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MESSINA – Montevergine, celebrato solennemente il 534° “Dies Natalis” di S. Eustochia Smeralda. Atto di affidamento della città alla Santa. Accesa Lampada votiva.
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Il rinnovarsi dell’atto di devozione dei messinesi verso la Santa tanto amata, la cui mistica figura, da tanti secoli, irradia da Montevergine una luminosa spiritualità, per tante anime propiziatrice di grazie, ispiratrice di vita spirituale e vocazione religiosa, si incentra in un’antica e radicata tradizione di religiosità da cui Messina trae una forte impronta identitaria. L’affidamento della città al potere di intercessione della grande mistica francescana, che è gran parte del nostro patrimonio storico culturale, oltre ad essere segno di devozione e fede è anche fattore di coesione sociale, rafforzamento e valorizzazione della nostra identità collettiva, che è motivo di orgogliosa appartenenza. Ora, nel segno di questa spiritualità che ci accomuna, ci piace condividere quanto racconta dell’avvenimento, in esauriente sintesi, Rachele Gerace (A.M.).
(da Gazzetta del Sud)
Messina ha rinnovato l’atto di affidamento a S. Eustochia Smeralda Calafato “madre di vocazioni alla vita consacrata, in ascolto dell’uomo del suo tempo, donna di speranza, carità e pace, di servizio umile e generoso, attenta ai poveri, gli ammalati e gli emarginati, premurosa con i bisognosi”. Una festa grande quella di ieri pomeriggio in occasione del 534mo “dies natalis”, condivisa dall’abbadessa madre Maria Agnese Pavone e la comunità delle clarisse con i fedeli devoti e la cittadinanza tutta “in un contesto di semplice spiritualità”.
La solenne celebrazione che, al Monastero di Montevergine ha radunato attorno all’arcivescovo mons. Giovanni Accolla il Prefetto, il Primo cittadino di Messina e quelli di alcuni comuni della Città Metropolitana, le autorità civili, militari e accademiche, i rappresentanti delle arciconfraternite e degli ordini equestri e i volontari del Nucleo diocesano di Protezione civile, è stata “espressione rinnovata di fede e attaccamento a colei che, abbadessa per sempre, continua attraverso il suo corpo incorrotto a essere presente in messo a noi”, come ha sottolineato il cappellano mons. Pietro Aliquò.
“Ci affidiamo alla tua preghiera per essere ‘tempo e spazio’ di crescita nella fede, nella libertà, nella giustizia e nella solidarietà; aiutaci a essere operatori di pace e speranza verso quanti faticano nella ricerca di lavoro, casa e giustizia”: queste le parole che le comunità hanno rivolto alla Santa nell’atto di affidamento pronunciato all’inizio della celebrazione.
È stato il Primo cittadino di Messina ad accendere la lampada votiva, con l’olio donato quest’anno dal sindaco di Itala. Il prezioso manufatto, commissionato dalla Fondazione “Uberto Bonino e Maria Sofia Pulejo” in occasione del 30mo anniversario di canonizzazione della clarissa che ricorre quest’anno e realizzato dal maestro argentiere messinese Francesco Cosio, è stato portato all’altare dal presidente della Fondazione Lino Morgante e collocato, al termine della celebrazione, ai piedi di S. Eustochia.
Un impegno silenzioso e costante quello delle religiose di Montevergine, “anima nascosta della città, lampade accese che ardono perennemente”, come le ha definite l’arcivescovo nella sua omelia, lodando il loro operato ed esortando i messinesi a “sentire il profumo della grazia di santità di Eustochia e gli altri santi messinesi, che, donandosi al Signore e ai fratelli, hanno incarnato l’annuncio del Vangelo”.
Per diffondere il carisma della “Santa in piedi” al di là di ogni sacralizzazione, quest’anno le clarisse hanno voluto realizzare la “peregrinatio Eustochiae” con la sua reliquia,
una croce in legno contenente le lacrime di sangue sgorgate dal volto 5 giorni dopo la morte. “Quelle lacrime – ha detto mons. Accolla – continuano a fecondare il terreno della vita degli uomini, esprimendo la pienezza dell’amore”.
L’animazione liturgica del rito, concelebrato fra gli altri da mons. Aliquò, dal decano del Capitolo protometropolitano della Basilica Cattedrale di Messina mons. Angelo Oteri e dal primo cappellano capo della Marina Militare don Andrea Di Paola, è stata affidata alla corale “Eugenio Arena” diretta dal maestro Giulio Arena.
Rachele Gerace