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L’era digitale di Internet sta cambiando la mente umana? Crisi della relazione interpersonale. L’avvertimento del Papa ai giovani
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Appropriato e attuale l’avvertimento che Papa Francesco ha rivolto ai giovani del Liceo Visconti di Roma, nella recente udienza per l’Anno Giubilare Aloisiano: “liberatevi dalla sottile dipendenza dal telefonino”. Un dispositivo certo di “grande aiuto, un grande progresso. Va usato, ma se diventerai schiavo del telefonino perderai la tua libertà”. Ammonimento che tocca nel vivo un realtà comportamentale che caratterizza questo nostro tempo di veloce evoluzione tecnologica dell’era digitale. Fenomeno che sta cambiando radicalmente il modo di comunicare, e da cui emerge un segnale di allarme inquietante. A rivelarci uno scenario paradossale non poco temibile, infatti, giunge una notizia sorprendente: secondo il parere concorde di numerosi studiosi, l’inizio del terzo millennio appare contraddistinto da una straordinaria crisi della relazione interpersonale di portata epocale.
E ciò, secondo gli esperti, lo si evince dal fatto che il rapporto tra persone sta virando decisamente verso forme di comunicazione molto più veloci ma instabili e provvisorie, a causa dei nuovi strumenti comunicativi della “tecnomediazione”. L’uso, cioè, delle forme mediatiche come chat, sms, mail, blog, social network, ecc. tutte modalità digitali che velocizzano la comunicazione nella vita sociale, ma la deprivano di fondamentali componenti sensoriali. Per cui la naturale relazione interpersonale, quella che permette la corretta percezione dell’Altro, mediante la partecipazione di tutti i canali comunicazionali dei cinque sensi, viene sostituita da un tipo di rapporto innaturale, virtuale, attuato tramite la “connessione” elettronica di rete. Un collegamento che si realizza attraverso il cyberspazio: quel tramite virtuale che esclude la presenza fisica, e fa sì che l’irreale prenda il posto del reale e l’artificiosità quello della naturalezza.
L’ambito principale in cui si svolge questo tipo di rapporto fittizio, è dato principalmente dalla sconfinata rete di Internet. La vera grande novità rivoluzionaria, invasiva e inarrestabile del terzo millennio: lo spazio virtuale di un mondo artificioso che, intrecciandosi col mondo reale, può determinare vere e proprie ristrutturazioni cognitive, emotive ed esperienziali. E, di conseguenza, è in grado di modificare i rapporti sociali e persino i modelli identitari personali. Un rischio reale e psicologicamente non indifferente, se si considera che l’estensione della mente umana nel cyberspazio – per l’abuso protratto di navigazione nella rete di questo immenso mondo astratto – è portata facilmente a disperdersi nell’infinita possibilità di percorsi e contatti, e a sganciarsi così dalla fisicità corporea e ambientale, col pericolo che si instaurino dipendenze, sconnessioni dalla realtà e altri seri effetti psicopatologici.
Infatti, il contesto concreto del rapporto interattivo tra persone – così come naturalmente dovrebbe essere – ben corredato da un integrale scambio percettivo, diretto e immediato con l’interlocutore, non può essere sostituito, senza conseguenze, da un collegamento realizzato attraverso un mezzo tecnico che da una parte accorcia enormemente le distanze interpersonali, abolendo i limiti spazio temporali, ma dall’altra abolisce anche la naturale vicinanza fisica personale.
Ora, è proprio l’inclusione multidimensionale dei sensi, ben collegati con la fisicità corporea e relative implicazioni psicologiche di tipo empatico-affettivo-emotivo, che rendono l’incontro tra persone vero, umano, efficace, e soddisfacente. Diversamente è facile che si producano modificazioni del modo di percepire e vivere il rapporto interpersonale, se non addirittura delle vere e proprie alterazioni dei vissuti di realtà.
Per questo insieme di fattori, possono crearsi incomprensioni e incompatibilità tra le persone che praticano questa dimensione virtuale, rispetto a quelle che non la praticano, tra genitori, non praticanti e figli che, invece, vivono immersi in una pratica costante del mondo digitale. Fra questi ci sono tanti che sono cresciuti utilizzando continuamente i vari strumenti della nuova tecnologia, come computer, tablet, videogiochi e smartphone. Tutti arnesi che sono diventati per loro come una sorta di habitat selettivo in cui vivono e comunicano stabilmente. Il tempo dedicato a questo tipo di pratica è spesso enorme: essi rimangono ore e ore isolati dal mondo reale, per spaziare invece nella realtà virtuale del cyberspazio, di cui hanno fatto il loro mondo esclusivo. E’ convinzione di numerosi osservatori che il cervello di queste nuove generazioni, si stia evolvendo in modo differente da quello dei loro genitori.
Tra le modificazioni comportamentali osservate in queste nuove generazioni, si rileva una particolare rapidità mentale, maggiore capacità di fare più cose contemporaneamente (multitasking); tendenza a imparare attraverso il gioco e a fare tutto in modo veloce e divertente. Fra i malesseri più frequenti che colpiscono questi ragazzi, dedicati intensamente all’uso dei dispositivi digitali, sono stati riscontrati numerosi disturbi psicologici: difficoltà di rapporto col mondo esterno,scompensi neurovegetativi, turbe psicosomatiche e del sonno, scarsa concentrazione nello studio, sviluppo dell’obesità e diverse altre, anche serie, alterazioni comportamentali.
Anastasio Majolino