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MESSINA – Un piccolo libro che dispensa in modo originale “briciole” di immensa santità per tutti
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Per il titolo con cui si presenta, questo libro appare subito singolare e
stimolante. La presentazione che lo denota in modo originale annuncia un contenuto che incuriosisce, anche per la caratura minore che lo fa sembrare quasi riduttivo rispetto al modello di elevatissima spiritualità di cui tratta.
Per converso, però, il libro di Pietro Aliquò, “Briciole di vita spiritale – S. Eustochia Smeralda” (102 pagine, stampato da Giotto Stampa, Me – www.giottostampa.it – disponibile presso il monastero di Montevergine), potrebbe anche far pensare che l’autore, di proposito, abbia voluto rimarcare la discrepanza tra l’umiltà della forma e l’importanza del contenuto, per far risaltare maggiormente il valore di una spiritualità straordinaria. Oppure, che abbia avuto l’intento di una studiata comparazione tra l’umiltà che il titolo evidenzia con il termine “briciole”, e il tipo di spiritualità del personaggio di cui il libro parla. Difatti nella parte inferiore della copertina, campeggia il nome della grande mistica francescana, S. Eustochia Smeralda, la clarissa di Montevergine il cui grande carisma spirituale è notoriamente improntato ad una immensa umiltà.
Queste deduzioni ipotetiche, naturalmente, spingono immediatamente a inoltrarsi nella lettura della pubblicazione, per capire meglio qual è il senso di ciò che questo libro vuol rappresentare, con una titolazione che annuncia un contenuto fatto di parti sminuzzate; forse al fine di renderne più agevole l’assimilazione?
Comunque sia, ciò che emerge con certezza dal libro in oggetto è la proposta interessante di andare a conoscere nei particolari, uno dopo l’altro, a piccoli passi, i frammenti significativi di una vita donata totalmente in offerta sacrificale a Dio per la salvezza delle anime, da parte della nostra grande concittadina. Per cui bisogna ammettere che, in ogni caso, il titolo si presta efficacemente a stuzzicare la curiosità di conoscere dettagliatamente le preziose minuzie che compongono la quantità di vissuti quotidiani, riguardanti un campo immenso e affascinante come quello rappresentato dalla santità di Eustochia Smeralda Calafato.
Ma entrando nel vivo delle pagine del libro di Pietro Aliquò, e scorrendolo nei particolari attraverso la sua particolare modalità espositiva, si nota che l’impostazione è certamente parecchio originale e assai diversa dal solito. Impostazione, in particolare, che si discosta di molto dal modello espressivo usato abitualmente nella letteratura agiografica.
Pertanto, dall’osservazione mirata di quanto si legge, appare subito come l’impianto espositivo di questa pubblicazione poggi su una base assolutamente elementare. Infatti l’autore, nel segnare i capitoli, si giova del criterio scarno e non poco inusuale suggerito dall’abbiccì. Praticamente, sono le
singole lettere dell’alfabeto a segnare, una per una, l’apertura di ogni capitolo in cui sono elencate le parole che dalle varie lettere derivano; e da cui si risale alle frasi che descrivono gli edificanti momenti vissuti dalla Santa. Per cui Pietro Aliquò, iniziando dalla base dell’abecedario, quasi come in un semplice gioco consequenziale e didascalico, che parte dal basso, induce a risalire alle parole chiave da cui si attingono le “briciole” di santità, assai significative, e spiritualmente molto”nutrienti”, che sgorgano dai semplici, e molto istruttivi, comportamenti quotidiani dell’umile claustrale dell’Ordine delle “Sorelle Povere di S. Chiara”, e Copatrona di Messina.
In tal modo l’autore opera un evidente ribaltamento del comune metodo deduttivo (processo conoscitivo dal generale al particolare), abitualmente usato, per cui nell’esporre gli elementi della santità eustochiana, segue in modo intelligente e semplificativo, il procedimento induttivo (dal particolare al generale), attraverso la descrizione delle edificanti “minuzie” conoscitive, in modo da arrivare ad afferrare con facilità il senso compiuto e unitario dell’importante verità superiore: l’immensa santità della clarissa di Montevergine.
Dunque, seguendo le “briciole” che il libro dissemina sulla strada della ricerca spirituale, da raccogliere e assimilare una per una, si percorrono a poco a poco le tracce della santità di Eustochia attraverso un percorso semplice e proficuo. Una modalità di conoscenza fatta con umiltà, di piccoli passi, che non può non richiamare il brano evangelico delle “briciole” evocate umilmente, ma tenacemente, dalla madre cananea nel chiedere aiuto per la figlia sofferente al Salvatore; ottenendo così, anche se indegna in quanto pagana, la fede e la grazia richiesta.
Anastasio Majolino