MESSINA Terra di santi – L’edificante messaggio di suor Alfonsa: un’eroica vita di sofferenza offerta per amore
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Il prezioso patrimonio storico, tradizionale e spirituale, che costituisce il fondamento identitario della nostra collettività, da cui derivano i grandi valori religiosi e culturali che ci rendono consapevoli di orgogliosa appartenenza, si va arricchendo di personaggi eccellenti che hanno intrapreso il cammino verso la canonizzazione. Tra gli appartenenti alla eletta schiera di anime consacrate che onorano Messina, conferendole la caratteristica di terra propiziatrice di santità, suor Alfonsa Bruno spicca per il carisma della sofferenza accettata e offerta per amore di Dio, così come descritto nel libro di Castagna. Ce ne fornisce una gradevole sintesi Fenia Abate.
“Credo al dolore, come dono di Dio… Credo al suo immenso valore… Credo al dolore accettato… Credo al dolore offerto … col sorriso sulle labbra…”. Sono le parole di una preghiera scritta da Suor Maria Alfonsa Bruno.
Affermazioni assurde per chi, all’idea del dolore, sente ribellare tutto se stesso con ogni fibra del proprio corpo. Ossia per ogni essere umano. Soprattutto se appartenente ad una società come quella di oggi che, vista l’impossibilità di eliminarla, ha messo al bando la sofferenza come una vergogna lesiva della “dignità” umana.
Invece, proprio in questa società è vissuta una donna che ha testimoniato con la propria vita che vivere il dolore accettandolo col sorriso sulle labbra non è una follia, ma diventa la fonte di un’energia potente che impedisce al dolore di schiacciarci permettendoci di rendere ancor più proficua la propria vita, oltre che di viverla con gioia. Ed è ciò che suor Maria Alfonsa Bruno ha fatto, come apprendiamo dal libro “La Cattedra a rotelle” di Umberto Castagna, Ed. SanPaolo.
Oltre che una biografia temporale, che riferisce il susseguirsi degli avvenimenti più importanti della vita terrena (dal 1937 al 1994) di questa donna messinese consacrata a Dio, questo libro è anche, e soprattutto, una biografia spirituale che ripercorre il cammino di formazione di quest’anima che è riuscita, grazie alla sua fede, non solo a non farsi bloccare, ma neanche minimamente limitare dalla sofferenza fisica, prodotta da una invalidante patologia cronica e progressiva, nella realizzazione della sua missione di evangelizzazione, per cui è in corso il processo di canonizzazione. Infatti, anche se in modo diverso da come aveva progettato al momento di prendere i voti, ha portato avanti e concretizzato la sua vocazione, il suo desiderio di aiutare gli altri e di portarli a Dio.
Non percorrendo terre lontane, come aveva immaginato e come aveva appena iniziato a fare subito dopo la sua consacrazione, ma nella sua stessa città, inchiodata su una carrozzina in un angolo della Chiesa del suo Istituto. Costretta per più di vent’anni sulla sedia a rotelle da un’artrite reumatoide deformante anchilosante, malattia irreversibile, senza speranza di guarigione e con atroci prospettive di sofferenza, al punto (come leggiamo nel libro di U. Castagna) da far dire al medico del St. John Hospital di Steubenville che gliela aveva diagnosticata, “preghi il suo Dio che la faccia morire presto”, Suor Alfonsa ha reagito accettando la realtà e dando, quindi, un senso alla propria sofferenza.
Ha fatto, cioè, diventare quella carrozzina il mezzo di cui servirsi per svolgere il suo apostolato, ovvero il suo “trono regale”, come la definiva scherzando lei stessa, o la “cattedra a rotelle” come la definisce l’autore. Leggiamo, infatti, che, in base alla testimonianza di numerosissime persone, da lei si irradiava una forza irresistibile, che attraeva tutti coloro che entravano in quella Chiesa, e li affascinava con la sua serenità, col suo sorriso, con la sua grande saggezza. Porgeva il suo orecchio attento all’ascolto di tutte le sofferenze umane, ridando a quei fratelli e a quelle sorelle che gliele affidavano la forza di andare avanti, placando le loro angosce con i suoi consigli e con il suo sostegno, donando sollievo al loro animo tormentato dal dolore e, in particolar modo, trasmettendo loro la sua gioia, il suo grande amore per Dio e per il prossimo.
Ma soprattutto ristrutturando il loro concetto di dolore, e portandoli a vederlo in un’ottica diversa: non come una tegola piombata inaspettatamente sulla testa e a cui istintivamente ci si ribella con rabbia e disperazione, ma come qualcosa che fa parte della condizione umana e che ha un significato e un valore inestimabile.
Al termine della lettura di questo libro, dal profondo del cuore sale spontaneamente un: “Grazie, suor Serenità, per il tuo messaggio”.
Fenia Abate