Antonello da Messina: in mostra a Milano i capolavori del grande maestro, personaggio-immagine di messinesità

Redazione1
di Redazione1 Marzo 5, 2019 21:31

Antonello da Messina: in mostra a Milano i capolavori del grande maestro, personaggio-immagine di messinesità

L’esposizione dei capolavori di Antonello da Messina a Milano, che rende omaggio all’arte sublime del famoso pittore messinese e onora la nostra città che gli ha dato i natali, sarà ospitata al Palazzo Reale di Milano, dal 21 febbraio al 2 giugno. La mostra è allestita dal Comune di Milano Cultura in collaborazione con la Regione Siciliana, prodotta dal Palazzo Reale e Mondo Mostre Skiria e curata da Giovanni Carlo Federico Villa. Dei 35 capolavori rimasti della produzione artistica del pittore siciliano, 19 giungeranno a Milano provenienti da tutta l’Italia e da varie città europee. Fra queste innanzitutto l’”Annunciata”, (1475 circa), autentica icona dell’arte di Antonello, uno dei più alti capolavori del Quattrocento. La mostra in corso di allestimento a Milano rappresenta un’operazione culturale conseguente al progetto espositivo precedentemente realizzato a Palazzo Abatellis di Palermo (14Dicembre-10Febbraio 2018).

Ora, lo straordinario evento culturale dedicato al nostro celebre concittadino, ci dà l’occasione per rievocarne la figura di personaggio-immagine della nostra città, che fornisce spunti di approfondimento non solo per le sue virtù artistiche, ma anche per alcune specifiche doti umane che ne mettono bene in luce la messinesità (fra cui spirito di ricerca, amore per i viaggi, intraprendenza artistica, duttilità intellettuale, versatilità, correlazione interdisciplinare, inclinazione alla spiritualità). Caratteristiche di cui abbiamo scritto in una pubblicazione di qualche tempo fa, che adesso ci piace richiamare.

“ Fra i concittadini più illustri che mostrano di possedere in modo esemplare qualità riferibili alle peculiarità psicologiche della messinesità, Antonello (1430 circa 1479) è certamente uno dei personaggi più apprezzati e conosciuti in tutto il mondo. Può essere definito uno dei più grandi pittori rinascimentali dell’Italia meridionale ed esponente della pittura fiamminga in Italia.

Anche se sulla vita di questo grandissimo maestro della pittura le fonti ci forniscono poche notizie attendibili, tuttavia dalle informazioni frammentarie che ci giungono, e in particolar modo dai suoi dipinti, possiamo ricavare elementi interessanti a conferma di quanto abbiamo esposto sulla psicologia dei messinesi. Intanto c’è da rilevare che la sua messinesità risalta subito dalla immediatezza con cui Antonello, nel firmare i suoi lavori 

(Antonellus messaneus me pinxit), si dichiara orgogliosamente figlio della sua Messina, verso cui mostra di avere un fortissimo legame. Inoltre, dalla sua opera, si evidenzia in modo inequivocabile che la sua attrazione nei confronti della città natale si identifica con quella irresistibile verso lo Stretto. Quello Stretto che Antonello attraversa, in età giovanile, per raggiungere il “continente”, dove spera di poter fare nuove esperienze da cui trarre stimoli e acquisizioni utili per lo sviluppo della sua vocazione artistica. È, dunque, questa spinta a viaggiare e a ricercare contatti interessanti  che lo porta a Napoli dove frequenta la bottega del Colantonio, al tempo di Alfonso I che accoglieva artisti di varia provenienza, soprattutto dalle Fiandre.

A Napoli, a causa delle preferenze della corte, l’interesse artistico era dominato dalla visione fiamminga (nelle collezioni reali erano+ presenti opere di Van Eyck e Van Der Weiden), mediata anche dalla interpretazione che della grande scuola nordica ne dettero i maestri francesi provenzali (pittori e miniatori), che frequentavano assiduamente la città partenopea. Antonello respira l’aria di questo ambiente culturale molto vivace nel quale influenze iberiche e provenzali si intrecciano con quelle fiamminghe; e, da buon messinese che sa accogliere e integrare elementi diversi, mediante la sua capacità di correlatore interdisciplinare realizza una pittura che associa in sé le diverse esperienze artistiche italianizzandole, pur rifacendosi in particolare a quella fiamminga di Van Eyck.

È proprio per conoscere direttamente questo grande artista straniero – così come si tramanda ed era anche convinzione diffusa nell’ambiente veneziano – che lo spirito di ricerca spinge Antonello ad andare in Fiandra; là dove, fra l’altro, si dice riuscisse a carpire a Van Eyck il segreto della pittura a olio, consolidando così la sua formazione artistica costruita principalmente sulla cultura fiamminga. Un approfondimento, questo, che Antonello sembra abbia realizzato anche attraverso il contatto diretto con i discepoli del grande pittore nordico. Nel suo soggiorno a Roma e a Venezia, invece, il maestro messinese approfondisce le conoscenze adatte a fargli acquisire una cultura rinascimentale italiana, soprattutto mediante i contatti con le opere di Piero Della Francesca, di Mantegna e dei maestri del colore veneziani.

Un altro segno caratteristico della messinesità di Antonello si riscontra nella sua particolare capacità comunicativa e di mediazione – artisticamente manifestata – che egli mette in atto attraverso la grande espressività che riesce a dare alle figure rappresentate nelle sue opere. Specialmente nei ritratti (è stato certamente il ritrattista che per qualche tempo non ha avuto uguali in Italia) con cui stabilisce un proficuo collegamento tra i contenuti culturali della sua arte pittorica e la sensibilità popolare: in particolar modo per la maestria con la quale è in grado di cogliere i volti significativi della quotidianità più caratterizzata della sua terra, e quindi trasfigurarli nell’astrattezza esemplare della dimensione estetica.

Vediamo così la sua particolare capacità di artista eclettico e interdisciplinare che integra le diverse culture acquisite con la sua siciliana tendenza a ricercare il carattere individuale delle persone e delle cose; così come fa nel dare ai volti femminili “un caldo tipo di bellezza ancora oggi riconoscibile fra le donne di Sicilia”.

Un’altra peculiarità si manifesta in modo rilevante:  la sua opera che appare pervasa da una luce spirituale assai caratteristica. In alcuni dipinti, diventati icone universalmente celebrate (soprattutto l’”Annunciata, ma anche in molte altre sue produzioni,

emerge il riflesso autentico di una profonda spiritualità, soprattutto rivolta alla Crocifissione e alla passione di Cristo, che mette in gran risalto gli aspetti religiosi più importanti del Cristianesimo. Significative in tal senso le sue numerose opere dedicate a figure di Madonne, Ecce Homo, Pietà, Crocifissioni. È proprio in due sue Crocifissioni, quelle dette di “Sibiu” e di “Anversa”, che Antonello manifesta un segno molto indicativo di quanto sia forte l’impressione che lo Stretto produce nella psiche del messinese. Egli, infatti, esterna il forte legame che ha con Messina e il suo mare, inserendo in questi due dipinti uno scorcio del panorama dello Stretto; un elemento che appare del tutto arbitrario e non attinente all’ambientazione del soggetto rappresentato, ma solo frutto di un moto affettivo dell’artista verso la sua città”.

 

Anastasio Majolino

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