San Giuseppe: “sposo e padre amato nella tenerezza, nell’obbedienza e nell’accoglienza”

Redazione1
di Redazione1 Marzo 22, 2025 19:25

San Giuseppe: “sposo e padre amato nella tenerezza, nell’obbedienza e nell’accoglienza”

Nel giorno in cui ricorre la festa di San Giuseppe, la Chiesa ricorda lo sposo di Maria: un umile falegname, un uomo giusto che lavora onestamente per garantire il sostentamento della sua famiglia. Vede nascere il Messia in una stalla. È testimone dell’adorazione dei pastori e dei Magi. Nel Tempio, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, insieme alla madre offre il Bambino al Signore. Per difendere Gesù da Erode, soggiorna da straniero in Egitto. Ritornato in patria, vive nel nascondimento nel piccolo villaggio di Nazaret in Galilea. Ama Gesù con cuore di padre e obbedisce alla volontà del Signore. (V.N.)

È questo il ritratto di Giuseppe che emerge dalla lettera apostolica “Patris Corde” di Papa Francesco.  Un documento che ha lo scopo di accrescere l’amore verso questo grande modello di santità. Nella lettera apostolica, San Giuseppe viene presentato come sposo e padre amato nella tenerezza, nell’obbedienza e nell’accoglienza.

“Giuseppe, figlio di Davide non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù . (Mt 1,20b-21.24-25)”

Pio IX ha dichiarato San Giuseppe “Patrono della Chiesa Cattolica”. Pio XII lo ha presentato quale “Patrono dei lavoratori”. Il popolo di Dio ha sempre invocato lo Sposo di Maria anche come patrono della buona morte. Il catechismo ci ricorda che “la Chiesa ci incoraggia a prepararci all’ora della nostra morte (‘Dalla morte improvvisa, liberaci, Signore’: antiche litanie dei santi), a chiedere alla Madre di Dio di intercedere per noi nell’ora della nostra morte (Ave Maria) e ad affidarci a San Giuseppe, patrono della buona morte”.

Papa Francesco ha indicato l’esempio di questo grande Santo esortando ad essere saggi come Giuseppe, “pronti a comprendere e mettere in pratica il Vangelo”. Rivolgendosi in particolare agli anziani, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli ha aggiunto: “Nella vita, nel lavoro, nella famiglia, nei momenti di gioia e di dolore San Giuseppe ha costantemente cercato e amato il Signore, meritando l’elogio della Scrittura come uomo giusto e saggio. Invocatelo sempre, specialmente nei momenti difficili che potrete incontrare. A tutti la mia benedizione”. San Giuseppe viene festeggiato due volte: il 19 marzo, con l’appellativo di Sposo di Maria, e il primo maggio, con quello di lavoratore. La solennità che celebriamo oggi è anche un’occasione per rileggere la giornata del 19 marzo navigando lungo il solco degli anni e attingendo al magistero dei Papi. Siate saggi come San Giuseppe.

Il 19 marzo del 2013, nella solennità di San Giuseppe, Papa Francesco pochi giorni dopo la sua elezione come Pontefice, celebra in piazza San Pietro la Santa Messa di inizio del ministero petrino. “Nei Vangeli – ricorda il Papa – San Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore.

Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza”. “Oggi insieme con la festa di San Giuseppe – afferma il Santo Padre – celebriamo l’inizio del ministero del nuovo Vescovo di Roma, Successore di Pietro, che comporta anche un potere. Certo, Gesù Cristo ha dato un potere a Pietro, ma di quale potere si tratta? Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di San Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli”.

In occasione della pubblicazione dell’Instrumentum Laboris della seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, Benedetto XVI in quell’occasione spiega che “San Giuseppe rivela il mistero della paternità di Dio su Cristo e su ciascuno di noi. E’ lui che può loro insegnare il segreto della loro stessa paternità, egli che ha vegliato sul Figlio dell’Uomo”. “Come San Giuseppe, cari padri di famiglia, rispettate e amate la vostra sposa, e guidate i vostri bambini, con amore e con la vostra presenza accorta, verso Dio dove essi devono essere”. Parole che si legano a quelle dell’Angelus del 18 dicembre del 2005: “Lasciamoci ‘contagiare’ – afferma in quell’occasione Benedetto XVI – dal silenzio di san Giuseppe! Ne abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso, che non favorisce il raccoglimento e l’ascolto della voce di Dio”.

 

 

 

Redazione da s. di inf.

 

 

 

 

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