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Eruzione a Stromboli. Eolie in stato di allerta: paura onda anomala. Visita del vescovo ausiliare Cesare Di Pietro
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Rimane viva la paura negli abitanti dell’isola e nei turisti dopo le violente esplosioni di mercoledì scorso sullo Stromboli, durante le quali una pioggia di lapilli infuocati ha acceso vari focolai nella campagna e nei canneti di Ginostra, per cui molta vegetazione è andata distrutta. Un escursionista che si sarebbe avventurato nella zona sommitale in compagnia di un amico e senza l’ausilio di guide, è morto colpito dalle emissioni del vulcano.
Per la violenta esplosione, “Abbiamo aperto le porte della chiesa per dare riparo e conforto a chi ne aveva bisogno e siamo corsi in strada con i nostri concittadini”. A parlare è don Giovanni Longo, parroco Chiese di Stromboli e Ginostra, che racconta quanto accaduto nelle ore in cui l’eruzione dello Stromboli alta due chilometri ha emesso una densa colonna di fumo e lapilli di varia grandezza. “Una parrocchiana era in lacrime”, molta gente era pronta a scappare in fretta e furia”, aggiunge il parroco.
“Sembrava di stare all’inferno per il fuoco che veniva dal cielo per l’eruzione alta due chilometri”, una parrocchiana era in lacrime, spaventatissima”. A parlare è un parrocchiano che ha vissuto con grande paura la pioggia di lapilli in fiamme di varia grandezza che hanno innescato una serie di incendi. Tra i cittadini c’è stata gara di solidarietà tra loro e nei confronti dei turisti presenti sull’isola. Sono stati questi ultimi i più spaventati da un fenomeno del quale pare non si abbia avuto alcun preavviso. A Stromboli le porte della chiesa sono rimaste aperte per coloro chi avessero avuto bisogno di aiuto e conforto. “Molta gente si è rifugiata proprio lì per paura, la chiesa infatti si trova più in alto rispetto al livello del mare”. “Si è pregato davanti a Gesù Eucaristia per chiedere aiuto, conforto e protezione”.
In questo momento c’è ancora molta paura su tutte le isole. Quanto accaduto oggi ha riportato alla mente quel che è successo nel 2002, quando un’eruzione simile provocò uno tsunami in tutto il basso Tirreno. Si teme che le cose possano ripetersi. Insomma la paura dell’onda anomala è tanta.
Ad esprime una “prossimità attenta e affettuosa”, agli abitanti dell’isola, provati dalle conseguenze dell’attività vulcanica dello scorso mercoledì, c’è stato di recente a Ginostra e Stromboli la visita del vescovo ausiliare di Messina mons. Cesare Di Pietro. Presente anche qualche turista. Il presule ha portato “il saluto paterno dell’arcivescovo mons. Giovanni Accolla e dell’intera comunità” dell’Arcidiocesi di Messina, Lipari e S. Lucia del Mela.
“Abbiamo voluto essere qui di persona – spiega mons. Di Pietro – non potevamo fare a meno di esserci: è una comunità che abbiamo nel cuore, figli amati, e gli abitanti lo sanno, ma quando si è nella sofferenza e nella difficoltà, la prossimità deve essere manifestata con maggiore concretezza”. La parte più lunga della visita del presule è dedicata proprio all’incontro e all’ascolto. “Questa terra è un angolo di paradiso – dice il vescovo – del resto qui la natura è stata generosa, ma le condizioni di vita sono aspre.
Un impegno assunto già prima che gli eventi ultimi e tragici si registrassero. “Uno dei nostri progetti è la sistemazione dei locali parrocchiali di Ginostra, luogo anche di aggregazione e di una coesione sociale che su un’isola riveste una importanza particolare”. Un “segno di speranza” che la comunità parrocchiale dell’isola chiede al vescovo,
presentandogli la più piccola delle residenti a Ginostra, una piccola figlia di genitori dello Sri Lanka da anni abitanti dell’isola, che dallo scorso 2 giugno, “col battesimo, è parte viva e gioiosa della chiesa locale”. In serata, nella parrocchia San Vincenzo Ferreri, a Stromboli, lo stesso vescovo ausiliare ha guidatol’adorazione eucaristica e la preghiera per “Implorare che il vulcano si fermi e che l’attività stromboliana torni alla normalità – spiega – che non ci siano ulteriori danni e soprattutto tragedie come quella che si è registrata e per la quale esprimiamo dolore e vicinanza”.
Redazione da Ag. di I.