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MESSINA – Montevergine, Santa Eustochia Smeralda: mediatrice di grazie premurosa e comunicativa
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Negli scritti di una nostra pubblicazione abbiamo affermato che una delle tendenze che contraddistinguono la psicologia dei messinesi è data dalla particolare predisposizione che essi hanno per i valori della spiritualità. Una conferma di questo assunto ci proviene dall’esempio dei numerosi concittadini che si sono distinti per santità di vita consacrata, di cui la figura più antica e luminosa, elevata all’onore degli altari l’11 giugno 1988, è Eustochia Smeralda Calafato (1434-1485). A questa fulgida personalità si aggiunge quella di un altro eminente figlio di questa città, Annibale Maria Di Francia, la cui santità è stata proclamata il 16 maggio 2004.
Due grandi Santi, dunque, precursori di un nutrito gruppo di altri appartenenti alla Chiesa messinese già avviati nel processo di canonizzazione, che fanno di Messina una privilegiata Terra di santi. Un prezioso patrimonio spirituale sovraindividuale che rappresenta motivo di coesione e arricchimento, assai caratterizzante, della nostra identità collettiva.
Ora, riguardo all’importante ruolo di intermediazione che fa di ogni santo un ponte fra l’essere umano e la Divinità, ci preme guardare in particolar modo alla grande mistica francescana, Santa Eustochia Smeralda, l’umile clarissa innamorata del Crocifisso e Fondatrice del Monastero di Montevergine, da cui irradia una spiritualità che da secoli è ispiratrice di religiosità e vita consacrata. Non solo, ma anche per il fatto che la testimonianza delle tante persone che ne hanno invocato l’intercessione, ha messo in evidenza il suo carisma di mediatrice di grazie particolarmente premurosa e comunicativa.
Una Santa che risponde sollecita a chi le si rivolge con fede per chiederle aiuto nei momenti difficili, con i favori divini da lei ottenuti che spesso sono associati a segni straordinari: soprattutto odore di incenso, oppure profumo di rose, o di altri fiori, o con apparizioni in sogno, visioni o sensazioni di intensa gioia.
Riteniamo pertanto interessante, oltre che edificante, riferire di volta in volta qualcuna di queste testimonianze di grazie ottenute dai tanti fedeli, raccolte dalle clarisse di Montevergine.
Una di tali attestazioni ci proviene da Enza Cacopardo, che afferma di aver ricevuto una doppia grazia dalla nostra Santa prima della sua canonizzazione, e così ce la racconta.
“Già una volta mio padre era stato oggetto di un evento quasi miracoloso. Affetto da una gravissima malattia al polmone destro, non si era ottenuto l’esito desiderato neanche con un intervento chirurgico e con altri rimedi di cui disponeva la scienza medica. Era guarito invece in seguito alle mie preghiere rivolte alla Beata Eustochia, e alla mia promessa di entrare a far parte della Sua Associazione. Inizialmente partecipai alle riunioni di preghiera ma poi con indolenza me ne allontanai.
In seguito mio padre ebbe una ricaduta. Questa volta senza speranza di guarigione. Una notte, non posso asserire se fu un sogno o una visione, ma certamente vidi una monaca, che altro non poteva essere che la nostra Beata, che vegliava al capezzale del mio povero padre. Umiliata, mi ricordai del mio mancato voto e, pentita, mi rivolsi ad Eustochia con le preghiere più fervide, assicurando che non avrei più commesso il precedente errore. Il male frattanto condusse mio padre in fin di vita e i medici affermavano che solo un miracolo avrebbe potuto salvarlo. Ed è stato proprio così. Mio padre guarì tra lo stupore di tutti. Infatti ancora ora non trovo parole per esprimere l’illimitata riconoscenza verso la nostra Beata per la sua tenera attenzione ai nostri bisogni”.
A.M.