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Natale in Terra Santa, il messaggio natalizio di p. Patton: “ascoltiamo la voce dell’Innocente”
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Il messaggio che padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa, rivolge in questo Natale “a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, che amano la Terra dove è nato il nostro Signore Gesù!”, è “Ascoltiamo la voce dell’Innocente”. “Le sue parole – dice – ci riempiono di speranza e ci spingono a prenderci la responsabilità di dare voce all’Innocente”. (Sir)
Nel messaggio il Custode ricorda i tempi difficili nei quali Gesù si trova a nascere con Erode il re che “arriva a compiere una strage preventiva, facendo uccidere tutti i bambini della zona di Betlemme dai due anni in giù, per evitare il rischio che qualcuno di loro, divenuto grande, gli sottragga il potere e il regno”.
I tempi di allora e quelli di oggi: “In questo Natale, ancora oscurato dal buio dell’odio e della guerra, ancora contagiato dal virus dell’umana indifferenza, ancora arrossato dal sangue dei troppi innocenti uccisi – dice padre Patton – accendiamo la luce della fede e ci inginocchiamo davanti alla mangiatoia nella quale Maria depose il bambino Gesù, e accogliamo l’invito rivolto da papa Francesco al mondo intero in occasione dello scorso Natale: ‘dire sì’ al Principe della pace significa dire ‘no’ alla guerra, e questo con coraggio: dire ‘no’ alla guerra, a ogni guerra, alla logica stessa della guerra, viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse.
Intanto molte famiglie palestinesi stanno emigrando da Betlemme. Nel dossier, grazie all’ascolto di diverse voci, si averte il clima di mestizia e di emergenza sociale che si respira anche quest’anno, con il Natale alle porte. A Betlemme la guerra sembra lontana, ma è solo un’illusione ottica. Il conflitto ha colpito la città in maniera devastante, soprattutto per il totale blocco dell’industria del turismo, da cui dipende l’economia della città. Quindi c’è stata l’interruzione del rilascio dei permessi di lavoro in Israele, che impedisce ai lavoratori di recarsi fuori dai Territori.
Moltissimi cercano di scappare, di migrare con i loro figli, alla ricerca di un futuro. Come hanno già fatto anche tanti israeliani. E i cristiani? La comunità stretta attorno alla parrocchia cattolica di rito latino di Santa Caterina (retta dai frati della Custodia) soffre, come pure il resto della città. La gente non sa cosa aspettarsi, dopo 15 mesi di guerra. Molte famiglie emigrano.
Tantissimi sono indebitati e non hanno soldi per fare la spesa e mandare a scuola i figli. Fra l’altro, in questo clima di confusione, cresce la pressione dei coloni israeliani, che cercano di prendere possesso illegalmente della terra.
Nel dossier che manifesta i suoi contenuti scoraggianti, grazie all’ascolto di diverse voci, si presenta un quadro della situazione nella «città del Natale», che anche quest’anno, ancor più dell’anno scorso, si trova a fare memoria della venuta del Messia in un clima di mestizia e di emergenza sociale. Ma di fronte a questa situazione desolante, un cristiano non si deve mai rassegnare, perché Gesù è sempre nel volto di chi soffre e gli è vicino.
Nonostante tutto questo quindi, con fede e speranza ci inginocchiamo per accogliere il Principe della Pace, affinché il suo messaggio di speranza e di amore possa illuminare le nostre vite e quelle dell’intera umanità. Dal presepe, il Bambino ci chiede di essere voce di chi non ha voce: voce degli innocenti. Non dimentichiamolo nel momento in cui ci stringiamo le mani e ci scambiamo reciprocamente gli auguri”.
Redazione da s. di inf.