Annunciazione del Signore: “Il ‘Si’ che accolse il Verbo di Dio e lo generò alla vita umana”

Redazione1
di Redazione1 Marzo 26, 2025 00:49

Annunciazione del Signore: “Il ‘Si’ che accolse il Verbo di Dio e lo generò alla vita umana”

La festa dell’Annunciazione ci ricorda che tutta la vita cristiana è centrata su questo mistero. Solennità storica che rappresenta l’attualizzazione, nell’oggi, del “Sì” di Maria che ha attratto Dio nel mondo. Lo hanno compreso anche tanti pittori, scrittori e poeti, affascinati dall’incontro del messaggero celeste con l’umile fanciulla di Nazareth. Già nell’Antico Testamento Dio si era rivolto a coppie di anziani (due fra tutte: Abramo e Sara, Zaccaria ed Elisabetta) donando loro, miracolosamente, un figlio, un futuro. Ora, nella “pienezza dei tempi”, Dio si rivolge ad una “vergine” e le si dona facendosi Figlio.

E il Figlio di Dio è il futuro assoluto della storia che supera infinitamente ogni attesa dell’uomo. La verginità di Maria ci ricorda che ciò che nasce da lei è puro dono di Dio, grazia senza fine e inaudita. La verginità di Maria è anche simbolo della miseria radicale della creatura: solo questa povertà è capace di contenere l’assoluto di Dio. La verginità di Maria è l’espressione della sua fede. E quando la grazia incontra la fede, si rinnova il miracolo dell’incarnazione e Dio torna nelle vicende della storia umana.

“Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te”. A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.

Allora Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio”. Allora Maria disse: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. E l’angelo si allontanò da lei”.

Il Vangelo apre e chiude con l’angelo: giunto da Dio, riparte da Maria. Che lo Spirito ci dia occhi per vedere e orecchie per sentire queste presenze di Dio nella vita di ogni giorno. Che ad ogni grido di uomo un angelo possa portare il soccorso e la consolazione della presenza di Dio che ci dice: “Eccomi!”. E che ad ogni invito di Dio un angelo possa riportargli la nostra risposta, umile e sincera, come quella della Madre immacolata, Madre di Dio e madre nostra: “Eccomi!”.

Se il primato degli eventi privilegiati è e resta di Dio, la risposta della creatura è pur sempre indispensabile alla realizzazione del disegno. Nel dialogo d’amore, al sì di Dio risponde il sì di Maria e, in lei e come lei, il sì di ogni uomo e ogni donna della storia. Il racconto dell’annunciazione, con la presenza tenera e leggera del messaggero divino ci convince che tutta la vita cristiana è centrata su questo mistero perché anche oggi va rivissuto l’atteggiamento di Maria la quale, col suo “sì”, ha attratto Dio nel mondo. I Padri della Chiesa, addirittura, compresero che tutta la creazione aveva per fine l’ascolto di quel “sì” che accolse il Verbo di Dio e lo generò alla vita umana. Dopo infiniti drammi, secondo l’immagine dello sposalizio, finalmente lo sposo (Dio) trova in Maria la sposa del suo cuore ed è abbracciato da chi egli ama.

Un capolavoro conosciutissimo dell’arte cristiana, celebrativo del “si” storico di Maria, è senza dubbio l’Annunciazione del Beato Angelico. Due soli i personaggi: l’angelo Gabriele e Maria; in scala diversa rispetto all’architettura, più alti delle colonne; Maria addirittura altissima, senza proporzioni nei confronti dello stesso angelo, per indicare la sua eccelsa dignità di Madre di Dio. La Vergine siede su uno sgabello, vestita di una tunica dello stesso colore dell’architettura e di un manto azzurro, bordato d’oro e foderato di verde. Mentre continua a fissare l’angelo, Maria si inchina, per obbedire alla volontà di Dio, e porta le mani al petto, per accogliere trepidante il Verbo che si fa carne. Gabriele, di profilo, si piega davanti a lei per renderle omaggio.

La via che Dio Padre percorre perché l’Unigenito Figlio diventi uomo è così umana! Una donna, un sì, un grembo, una madre. Un uomo che vuol bene a questa donna e fa da padre al bambino che nascerà. Nello stesso tempo, Dio-Trinità si impegna nella pluralità delle Persone: l’iniziativa del Padre, l’incarnazione del Figlio, la grazia creatrice dello Spirito Santo. Tutto va a concentrarsi in una donna reale, una ragazza della Palestina, una giovane da marito. Il Mistero di Dio e la storia dell’uomo si incrociano nella casa, nella mente, nella volontà, nel cuore, nel grembo di Maria di Nazareth, la Vergine dell’Annunciazione. Ma essendo una festa legata al Signore Gesù e al suo ingresso nella storia, il nuovo ordinamento liturgico ha preferito – alla più popolare Annunciazione di Maria – denominare la festa con il titolo di “Annunciazione del Signore”.

La solennità dell’Annunciazione del Signore è una festa natalizia, seppur fuori dal tempo di Natale: nove mesi prima della nascita, avviene l’incarnazione di Gesù nel grembo della Vergine Maria. Un momento così colmo di Luce che possiamo solo immaginare; un dialogo in cui il “Fiat” della Vergine Maria segnerà per sempre la storia dell’umanità. E riguardo al piano di salvezza che può essere considerato il sottotesto dell’Annunciazione, riserva queste dense righe: “Ma dopo che il sole entrò nella Vergine, fu fatta la pace e la riconciliazione, perché lo stesso Dio e Figlio della Vergine, dando completa riparazione al Padre per la colpa dell’uomo, fermò l’ira del Padre affinché non colpisse l’uomo. Queste due nuvole sono chiamate “glorie”, perché furono disperse per opera della Vergine gloriosa”.

 

 

 

Redazione da ss. di inf.

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