento molto più profondo. Per poter capire la bellezza dell’eredità di Chiara, basterà recarsi in qualsiasi monastero di clausura, o avviare con le clarisse una corrispondenza epistolare. Queste sorelle votate alla preghiera incessante attraverso la loro stessa vita sanno donare una serenità e una sapienza impagabili e rare da trovare altrove. Non resta che sperimentarne la compagnia e l’ascolto, per poter godere fino in fondo della bellezza spirituale di una Santa che ha lasciato un’eredità ricchissima fino ai nostri giorni.
Sono nate così, consacrate con voti solenni, le Sorelle povere di Santa Chiara, chiamate clarisse, claustrali osservanti la prima Regola clariana in povertà e completamente dedicate alla preghiera per la propria santità e per la salvezza delle anime. I loro monasteri sono ormai tanti e diffusi in tutto il mondo: in Sicilia ne esistono sette; tra questi spicca quello di Montevergine, fondato nel 1464 da Eustochia Smeralda Calafato, la grande mistica del Novecento seguace di S. Chiara; clarissa messinese eletta copatrona della città, dove è stata proclamata santa l’undici giugno 1988 da Papa Giovanni Paolo II, venuto, in via straordinaria, a Messina per officiarne la canonizzazione.
Redazione da s. di inf.