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SICILIA – “Borgo dei Borghi” 2018, Castroreale: paese ricco di bellezza naturale storia arte tradizioni e religiosità, in gara per il titolo
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Il prezioso patrimonio storico culturale che dà l’impronta all’identità della Sicilia, ha i suoi fattori costitutivi non soltanto nei cospicui insediamenti abitativi. A dare validità identitaria integrata al territorio siciliano, quale prodotto storico di processi di coevoluzione di lunga durata fra insediamento umano e ambiente, natura e cultura, concorrono molto anche i borghi che ne costellano l’estensione. E il territorio messinese è ricco di questi ridenti luoghi della memoria, come Castroreale, che spiccano per la splendida posizione naturale e per retaggio di patrimonio storico, tradizionale, artistico e religioso: meritevoli di rappresentare a livello nazionale la Terra di Sicilia. Un patrimonio identitario, che “messinareligiosa.it”, per le finalità che la caratterizzano, sente di volerne evidenziare e diffondere valori e importanza. (A. Majolino)
Castroreale, antico comune della provincia di Messina, selezionato dalla RAI per rappresentare la Sicilia per il titolo di “Borgo dei Borghi” del 2018, così veniva descritto più di cento anni fa da Mario Casalaina (dal Dizionario illustrato dei comuni siciliani di F. Nicotra 1910,pp.687 ss.):
‹‹Castroreale, capoluogo del circondario omonimo, nella provincia di Messina, s’innalza sopra un ameno colle a tre punte, a 399 m. sul livello del mare, di fronte alle isole Eolie, alla distanza di 10 km. dalla stazione ferroviaria di Barcellona, sulla linea Messina-Palermo. Il vasto orizzonte e l’incantevole e svariato panorama che si gode da ogni punto della città, ne fanno un soggiorno assai ridente. Se, a causa dell’ubicazione dell’abitato, le strade non sono tutte regolari e spaziose, in compenso esse son tenute pulite e fan capo a varie piazze.››
L’“ameno colle” è un rilievo dei monti Peloritani, il monte Torace. Il “vasto orizzonte” e il “panorama” si riferiscono allo spettacolo meraviglioso che si può godere da Castroreale, dove l’occhio spazia su tutto il golfo di Patti, le isole Eolie e da Stromboli fino all’Etna. E quel curioso riferimento alla pulizia delle strade denota l’attenzione all’ordine e alla cura del paese, che tutt’ora permane, accrescendone la bellezza. Castroreale sorge alla riva destra del fiume Longano, citato, in greco Longanòs, da Polibio, III-II sec. a. C., come fiume della Sicilia, già da allora importante per la portata delle sue acque.
Formato da tre borghi, Castroreale, Bafia e Protonotaro e da tre frazioni, deriva, nel nome, dal latino castrum “castello, fortezza” e da “reale” che fu aggiunto per un privilegio ottenuto dal re Carlo V, che diede alla cittadina l’appellativo di Regalis, per avere domato, nel dicembre del 1538, una rivolta spagnola (Ennio Italo Rao, 2015). Il borgo conserva l’impronta medievale nelle strade e nei vicoli stretti e ripidi, pavimentati con i ciacati o giagati (piccoli ciottoli), che si snodano fra case e chiese, ricche di arte e di antiche tradizioni. Fra le Chiese ricordiamo: il Duomo di Santa Maria dell’Assunta, dell’inizio del XVII secolo, all’interno del quale sono custodite grandi opere pittoriche e sculture, come quelle marmoree di Antonello Gagini; sul pavimento del Duomo si può notare una meridiana a camera oscura, costruita nell’Ottocento dal Prof. Nicolò Perroni Basquez; la Chiesa della Candelora del XIV secolo; la Chiesa del Santissimo Salvatore del XV secolo e la Torre campanaria del 1560; la Chiesa di Sant’Agata, del XV secolo, all’interno della quale c’è il gruppo marmoreo dell’Annunciazione di Antonello Gagini del 1519 e il Crocifisso del XVII secolo, portato in processione a Pasqua e ad agosto (cfr. www.comune.castroreale.me.it).
Un’antica leggenda fa risalire le origini di Castroreale prima della nascita di Cristo, quando un re di nome Artenomo, venuto dall’Asia, fondò nel territorio di Castroreale la città Artemisia – poi distrutta da un terremoto – dal nome della moglie o della figlia, che sposò il siciliano Castoreo. In seguito un pronipote di quest’ultimo, Castoreo il Grande (cfr. E. I. Rao 2015) fondò un nuovo insediamento, Krastos trasformato poi in Crastina, e in seguito Cristina o Crizzina. Storia improbabile ma suggestiva. Più probabile è invece il nome Crizzina, di un casale forse di epoca normanna: potrebbe derivare dal greco krizas, un genere di pianta, la “pulicaria” (Caracausi 1993), di cui abbondavano quei luoghi. V. Amico (1855-56) si dice certo che l’origine di Castroreale deve ‹‹essere stata nel colle la terra Crizina o Cristina, donde prende il nome la porta occidentale, poiché ne fa menzione Federico II nei suoi diplomi del 1324.››
La sua storia comincia ufficialmente quando il re Federico II d’Aragona, nel 1324, ordinò la ricostruzione del Castello, preesistente, da lui poi usato come residenza estiva, per riconoscenza alla popolazione dei borghi vicini, che gli era rimasta fedele nella lotta contro gli Angioini. Del Castello rimase solo la Torre di Federico II.
Alla sua fiorente economia contribuì una numerosa comunità ebraica che vi si insediò dall’inizio del Quattrocento fino al 1492, quando gli ebrei furono espulsi e dovettero vendere i locali della Sinagoga. Il periodo di maggiore splendore fu tra il ‘500 e il ‘600 quando ferveva di arte e cultura e le chiese e le case dei nobili si arricchivano delle sculture della bottega dei Gagini e di altre preziosità artistiche. La cittadina diede i natali a illustri personaggi, poeti, medici, filosofi, scrittori, sacerdoti, vescovi, giuristi, teologi. Negli anni molta importanza ha rivestito l’Istituto Magistrale XXIV Maggio, in passato il migliore dell’Isola, che ha attirato a Castroreale docenti e allievi, provenienti dalle zone vicine. Oggi la città è in grande ripresa, le sue bellezze artistiche e naturali e la promozione di iniziative culturali di alto livello, attraggono gente da tutte le parti del mondo.
Un tempo, probabilmente, la patrona di Castroreale era Maria Assunta, ma dopo la vittoria del 31 dicembre 1538 dei castrensi sulle truppe di Carlo V che volevano impadronirsi della città, i cittadini decisero che il loro patrono sarebbe stato S. Silvestro a cui era dedicato proprio quel giorno, il 31 dicembre, l’anniversario della morte, avvenuta nel 335. Erano in pochi quella gelida sera dell’ultimo dell’anno 1538, di fronte ai numerosi soldati all’assalto, ma si racconta che per intercessione del Santo, che apparve ad alcuni, cadde una pioggia continua che fece sradicare erbe e cespugli, a cui si attaccavano i soldati che si arrampicavano per la ripida collina, e, venendo meno il terreno, precipitarono giù, lasciando inespugnata la città. Da allora il popolo chiamò “il miracolo di San Silvestro” la pioggerella che quasi tutti gli anni cade il 31 dicembre.
Silvestro fu il primo Papa di una Chiesa, che grazie agli imperatori Costantino e Licinio che nel 313 avevano dato libertà di culto ai cristiani, non era più funestata dalle persecuzioni, anche se il suo pontificato fu turbato da varie controversie religiose. Fu il primo, nel 325, a indire il Concilio ecumenico, a Nicea, dove, con il Credo, fu riaffermata la divinità di Cristo, contro gli ariani che asserivano che Gesù è creatura di Dio ma non è Dio.
(http://www.santiebeati.it/) .
La festa principale del paese è quella in onore del SS. Crocifisso, “U Signori longu”, sia per il suo significato religioso, che per la grande affluenza di gente di località vicine ed emigrati del luogo che tornano dall’estero per partecipare alla festa. ‹‹ Ciò che oltre alla devozione e ai divertimenti›› racconta il Casalina ‹‹ attira molto i forestieri è il vedere inalberare Cristo su un’alta croce che supera l’altezza di tutti gli edifici, tranne la Chiesa Madre, I molti uomini che portano la bara e quegli altri che sostengono la croce con lunghe pertiche terminanti con forcelle di ferro, le quali vengono fermate sotto grossi chiodi attaccati al legno della croce, si trasmettono il diritto da padre in figlio››. Il simulacro di Cristo è portato in processione sia durante la Settimana Santa, accompagnato dalle Vare della Passione, che nel mese di agosto, dal 23 al 25, in ricordo della liberazione della cittadina dal colera del 1854.
Si narra che nell’agosto di quell’anno, quando a Messina imperversava un’epidemia di colera e molti messinesi fuggirono nei paesi vicini, giunse a Castroreale, con il marito, una donna, che scoprì al suo arrivo di essersi ammalata, creando panico nella popolazione. Si chiese aiuto al Signore, il 25 agosto, per allontanare il contagio, portando in processione il simulacro di Cristo custodito nella Chiesa di Sant’Agata. Si narra che il marito della donna si affacciò dal balcone, mentre la moglie era ormai in punto di morte, e, al passaggio di Cristo, si inginocchiò chiedendogli aiuto. In quel momento la donna improvvisamente si riprese, si sollevò dal letto e lo chiamò. Si ristabilì poi completamente e nessuno della popolazione di Castroreale si ammalò.
Da allora la giornata del 25 agosto è consacrata alla festa del SS. Crocifisso.
Lucia Abbate