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MESSINA – Padre Marrazzo “Il prete del popolo”, Incontro di studi sull’amato rogazionista seguace di Sant’Annibale
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Al nutrito numero di eccelsi fautori di santità, tra canonizzati e in via di esserlo, che fanno di Messina una privilegiata “Terra di santi”, si aggiunge P. Giuseppe Marrazzo, già avviato nel processo di beatificazione. Figura luminosa di sacerdote rogazionista e “messinese di fatto”, per aver vissuto 45 anni nella nostra città con la quale aveva un forte legame affettivo, di cui si parlerà in un importante Incontro di studi.
A conclusione del Centenario della nascita di Padre Giuseppe
Marrazzo, venerdì 4 maggio, alle ore 16,30, nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Messina, si terrà un incontro di studi sul tema “Il ‘prete del popolo’ tra apostolato sociale e ministero della misericordia”. Il convegno, organizzato dai Padri Rogazionisti e l’Associazione Amici di Padre Marrazzo, si concluderà il giorno seguente, sabato 5, alle ore 18,00, nella Basilica Santuario di Sant’Antonio, con una celebrazione eucaristica presieduta da mons. Vittorio Mondello, Arcivescovo emerito di Reggio Calabria. Alle ore 19,00, sarà inaugurata la sala dei ricordi di P. Marrazzo.
Per la sezione generale dell’incontro, con inizio alle ore 16,30, coordinatore Antonio Baglio, interverranno i relatori: Angelo Sindoni, Giovanna Costanzo, Rosa Grazia Romano, mons. Josè Costa.
Per la seconda parte, dedicata alle Testimonianze, coordinatore mons. Giò Tavilla, dalle ore 18,00, interverranno: Giuseppina Gazzara, Annamaria Ternullo, P. Agostino Zamperini, Anastasio Majolino. Conclusioni di Rachele Gerace.
Intervento musicale della violinista Viola Adamova.
Padre Giuseppe Marrazzo (1927-1992), sacerdote rogazionista, è stato uomo mite, buono, umile, semplice e tanto paziente. Per questa sua umiltà e dedizione caritatevole per il prossimo, era inteso il “prete del popolo”. La gente comune trovava in lui il sacerdote che con voce pacata e suadente sapeva suscitare energie, infondere coraggio e serenità spirituale. Il prete buono di S. Antonio era un’autentica luce proiettata sul “sentiero rogazionista, ” tracciato dal Fondatore Sant’Annibale, che padre Marrazzo percorreva con abnegazione. Fin dai primi giorni della sua permanenza a Messina, una delle attività principali che hanno caratterizzato il suo apostolato, è stata la particolare dedizione verso i più poveri, i bisognosi, gli anziani e i malati.
Il carisma basilare del suo fervoroso ministero sacerdotale era quello di essere soprattutto Confessore. Lo era in maniera instancabile, per ore e ore, nel Tempio della Rogazione Evangelica, e per questo delicato esercizio era ricercato da tanti messinesi e anche da numerosi sacerdoti, regolari e secolari, e da moltissime religiose della città e della provincia.
Un altro motivo caratterizzante la sua spiritualità, che si intrecciava intimamente con la sua grande devozione mariana, era quello della “maternità sacerdotale”; per cui attribuiva un particolare valore protettivo alle cosiddette mamme dei sacerdoti (le figure femminili votate a sostenere spiritualmente con la preghiera i consacrati presbiteri), vedendole come un proficuo prolungamento della Madre celeste.
“La fama di santità di cui don Peppino godeva quando era in vita, continua da morto, diffondendosi anche fuori d’Italia. Molti dei suoi penitenti attestano di aver intrapreso per suo merito la giusta strada e di aver ricevuto da lui consigli e ispirazioni preziosi per la propria esistenza. A fronte delle numerose segnalazioni di grazie e della persistente fama di santità, i Rogazionisti hanno chiesto all’Arcivescovo di Messina di aprire il processo di canonizzazione. Ottenuto il nulla osta da parte della Santa Sede, il 5 maggio 2008 è iniziata l’inchiesta diocesana conclusasi il 9 maggio 2015. Il 14 settembre 2016 la Congregazione per le Cause dei Santi ha emanato il decreto di validità giuridica. Attualmente si attende il decreto sull’eroicità delle virtù”.
Padre Giuseppe Marrazzo morì a Messina nel novembre del 1992. Il 9 maggio 2014; i suoi resti mortali sono stati traslati nel Santuario di Sant’Antonio e deposti nello stesso sepolcro dove, per oltre sessant’anni, erano state collocate le spoglie di Sant’Annibale Maria Di Francia.
Il programma degli interventi in dettaglio:
Redazione