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Alle macabre maschere di Halloween opponiamo le luminose figure dei santi
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Siamo nei giorni bellissimi e devoti di Ognissanti, una festa cristiana assai sentita che celebra la luce di persone eroiche nel bene, realmente esistite, uomini e donne che hanno lasciato un solco profondo di amore riconosciuto da chiunque. Da qualche decennio è subentrato il fenomeno di Halloween che non dovrebbe neanche definirsi una festa, almeno per i credenti che in questi giorni dovrebbero anche educare i propri figli e nipoti a riconoscere la bellezza della santità e la realtà della vita che non ha fine al posto di quello che è sempre più un business dell’horror, una nuova edizione che esalta il mondo delle tenebre in tutte le sue forme. Indicando la via per non lasciarci traviare da un inganno sempre più diffuso, Francesco ha contrapposto “i doni della fede e della santità” alla “cultura negativa sulla morte”. (Sir)
La ricorrenza di Halloween, priva di radici storiche e ricondotta artificialmente a pseudo-origine celtica, è ormai diventata in tutto il mondo una sorta di secondo carnevale ma del macabro, con inquietanti lati oscuri di spiritismo e paura.
Per questo il Pontefice ha messo in guardia genitori, figli ed educatori dai “messaggi di cultura negativa” che banalizzano la morte. Un ribaltamento blasfemo del ricordo dedicato, fin dalle origini della cristianità, ai testimoni della fede e ai nostri cari che non ci sono più. Halloween rappresenta una deriva tanto più grave in un’epoca in cui, sui mass media e nella quotidianità, siamo circondati dalla morte che entra nelle nostre case attraverso gli ininterrotti resoconti di guerre, stragi, calamità, violenze sugli indifesi.
Ma la morte non è un gioco o una rappresentazione cui familiarizzare nel compiacimento generale, quindi è profondamente diseducativo far incontrare i bambini con la morte sotto forma di scherzo o grottesca parodia. Halloween è diventato anche in Italia ormai un business secondo solo a quelle delle festività natalizie. Dobbiamo dar prova di amore per la vita che è sacra dal concepimento al suo termine naturale.
Così come la vita, anche la morte va sempre rispettata e non trasformata in mascherata ad uso commerciale per effetto di uno spregiudicato marketing delle false credenze che, ad esclusivo fine di tornaconto economico, continua a dare in pasto alle nuove generazioni una festività fittizia. Non possiamo chiudere gli occhi mentre si esaltano e mescolano spiriti violenti che possono prestare il fianco alla stregoneria, al satanismo, ribaltando il senso delle solennità cristiane d’inizio novembre attraverso la ridicolizzazione dei defunti. Al vuoto valoriale di Halloween possiamo rispondere con la pienezza della spiritualità del popolo di Dio. Il Papa insegna che le due feste, dei Santi e dei defunti, “ci ricordano il legame che c’è tra la Chiesa della terra e quella del cielo, tra noi e i nostri cari che sono passati all’altra vita”.
È importante, dunque, far conoscere e rendere omaggio alle luminose figure di santi che si configurano quale l’esatto opposto della mostrificazione operata da Halloween con il solo scopo di speculare sulla superficialità, l’ignoranza e la superstizione.
Siamo tutti chiamati a difendere la santità, i valori e le tradizioni. I santi, come testimoniano le giovani figure esemplari quali Carlo Acutis e Sandra Sabattini, sono nostri compagni di strada. Persone che hanno vissuto con i piedi per terra, hanno sperimentato la fatica quotidiana dell’esistenza con i suoi successi e i suoi fallimenti, “trovando nel Signore la forza di rialzarsi sempre e proseguire il cammino”, evidenzia Francesco. Invece di restare abbacinati dalla banalizzazione della morte, possiamo positivamente rivolgere lo sguardo ai santi alzando gli occhi verso il Cielo. E infatti sta prendendo sempre più piede, in molti oratori e scuole la consuetudine di festeggiare il primo e il secondo giorno di novembre ricordando gli esempi luminosi della santità. Modelli che non servono a dimenticare le realtà della terra, ma ad affrontarle con più coraggio e speranza.
Redazione da Ag. di inf.