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MESSINA – Celebrato il rito dell’imposizione del pallio all’Arcivescovo, nella ricorrenza del 30° della canonizzazione di Eustochia Smeralda Calafato
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L’imposizione del pallio all’arcivescovo mons. Giovanni Accolla, da parte di mons. Emil Paul Tscherrig, nunzio apostolico del Papa per l’Italia, avvenuto nel giorno della ricorrenza del 30° anniversario della canonizzazione di Eustochia Smeralda Calafato (1988-11 giugno-2018) segna un momento liturgico solenne che ha visto celebrati insieme due eventi di grande significato religioso e simbolico. Eventi rappresentativi dei due fondamentali cardini di fede su cui poggia il cristianesimo: da una parte l’impegno attivo, apostolico e missionario, affidato alla cura pastorale dei vescovi, dall’altra quello della vita contemplativa, attuato con la costante offerta mediante la preghiera e il sacrificio, nel nascondimento della esperienza monastica.
Simbolo della vita religiosa attiva rivolta alla salvezza delle anime, Il pallio è un antichissimo paramento liturgico in uso nella Chiesa cattolica, costituito da una fascia di lana bianca che simboleggia la pecorella posta sulle spalle del pastore, quale segno dell’impegno pastorale di comunione fattiva dei vescovi con le loro chiese locali.
Il momento liturgico, durante il quale si è svolta la duplice celebrazione, ha visto dunque l’antico rito del pallio, simbolo della vita dedicata all’apostolato (mons. Accolla lo aveva ricevuto dal Papa in Vaticano nel giorno della festività dei Santi Pietro e Paolo insieme ad altri 35 arcivescovi e Patriarchi), intrecciato con lo storico evento della proclamazione di santità dell’umile clarissa di Montevergine, che simboleggia la vita dedicata alla preghiera di adorazione, invocazione e riparazione, avvenuto a Messina 30 anni fa ad opera di Giovanni Paolo II.
La solenne liturgia in cattedrale, presieduta dall’arcivescovo, è stata concelebrata dal cardinale Paolo Romeo arcivescovo emerito di Palermo, dai vescovi emeriti di Reggio Calabria Vittorio Mondello, e di Taranto Luigi Benigno Papa; dai vescovi di Acireale, Noto, Catania, Siracusa e quelli di Patti e Nicosia. Presenti le autorità civili e militari, associazioni ecclesiali e laicali, diverse le corali che hanno animato la celebrazione. Alla celebrazione erano anche presenti un gruppo di clarisse di Montevergine, accompagnate dall’abbadessa, Madre Maria Agnese Pavone, in rappresentanza della Comunità delle “Sorelle povere di S. Chiara”, seguaci della Santa Fondatrice del monastero.
Ma ricordando quel memorabile undici giugno in cui i messinesi accolsero festanti papa Wojtyla, lo storico avvenimento segnato dal fatto eccezionale che ha visto il Papa venire apposta nella nostra città – unica volta avvenuta fuori dalle mura Vaticane – per canonizzare la Beata Eustochia, affiorano vari momenti del suo incontro con la città e diverse frasi del “messaggio” che il santo padre rivolse ai messinesi.
Sono ricordi edificanti che rimangono indelebili nella memoria della città, e di cui ritornano alla mente alcune espressioni indimenticabili, come lo stupore e l’ammirazione di fronte alla bellezza dello Stretto e della città: “Qui, dove la natura è un inno perenne alla grandezza del Creatore, è più facile disporre l’animo a pensieri alti e soavi e soffermarsi in preghiera”; così i richiami al patrimonio storico culturale di Messina: “teatro di eventi che hanno lasciato tracce profonde nell’anima della gente”; o quelli riferiti alla vita contemplativa di Eustochia Smeralda: “donna del XV° secolo, testimone e maestra di santità”; ai malati: “saluto cordialmente tutti i malati e tutti coloro che li assistono”; così come il messaggio gioioso e intenso rivolto ai giovani: “Gravi e urgenti problemi si addensano all’orizzonte. E’ certo tuttavia che se voi riuscirete a mettere insieme le vostre energie di mente di cuore e di braccia, troverete soluzioni originali, capaci di accelerare il processo di adeguamento della società alle esigenze poste dai suoi antichi e nuovi bisogni…”
A. Majolino