S. Giovanni della Croce: il carmelitano proclamato Dottore Mistico della Chiesa

Redazione1
di Redazione1 Dicembre 19, 2024 00:20

S. Giovanni della Croce: il carmelitano proclamato Dottore Mistico della Chiesa

Il linguaggio di San Giovanni della Croce, poetico e pieno di immagini e simboli, e quello della passione e dell’amore. Con spirito nuovo, da umanista rinascimentale, offre un valido aiuto per il cammino cristiano dell’uomo moderno, tormentato dall’angoscia esistenziale. Per questo Giovanni della Croce risulta sempre più un maestro affascinante per molti giovani: le sue parole sanno di mistero, del mistero di Dio. Il suo messaggio: “Su, coraggio, alzati, non stagnare in una pietà superficiale o in un debole impegno virtuoso. Affronta decisamente le avversità della notte, sali il sentiero aspro del nulla per attingere l’incandescenza dell’Amore. Sul monte, al di là del nulla-non-Dio c’è godibile per te il Tutto-Dio”.

Nasce a Fontiveros in Castiglia (Spagna) da una famiglia poverissima, in miseria. Orfano molto presto del Padre, una madre laboriosa e intraprendente per far fronte alla fame. Il piccolo Juan viene subito colpito dalla durezza della vita. Provato nel fisico, ma temprato nello spirito, si dà da fare come infermiere per mantenersi agli studi cui si sente portato. Emerge ben presto la sua voglia di Dio e di Assoluto.

A 20 anni decide di entrare nel noviziato dei Carmelitani. Sceglie questo antico Ordine perché attratto dal suo stile contemplativo e dalla sua particolare devozione alla Vergine Maria. Dopo la professione (1564), inizia gli studi teologici e filosofici alla splendida Università di Salamanca. Sceglie per sé una cella piccola e buia, solo perché gode di una finestrella che guarda sul presbiterio della chiesa e vi passa lunghe ore assorto nella contemplazione del tabernacolo. Alla fine del terzo anno di studi, viene ordinato sacerdote e, di ritorno a Medina per la celebrazione della prima Messa, incontra S. Teresa di Gesù; l’incontro avviene mentre Giovanni, desideroso di una più totale contemplazione, sta pensando di passare tra i certosini e Teresa sta pensando a come riformare anche il Carmelo maschile. Era il 1567.

Il 28 novembre 1568, Giovanni della Croce si trasferisce prima a Valladolid e poi a Duruelo dove inizia la Riforma del Carmelo maschile, secondo lo stile di Teresa di Gesù. In senso proprio, è una rinascita per il Carmelo immaginato e voluto da santa Teresa, e gli “eremiti” vi fanno un’esperienza tanto ricca e profonda quanto necessaria per sostenere per sempre la nuova vita. Giovanni deve subito assumersi il compito di maestro dei novizi e ben presto attira tanti giovani che desiderano condurre una vita come lui.

Nello spazio di pochi anni, pieni di fatiche apostoliche sulle strade assolate o ghiacciate di Spagna, accanto a profonde sofferenze, incredibili ed esaltanti esperienze mistiche, la sua perfezione ascetica, la sua vita d’orazione, la sua elevatezza. di spirito e d’ingegno, l’esperienza mistica personale e la conoscenza dell’ampia esperienza mistica del Carmelo.

Giovanni della Croce invita alla rinuncia, che non è negazione di sé o abdicazione da sé, ma promozione del meglio di sé. La sua opera  se non invita ad un approccio immediato, ridesta tuttavia sempre almeno curiosità e fascino. Sono molte le persone che l’hanno preso sul serio, come Teresa di Gesù Bambino, Elisabetta della Trinità, Edith Stein …, e tanti altri, ci assicurano che l’itinerario proposto da Giovanni della Croce è accessibile. Pur rimanendo nei nostri quotidiani impegni, ci chiede di vivere nell’attenzione amorosa, un orientamento a Dio totale e rigorosamente esclusivo. Il suo magistero orale e scritto, illumina tutto il percorso cui l’anima è chiamata per il raggiungimento del “Monte”, dei vertici della spiritualità ove si compie il mistero amoroso dell’unione con Dio.

La Chiesa ha riconosciuto il valore universale della dottrina ascetica e mistica di S. Giovanni della Croce proclamandolo Dottore Mistico della Chiesa Universale. Quel che è certo è che tutti i suoi pensieri, i suoi detti sono proprio articoli che regolano il modo di camminare sulle orme di Cristo. Un codice della strada, sì, della vera strada: l’imitazione di Cristo, di Colui che è Egli stesso via. Ed è altrettanto certo che il passaggio obbligato è quello della Croce. La conversione del mondo a Dio comincia dal nostro cuore, non da grandi idee e piani decennali.

In una omelia per la celebrazione della parola tenuta il 4 novembre 1982 in Segovia, papa Giovanni Paolo II così parlava di san Giovanni della Croce: «Con questa insistenza sulla purezza della fede, Giovanni della Croce non vuol negare che la conoscenza di Dio si possa raggiungere gradualmente partendo dalle creature, come insegna il libro della Sapienza e ripete san Paolo nella Lettera ai Romani (cf. Rm 1, 18-21; cf. S. Giovanni della Croce, Cantico spirituale, 4, 1). Il dottore mistico insegna che nella fede è anche necessario privarsi delle creature, sia di quelle che si percepiscono per mezzo dei sensi che di quelle che si raggiungono con l’intelletto, per unirsi in una maniera conoscitiva con lo stesso Dio”.

Questa via che conduce all’unione, passa attraverso la “notte oscura” della fede». La notte oscura, questo concetto che dopo Giovanni della Croce ha attraversato la vita di tanti altri cristiani. Dall’interpretazione di questa “notte oscura” dipendono i sentieri della nostra santità. Penso ad un bellissimo libro di madre Teresa di Calcutta, Come, be my light. Lo stesso Giovanni Paolo II, nella sua Lettera Apostolica Maestro della fede (1990), così affermava: «Solo Gesù Cristo, Parola definitiva del Padre, può rivelare agli uomini il mistero del dolore e illuminare con i raggi della sua croce gloriosa le più tenebrose notti del cristiano.

Giovanni della Croce, conseguente con le sue affermazioni intorno a Cristo, ci dice che Dio, dopo la rivelazione del suo Figlio, “è rimasto quasi come muto non avendo altro da dire”; il silenzio di Dio ha la sua più eloquente parola rivelatrice di amore nel Cristo crocifisso.

Muore a soli 49 anni, facendo sue le parole del Cantico dei cantici, in un trasporto d’amore. Aveva scritto in una sua celebre poesia: “Rompi la tela ormai al dolce incontro!”. La morte dei santi.

 

 

 

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