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MESSINA – Montevergine, celebrato rito di Professione perpetua dei voti solenni di giovane clarissa dell’Ordine “Sorelle povere di S. Chiara
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E’ stato un momento celebrativo gioioso e coinvolgente, che ha suscitato viva partecipazione ed intensi richiami spirituali, il rito durante il quale, nella chiesa di S. Eustochia, si è compiuta la Professione perpetua dei voti solenni di suor Maria Chiara Speranza Grassia, del Preziosissimo Sangue; intenso il coinvolgimento emotivo suscitato sia nella Comunità delle “Sorelle povere di Santa Chiara”, di cui la clarissa ora è entrata a far parte per sempre, che nei parenti e nei numerosi fedeli presenti.
Una cerimonia dunque esaltante, cui si è avuto la fausta opportunità di assistere che, per il suo alto significato umano e religioso, non può non suscitare elevate risonanze spirituali, ma anche profonde riflessioni di carattere esistenziale sulla impegnativa e assoluta decisione di fede, difficilmente comprensibile per molti, proclamata da una donna così giovane. Anche perchè la scelta totalizzante che ella ha compiuto con l’offerta sacrificale della sua vita a Dio, fatta per sempre, appare molto discordante col modo di vivere in un mondo in cui le promesse di fedeltà non sono certo molto praticate, e spesso troppo poco mantenute.
Alla solenne cerimonia di consacrazione della giovane clarissa, hanno presenziato numerosi padri francescani, Frati minori e Cappuccini, e parecchi presbiteri della Diocesi. Il rito, durante il quale si sono succeduti i momenti che hanno segnato i passaggi simbolici di questa Professione Perpetua, e la
celebrazione eucaristica che ne è seguita,
sono stati presieduti dall’Arcivescovo mons. Giovanni Accolla.
“In questo giorno dedicato a Cristo Re – ha affermato l’arcivescovo nell’omelia – stiamo vivendo un momento di gioia emozionante perché la nuova clarissa accetta di farsi piccola nell’umiltà, come si è fatto
piccolo Dio in Gesù Cristo, rendendosi simile a ognuno di noi: è infatti nella piccolezza in cui si è calato Gesù che consiste la regalità di Cristo Re. Grazie dunque a Maria Chiara – ha continuato l’arcivescovo – per questa testimonianza di discrezione, di fragilità e insieme di forza al servizio della Chiesa, nella vita monastica che è palestra di vita senza clamore. Grazie per la scommessa di una vita dedicata a dare risposta alla chiamata di Dio in castità, obbedienza e povertà, facendo un cammino inverso a quello del mondo, e per la salvezza del mondo”.
La cerimonia religiosa, quindi, è entrata nel vivo del suo svolgimento attraverso i passaggi simbolici che hanno scandito i momenti più significativi del rito di consacrazione, iniziando con l’atto dell’accettazione. Durante il quale Maria Chiara ha dato risposta, con i suoi convinti “si, lo voglio”, alle interrogazioni del celebrante circa l’intenzione di accettare l’osservanza della Regola monastica di Santa Chiara.
Il rito è proseguito poi con lo svolgimento dei punti salienti della consacrazione: particolarmente coinvolgente il momento dell’invocazione dei presenti a Dio per la conferma del santo proposito di Maria Chiara, mediante l’intonazione delle vibranti note della litania
dei santi, con la clarissa che stava distesa per terra, prona, in segno di umiltà; poi la lettura della formula della professione scritta di suo pugno; la solenne benedizione di consacrazione da parte dell’arcivescovo, che, in fine, ha consegnato alla neopromessa l’anello nuziale, pegno di fedeltà verso lo sposo Gesù, e la corona di spine simbolo di compartecipazione alla missione sacrificale di Cristo per la salvezza delle anime.
A completamento del rito di consacrazione, si è assistito al momento più toccante: quello dell’atto di accoglienza della nuova clarissa nella Comunità di Montevergine, quando l’Abbadassa, suor Chiara Agnese, tra l’applauso dei presenti, ha stretto a se con un commovente abbraccio la neoprofessa, ricevendola come sorella, consacrata per sempre, quale appartenente alla Famiglia delle Sorelle povere di Santa Chiara.
Anastasio Majolino