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Attentato di Strasburgo. L’arcivescovo Luc Ravel: “la città attaccata perché ritenuta simbolica del Natale e dell’Europa”.
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Il giorno dopo l’attentato, l’arcivescovo Luc Ravel dichiara che lo scopo di questo attentato terroristico, come altri avvenuti negli ultimi anni in Francia ed Europa, è quello di uccidere anche poche persone nelle città ritenute simboliche, per suscitare terrore insieme ad uno scopo ideologicamente significativo.
Come i suoi concittadini anche Mons. Ravel si sente piombato in un vortice di terrore e parla di “vertigini di dolore”, ma senza perdere la lucidità né la voglia di reagire. Strasburgo, afferma, è rinomata per essere capitale del Natale e capitale europea. Da una parte il mercato di Natale. Dall’altra il Parlamento europeo riunito in sessione. L’arcivescovo riconosce quindi con piacere che la gente sta reagendo bene. Si vedono le persone per strada. Le scuole sono rimaste aperte per accogliere i bambini. Vedo persone nei caffè, nei bistrot. Come era successo a Parigi nel 2015, bisognerà però aspettare un pò prima che la vita riprenda il corso normale.
Mons. Ravel si sofferma poi a sottolineare l’impegno religioso rivolto a suonare a morto, a mezzogiorno, tutte le campane della città di Strasburgo e dell’Alsazia per dire che siamo tutti uniti e condividiamo il dolore e la tristezza della città e della Regione. Domani ho invitato in cattedrale tutti i rappresentanti delle Chiese cristiane dell’Alsazia, le autorità religiose – musulmani, buddisti, ebrei – e le autorità politiche per questo grande momento di preghiera. Preghiera innanzitutto per le vittime uccise e ferite e le loro famiglie. Preghiera poi per la pace e per tutte le forze di sicurezza, la polizia, i gendarmi dell’esercito che hanno fatto un lavoro straordinario.
L’arcivescovo inoltre sente l’esigenza di contestualizzare questa violenza del terrorismo nell’ambito della più generale rabbia che si è manifestata nei giorni precedenti con il fenomeno dei gilet gialli. Secondo il suo pensiero rappresentano l’espressione di un profondo malcontento popolare che attraversa oggi il nostro Paese.
Tutto il movimento dei “gilet gialli” ha dimostrato che il nostro Paese è attraversato da profonde fratture. La questione è: queste fratture aumenteranno con questi attentati terroristici o al contrario, questi attentati ci spingeranno ad unirci per lottare contro persone il cui unico obiettivo è agire sulla psicologia collettiva, diffondere la paura, dividerci ancora di più? Questo è l’obiettivo del terrorismo.
Mons. Ravel lancia anche due avvertimenti. Il primo è condannare, ancora una volta e sempre in maniera netta e rigorosa, ogni legame tra Dio e il terrorismo, che non ha matrice religiosa. È pura e perversa ideologia. Il secondo è che le religioni non sono fattori di divisione. Purtroppo ci sono politici che pensano che le religioni siano fattori di discordia, di odio e di guerra. Non è così.
Vorrei anche dire all’Europa di non utilizzare la questione dei migranti – che è una questione seria per tutti i Paesi europei oggi – sull’onda del terrorismo islamista. Perché ciò potrebbe portarci su derive violente, sovraniste, populiste. È un rischio. Ho già sentito dichiarazioni che vanno in questa direzione, da parte di uomini e donne politici di estrema destra e di estrema sinistra. C’è una questione dei migranti che è seria ma attenzione a non strumentalizzarla alla luce del terrorismo.
Redazione da A. di I.