- Guerra in Ucraina. L’arcivescovo Shevchuk: “Una pace ingiusta sarà causa di altre guerre”
- Movimento per la vita. Casini (presidente): “Fare di tutto per accogliere la vita e difenderla”
- Censis su religiosità italiani, Nembrini: “Tornare alle origini e seguire la strada tracciata dai santi di oggi”
- La Santa Sede dopo l’elezione di Trump, l’augurio del Segretario di Stato Parolin
- Clarisse di Sicilia. Monastero di Castelbuono, l’elevazione dello spirito a Dio tra preghiera, lavoro e fraternità
- Alluvioni in Spagna, tra i volontari che aiutano anche tanti sacerdoti, suore e giovani delle diocesi.
Santa Pasqua 2019 – Mons. Giombanco (Patti messa crismale): “Le nostre comunità diventino luogo della comunione e strumento dell’edificazione del Regno di Dio”
Articoli collegati
- Città di San Marino, Il Passio 2022: Via Crucis vivente. Un progetto Monache Adorazione Perpetua
- Limitazioni da Covid-19, l’offerta del cero votivo a S. Eustochia quest’anno si celebrerà a Montevergine
- MESSINA – Settimana Liturgica, suor Massimi: “trovare strade per riportare i giovani a messa”, “l’esempio di Taizè”
Alcuni passi dell’omelia pronunciata da mons. Guglielmo Giombanco nel corso della Messa Crismale del Giovedì Santo, per riflettere sul momento centrale della Pasqua in cui il Signore istituisce il sacerdozio e l’eucaristia.
“Con immensa gioia nel cuore eleviamo la nostra preghiera di lode al Signore per i doni del sacerdozio e dell’eucaristia. Due doni necessari alla vita della Chiesa e alla sua missione. In questa celebrazione si ravviva in noi la coscienza di essere popolo sacerdotale, rivolto al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo. Tali ci ha resi Cristo Signore, il quale ha fatto di noi «un regno di sacerdoti per il suo Padre Dio».
Per me, chiamato ad essere pastore di questa bella Chiesa, è sempre motivo di grande gioia e di crescita nella comunione fraterna vivere con voi, miei confratelli, momenti di comunione, di preghiera, e di sincera amicizia.
In questo giorno ricco di significati e di sentimenti interiori rinnoviamo le promesse sacerdotali. Con questo gesto vogliamo confermare la nostra fedeltà a Cristo e la nostra donazione alla Chiesa. Rinnovare significa rendere nuovo un atto di amore che ha segnato in modo indelebile la nostra vita abilitandola ad essere dono nella sequela di Cristo, buon pastore.
Gli Oli che saranno benedetti tra poco significano l’unzione penetrante e trasformante dello Spirito che ci fa’ figli nel Battesimo, ci rafforza e conferma nella Confermazione e ci consacra popolo sacerdotale. E’ festa di tutto il popolo di Dio il quale quest’oggi fissa lo sguardo sul mistero dell’unzione che segna la vita di ogni cristiano a partire dal battesimo. Così dal Capo si diffonde in tutte le membra della Chiesa e si espande nel mondo il buon odore di Cristo. Il rito della benedizione degli Oli quindi si fa richiamo al ministero sacerdotale.
Perciò la liturgia invita coloro che hanno ricevuto il sacramento dell’ordine, nei suoi vari gradi, a fissare la propria attenzione spirituale e a rinnovare la fedeltà al proprio impegno di ministri del Signore. E’ ciò che anche noi vogliamo fare in questo momento, aiutati dalla Parola proclamata e dalla liturgia che stiamo celebrando. . .
Consacrato dallo Spirito il Servo reca la lieta notizia di un anno di grazia da parte del Signore, un anno di favore divino che si attua mediante la liberazione da ogni male e la consolazione degli afflitti, il cui cuore spezzato è ora allietato dal canto della lode.
L’oggi non è soltanto una nota cronologica riguardante Gesù, ma è la novità della Sua persona e dell’azione salvifica che inizia con Lui e si prolunga nel tempo della Chiesa. Il divenire della Chiesa è un muoversi in Lui e sempre verso di Lui in un dialogo eterno di amore e di grazia. Gesù dichiara di essere inviato per realizzare due compiti: evangelizzare i poveri e proclamare l’anno di grazia del Signore.
Come Gesù, anche noi, veniamo unti dallo Spirito per essere inviati. Colui che ci ha chiamati ci ha anche inviati. Egli fa sue le parole del profeta Isaia: «Lo Spirito del Signore è su di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato».
L’essere mandati, e non l’andare di nostra iniziativa e secondo i nostri progetti, caratterizza fortemente la nostra identità e la nostra storia di presbiteri. Dobbiamo amare veramente la nostra condizione di inviati perché solo così siamo ministri di un Altro, abbiamo la mentalità del servizio e riusciamo a riporre la nostra fiducia non in noi ma in Colui che ci ha mandato nonostante le nostre povertà.
Amiamo veramente la nostra condizione di inviati custodendo nel cuore la gioia di essere scelti e di andare dove il Signore ci manda sapendo riconoscere che ovunque ci sono fratelli da amare e servire, che il Signore deve essere annunciato, in ogni luogo e vari modi, nella vita e nella storia degli uomini e delle donne che incontriamo nel nostro cammino.
Da soli, noi presbiteri, possiamo fare ben poca cosa, insieme e uniti ai fratelli delle comunità che ci sono affidate possiamo fare tanto. Solo così le nostre comunità diventano luogo della comunione insieme segno e strumento della vocazione di tutti all’edificazione del Regno di Dio nella storia. Per questo desidero ricordarvi le indicazioni proposte nella mia lettera pastorale Come lievito nella pasta che sta guidando i passi dell’itinerario pastorale della nostra Chiesa.
A tutti rivolgo l’invito a non essere rinunciatari nel realizzare i vari ambiti pastorali proposti, ma ciascuno secondo i propri doni e carismi, con spirito di fede e con creatività pastorale, s’impegni ad attuarle. Uno stupendo mosaico si aprirà ai nostri occhi se ognuno porterà il proprio tassello e la nostra Chiesa sarà veramente bella e più ricca di doni di grazia perché in cammino sulle strade della comunione e del servizio evangelico.
A tutti: Presbiteri, consacrate, fedeli laici rinnovo la mia profonda gratitudine per il dono della vostra presenza e per i vari servizi e ministeri svolti nella nostra Chiesa, orientati a testimoniare la perenne validità del Vangelo al mondo d’oggi.
Rendiamo grazie a Dio che arricchisce la nostra Chiesa di doni attraverso carismi diversi”.