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In un Paese in crisi diviso e confuso, i cristiani cosa fanno per dare aiuto?
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Nei momenti difficili che il nostro Paese sta attraversando, tra fermenti e tensioni diffusi nelle varie forze politiche e sociali in crisi di identità, da più parti viene sollecitata una necessaria assunzione di responsabilità del laicato cattolico. Il card.Bassetti: cristiani “assenti o latitanti” rischiano “irrilevanza”.
In tempi difficili come quelli che il nostro Paese sta vivendo per i postumi di una crisi durissima, in cui alle difficoltà dell’economia si unisce il travaglio della fine di un ciclo politico, l’affievolirsi della capacità di affrontare i problemi, con un vistoso limite culturale nel proporre soluzioni valide ai numerosi problemi che gravano sulla nostra società, sono diversi coloro che si domandano: “ma i cristiani che fine hanno fatto?” Oppure, qualcun altro in modo più direttamente autoreferenziale: “dove siamo noi adulti cristiani per aiutare oggi?”.
Per cui, di fronte a tanti fermenti e tensioni diffusi nelle varie forze politiche e sociali e alle conseguenze che è facile immaginare per il futuro, come altre volte nella storia, in questo momento difficile si registra, da più parti, un affiorare di riflessioni sulla necessità di una assunzione di responsabilità del laicato cattolico.
Sotto questo profilo, un interrogativo che si ispira alle esortazioni evangeliche ci sembra particolarmente significativo: “Come ci stiamo attivando perché possiamo essere protagonisti della nostra storia nel rispetto delle relazioni intergenerazionali? Dove siamo noi cristiani oggi, per costruire con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, al di là della diversità e nel rispetto reciproco, un mondo di giustizia e di pace, rispettoso di ogni persona e del creato?” Perciò non si può tralasciare di pensare che inevitabilmente “il vuoto lasciato nella società dai cristiani oggi ci interpella…”.
In questo emergere di riflessioni e interrogativi, ovviamente, assumono particolare importanza le considerazioni espresse di recente dal cardinale Gualtiero Bassetti – arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, – che intervenendo all’incontro “Preghiera per l’Italia” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, ha usato toni decisi
sull’idea di fondo secondo cui “ci vuole una svolta per cominciare a lavorare insieme con senso di responsabilità nelle parole e nei fatti, per ritessere tessuto umano in nome della pace civile e sociale”.
Entrando nel vivo dell’interessante argomento, Bassetti si è soffermato a spiegare che in un momento così serio della nostra storia, i cristiani non possono essere assenti o latitanti, con i loro valori, anzi – come diceva Paolo VI – quali esperti di umanità hanno una particolare responsabilità”. Ha affermato inoltre che disertare quel servizio al bene comune, che è fare politica in democrazia, si rischierebbe l’irrilevanza. “Non davanti agli uomini, ma soprattutto davanti al Signore”.
Anche perché “far luce non è dominare, ma nemmeno nascondersi sotto il moggio; per cui “e’ venuto il momento, come ho detto recentemente, di avviare nuovi processi, senza preoccuparsi di occupare spazi di potere, in cui i giovani – soprattutto i giovani – si sentano chiamati ad assumersi nuove responsabilità e ad elaborare nuove ‘idee ricostruttive’ per la democrazia del nostro Paese.
A tal proposito, Bassetti si è detto convinto che “le energie morali di questo Paese sono ancora tante e tantissimi siano i talenti, forse inespressi, forse nascosti, che necessitano di essere valorizzati”. “Preghiamo per l’Italia, perché lo Spirito del Signore soffi nel cuore dei responsabili e degli italiani, affinché s’impegnino per il bene comune, in particolare per le fasce più povere della popolazione – ha continuato Bassetti – memori che l’Italia – per la sua storia e la sua collocazione geografica in Europa e nel Mediterraneo – ha una particolare vocazione e una sua responsabilità. Possa essere il nostro Paese una vera madre per tutti i suoi cittadini e una presenza di pace e di soccorso nel mondo!”.
“È eticamente doveroso lavorare per il bene comune dell’Italia senza partigianeria, con carità e responsabilità, senza soffiare sul fuoco della frustrazione e della rabbia sociale”, ha ribadito il cardinale: “Che tutte le forze politiche, gli operatori della comunicazione, i responsabili a qualunque titolo non badino all’interesse immediato e di parte!”. “La conclusione di un periodo difficile, richiama tutti a un senso di responsabilità nelle parole e nei fatti, sempre tenendo conto del rispetto delle persone e del bene comune”.
Redazione da sito di informazione