Papa Francesco: ferma condanna dell’uso di armi nucleari. “Il disarmo integrale non è un’utopia”

Redazione1
di Redazione1 Novembre 11, 2017 18:16

Papa Francesco: ferma condanna dell’uso di armi nucleari. “Il disarmo integrale non è un’utopia”

In un tempo in cui, da mesi, il mondo assiste con paura alla ripresa di tensioni e allo scambio di minacce di un conflitto tra Corea del Nord e Usa con uso di armi nucleari, che potrebbe trascinare il pianeta in una distruttiva guerra globale, si erge con fermezza la voce di Papa Francesco.

Il Papa, ieri (10 novembre), ricevendo in udienza i partecipanti al Simposio internazionale sul disarmo, incentrato sul tema “Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale”, ha condannato con decisione le intenzioni minacciose di usare ordigni atomici, ma ha anche spronato ad evitare ogni pessimismo a vantaggio di un “sano realismo”.  “Lo sviluppo – ha affermato Francesco –  è la strada del bene che la famiglia umana è chiamata a percorrere”, e quindi è importante cercare di mettere in atto quanto rientra nelle “Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari”, cosa che non è da considerare come un’utopia.

Al Simposio, che si concluderà oggi in Vaticano, partecipano 11 premi Nobel per la pace, vertici di Onu e Nato, diplomatici rappresentanti degli Stati tra cui Russia, Stati Uniti, Corea del Sud, Iran, nonché massimi esperti nel campo degli armamenti ed esponenti delle fondazioni, organizzazioni e società civile impegnate attivamente sul tema. Presenti, inoltre, rappresentanti delle Conferenze episcopali e delle Chiese, a livello ecumenico e di altre fedi, e delle delegazioni di docenti e studenti provenienti dalle Università di Stati Uniti, Russia e Unione europea.

Il Papa ha tenuto pure a sottolineare che anche considerando il rischio di una detonazione accidentale di tali armi per un errore di qualsiasi genere, è da condannare con fermezza la minaccia del loro uso, nonché il loro stesso possesso, proprio perché la loro esistenza è funzionale a una logica di paura che non riguarda solo le parti in conflitto, ma l’intero genere umano”. Tanto più che la spirale della corsa agli armamenti non conosce sosta, così come i costi di ammodernamento e sviluppo delle armi – non solo nucleari – che rappresentano una voce di spesa considerevole per le nazioni, al punto da mettere in secondo piano temi come la lotta contro la povertà, la promozione della pace, la realizzazione di progetti educativi, ecologici e sanitari e lo sviluppo dei diritti umani.

“Non possiamo non provare un vivo senso di inquietudine – ha affermato Francesco – se consideriamo le catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali che derivano da qualsiasi utilizzo degli ordigni nucleari”, per cui le relazioni internazionali non possono essere dominate dalla forza militare, dalle intimidazioni reciproche, dall’ostentazione degli arsenali bellici”. Il senso di sicurezza – ha ribadito il Papa – nel sentirsi difesi dalle armi di distruzione di massa, in particolare quelle atomiche, è ingannevole.

Se non vogliamo compromettere il futuro dell’umanità, dobbiamo imparare dalla testimonianza degli “hibakusha”, cioè delle persone colpite dalle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki: “Che la loro voce profetica sia un monito soprattutto per le nuove generazioni. Nonostante il “fosco pessimismo” di cui potremmo cadere vittime, “un sano realismo non cessa di accendere sul nostro mondo disordinato le luci della speranza”. E il Papa cita la recente votazione Onu sulle armi nucleari come illegittimo strumento di guerra, che colma un vuoto giuridico importante e si unisce alla messa al bando, già proibita attraverso Convenzioni internazionali, di armi chimiche, biologiche, mine antiuomo e bombe a grappolo. Risultati, questi, dovuti principalmente “a una iniziativa umanitaria promossa da una valida alleanza tra società civile, Stati, organizzazioni internazionali, Chiese, accademie e gruppi di esperti”. In questo

contesto si colloca anche il documento consegnato al Papa dagli 11 premi Nobel per la pace presenti al simposio internazionale, per il quale Francesco ha espresso il suo “grato apprezzamento”.

“Occorre dunque innanzitutto avere cura delle persone e dei popoli che soffrono le più dolorose disuguaglianze,  e privilegiare con pazienza i processi solidali rispetto all’egoismo degli interessi contingenti”. Si è concluso con questo invito il discorso del Papa, secondo il quale soltanto “un progresso effettivo e inclusivo può rendere attuabile l’utopia di un mondo privo di micidiali strumenti di offesa”.

Francesco ha poi menzionato il 50° anniversario della “Populorum progressio”, “memorabile e attualissimo documento in cui Paolo VI ha coniato la definizione di “sviluppo umano integrale”, cioè “volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo”.

 

 

Redazione, da Agenzia di informazione

 

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