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Inizio di Quaresima: tempo penitenziale per promuovere il risveglio dello spirito
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Con la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri, lo scorso cinque marzo, la Chiesa ha dato inizio alla Quaresima: tempo liturgico della durata di quaranta giorni in preparazione della Santa Pasqua, cuore della vita cristiana. Un tempo in cui il fedele è chiamato in modo speciale alla penitenza per promuovere il risveglio dello spirito, soprattutto mediante tre forme: il digiuno, la preghiera, l’elemosina, che esprimono tre modalità di conversione.
L’imposizione delle Ceneri sul capo dei fedeli segna, nel Rito romano, l’inizio di un periodo di celebrazioni liturgiche “forte”, e di speciale chiamata alla penitenza che si conclude prima della Messa in Coena Domini del Giovedì Santo. Le ceneri, infatti, indicano la caducità dell’uomo e quindi la sua condizione mortale, conseguenza del peccato originale: “Meménto, (homo), quia pulvis es, et in púlverem revertéris”, cioè: «Ricordati (uomo) che sei polvere e in polvere tornerai», recita infatti la prima formula liturgica (l’unica in uso nella «forma straordinaria» del Rito romano), fondata sulla Genesi e declamabile dal sacerdote durante il rito di imposizione delle ceneri.
In un’epoca, come quella attuale, contrassegnata da deficit di speranza, da disuguaglianze e da conflitti, è la ripetuta segnalazione del Papa, nonostante il progresso tecnologico e le condizioni di benessere sociale che ne derivano, si evidenzia un’umanità che si lascia ancora dominare dai nuovi idoli della bramosia di potere, di ricchezze, afflitta com’è, tra l’altro, da gravi carenze di quella fraternità che dovrebbe legare tutti e ciascuno. Per cui la Quaresima rappresenta un’opportunità per affrancarsi da queste brutture e promuovere il risveglio della dimensione dello spirito. Risveglio che ha bisogno di essere dapprima compreso alla scuola della Parola di Dio, per poi essere vissuto all’interno, e nel concreto, della vita nelle comunità ecclesiali.
Come ogni anno, secondo i frequenti richiami di Francesco, la prima domenica di Quaresima ci porta nel deserto dove assistiamo all’episodio delle tentazioni di Gesù. Il brano è noto, ma volendo andare oltre il piano immediato della narrazione, possiamo chiederci che genere di esperienza umana l’evangelista mette in scena. Indubbiamente si tratta di uno scontro che ha come nodi decisivi alcuni elementi estremamente concreti della realtà quotidiana: il nutrimento e la sussistenza, il potere e le relazioni, la religiosità e il sacro. Potremmo dire che Gesù si scontra con la realtà – qui riassunta in tre grandi ambiti – che lo interpella e lo provoca a esporsi mostrandosi per ciò che è, definendosi come uomo e dando così una direzione precisa anche alla sua missione divina.
Occorre dunque tenere conto dell’azione pedagogica divina che, come ai piedi del Sinai, continua ancora oggi ad indicare al popolo di Dio il cammino da seguire per compiere l’esodo dalla schiavitù alla libertà. Un passaggio che può essere possibile solo se i cristiani si attrezzano per acquisire uno sguardo nuovo, nitido sulla realtà. “Rafforzarsi nella fede ponendosi in ascolto della Parola di Dio, esercitarsi ai pesi dei sacramenti e alimentarsi correttamente con l’Eucarestia,
riscoprire la preghiera per imparare l’arte dell’ascolto, apprendere nuovi occhi per saper osservare i bisogni degli altri”.
Sulla base di queste considerazioni, dunque, “il tempo della Quaresima vuole essere un periodo entro cui ogni fedele può cogliere l’occasione per fermarsi e inoltrarsi nel deserto del proprio ‘io’ per compiere un esodo di introspezione: liberarsi dalla prigione della diffidenza, svuotarsi da tutto ciò che può essere motivo di contesa e di rancore verso l’altro, rivedere le proprie relazioni a partire da quella con se stessi, lasciarsi riempire dagli insegnamenti del Signore per poter approdare verso la terra promessa in cui scorre latte e miele in abbondanza”.
Redazione da ss. di inf.