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MESSINA – Cero votivo a S. Eustochia: gli antichi Padri, per evitare la pestilenza, oggi, “per annullare il vuoto che si è generato”
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Celebrazione votiva per la santa clarissa di Monteovergine, segnata, quest’anno, da un particolare richiamo-invito del Pastore a tutti i cittadini perché questo momento religioso,come altri, sia occasione di “riflessione per dare slancio al riscatto di Messina”.
Si è rinnovato il solenne adempimento dell’offerta del “Cero votivo” (opera del pittore scultore Antonello Bonanno), secondo l’antichissima promessa formulata dagli antichi Padri, parecchi secoli fa. Un gesto di rinnovata riconoscenza e preghiera alla santa clarissa di Montevergine, che la città compie fedelmente ogni 22 agosto, in conformità al decreto del Senato messinese, emesso nel lontano 2 luglio 1777. In tal modo, allora, si formulavano solenni voti per onorare e chiedere aiuto soprannaturale – a motivo di grave pericolo di pestilenza – attraverso l’intercessione della grande mistica francescana, cui la città si era rivolta con fiduciosa preghiera mediante uno speciale “Atto di affidamento”.
Un gesto rituale cittadino,dunque, di grande valore religioso, tradizionale e culturale. Un significativo ponte tra passato e presente, divenuto tradizione consolidata, collegato ad una memoria documentata da cui provengono i segni inequivocabili di una identità messinese caratterizzata da profonda spiritualità. Retaggio di un passato ricco di storia, tradizioni e valori, che coincidono con l’identità culturale assai indicativa della religiosità di Messina, città mariana dai primordi del Cristianesimo e Terra di Santi.
Con la solenne celebrazione, svolta come di solito nell’atrio dell’antico Monte di pietà, presieduta dall’arcivescovo mons. Giovanni accolla, alla presenza di numerose rappresentanze religiose, militari e civili, i messinesi – per mano del sindaco Renato Accorinti – hanno così ribadito l’offerta a Santa Eustochia Smeralda, copatrona della città; alla cui protezione si sono affidati mediante lo stesso documento secolare, letto dalla presidente del consiglio comunale Emilia Barrile.
Ma questa volta, c’è da dire, che la celebrazione commemorativa è stata un pò diversa dalle ultime precedenti. Non tanto per la forma, quanto per alcuni contenuti importanti che hanno conferito alle tradizionali intenzioni votive del momento religioso, un valido motivo di richiamo-invito alla responsabilità dei cittadini di buona volontà – in modo particolare, ovviamente, di coloro che ricoprono ruoli istituzionali – perché siano più impegnati e disponibili in concreto nel fare il bene della città. Che, a fronte di una sorprendente ricchezza di solenni celebrazioni religiose, mostra, per converso, un dissonante assetto di organizzazione sociale decadente: poco adeguato a dare risposte soddisfacenti alle esigenze fondamentali dei cittadini, specialmente dei più deboli.
Lo ha espresso in modo fermo e chiaro, con preoccupazione pastorale e toni paterni, mons. Accolla, sottolineando l’urgente necessità delle “tante cose da fare, sacre e profane, per annullare il vuoto che si è generato”. Ha rammentato che “non possiamo lodare il Signore se non ci spogliamo totalmente del superfluo, gettando la maschera e mettendoci al servizio degli ultimi”. Puntualizzando inoltre che queste celebrazioni devono essere un momento di riflessione che giovi a dare slancio per il riscatto Messina”.
A. Majolino