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Evangelizzazione e sinodalità. Mons. Coda: “Rilanciare il cammino della Chiesa a servizio della società”
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E’ di fondamentale importanza il tema del convegno che si è aperto a Loppiano, promosso dal Movimento dei Focolari in Italia, in collaborazione con il “Centro Evangelii gaudium”, a cui hanno aderito oltre 40 vescovi italiani. Ha per tema “Nuova tappa dell’evangelizzazione e sinodalità”, nel segno di un deciso intento, ha precisato mons. Coda preside dell’Istituto, di soddisfare “l’esigenza di ritrovarsi insieme per avviare quello che Papa Francesco ha definito un processo sinodale che ci renda capaci di discernere comunitariamente le sfide dell’oggi, rilanciando un cammino di Chiesa a servizio della crescita della società con visione e concretezza”.
Un convegno, ha continuato Coda, che nasce con questo scopo: iniziare una riflessione, raccogliere esperienze diverse, aprire delle prospettive, cui confluisce il compito che a maggio dell’anno scorso, Papa Francesco, in visita a Loppiano, ha consegnato alla cittadella dei Focolari: mettere in pratica la “mistica del noi”, vivendo la “spiritualità di comunione che caratterizza l’esperienza del Movimento dei Focolari”.
Le molte adesioni dei vescovi italiani, ha sottolineato Coda, “mettono in evidenza l’esigenza di ritrovarsi insieme per avviare quello che Papa Francesco ha definito un processo sinodale per discernere comunitariamente le sfide dell’oggi. Un processo che vogliamo vivere alla luce della Parola di Dio e dell’insegnamento del Vaticano II, cogliendo le opportunità che questo tempo ci offre per mettere le basi di una nuova stagione di annuncio e di incarnazione del Vangelo. L’esigenza, dunque, di mettersi attorno a un tavolo, non per rimanere fermi ma per discernere le strategie di un cammino insieme con visione e prospettiva a servizio della società”.
Perché Papa Francesco insiste così tanto sulla “mistica del noi”? Cosa significa concretamente? Sono interrogativi, è la precisazione, da cui si evince la necessità che dalla sequela di Gesù come Chiesa scaturisca quella che lo stesso Francesco ha definito “l’amicizia sociale”: rigenerare i legami tra le generazioni, tra le diverse sensibilità culturali, tra le differenti espressioni e istanze della vita civile nel nostro Paese con una visione allargata alla fraternità universale.
Il nostro è un mondo che cammina irresistibilmente verso una interdipendenza sempre più intensa e solidale, è il proseguo; certamente questa spinta può avere come contro-reazione dei riflussi identitari in cui bisogna leggere l’esigenza giusta a mantenere e arricchire la propria identità ma profilandola nella direzione di un’identità ospitale, pronta all’accoglienza dell’alterità. Il Vangelo è il fermento di questo processo, un fermento al tempo stesso dell’identità e dell’apertura e dell’incontro, perché insegna ad affermare la dignità di ogni persona come un io non chiuso in se stesso ma che si ritrova pienamente dispiegato nel dono di sé, nell’amicizia con il tu entro lo spazio di vita del noi.
Nell‘ottica di questo processo sinodale, che tipo di laici, vescovi, sacerdoti, consacrati bisogna formare per questa spiritualità del noi? “Questo passo nuovo nel cammino dell’evangelizzazione, è l’approfondimento, questo ritmo sinodale che la Chiesa è chiamata a prendere, questa necessità di amplificare le modalità della partecipazione e della corresponsabilità nella vita pubblica. Richiedono la formazione di persone che siano robustamente radicate nella loro identità e nella memoria della loro tradizione ma, al tempo stesso, aperte all’alterità e capaci e decisi a camminare insieme. Occorre avere quello che Papa Francesco ha chiamato il coraggio dell’alterità e la mistica della fraternità”. Ciò implica immaginare percorsi di formazione che aprano realisticamente i cuori e le menti a vivere creativamente questa realtà. È questo il punto critico della vita della Chiesa oggi.
Non possiamo più far conto, è l’impellente richiamo, su modelli di formazione formulati per altri tempi. Il vescovo in primis (ma con lui tutte le altre vocazioni ecclesiali) deve essere un esperto del discernimento comunitario, capace di costruire comunione e di aprire tavoli di dialogo. Papa Francesco ha parlato di “artigiani del discernimento comunitario” nella “scuola del popolo di Dio”, in cui tutte le vocazioni s’incontrano e dove il maestro è uno solo, il Signore Gesù.
Redazione da Ag. di I.
Video della visita di Papa Francesco a Loppiano, convegno dei Focolari del maggio 2018: