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Il racconto biblico di Giuseppe. Un emblematico precursore della figura di Gesù, nel libro di Pietro Aliquò
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Crediamo non siano molti coloro che si soffermano spesso a leggere i passi della Bibbia per trarne motivi di riflessione e arricchimento spirituale. Fra i brani che meriterebbero speciale attenzione per la ricchezza degli insegnamenti che sono in grado di trasmettere, c’è quello, famoso, di Giuseppe. Un racconto coinvolgente, istruttivo ed edificante che ci viene presentato in modo approfondito nel volume di Aliquò, di cui ci riferisce, in esauriente sintesi, la psicologa Fenia Abate.
Questo ultimo libro di Pietro Aliquò, “Giuseppe – Governatore d’Egitto e figura di Gesù” (Ed. Giotto Stampa sas, pag. 152), che fa seguito alla nutrita serie di sue pubblicazioni, analizza la storia di uno dei personaggi più emblematici della Bibbia: Giuseppe figlio di Giacobbe. Di lui, nella nostra memoria, rimane solo la sua interpretazione del sogno delle sette vacche grasse e delle sette vacche magre fatto dal faraone, con la predizione di sette lunghi anni di carestia. Ma, come emerge da questo lavoro, la storia di Giuseppe è molto di più. E’ rappresentativa delle relazioni umane malate, delle dinamiche familiari disturbate, del perdono, della fratellanza. Fratellanza che può essere una relazione non scelta ma solo imposta da legami di sangue, oppure espressione di una concezione più grande, profonda e nobile del rapporto con l’altro. In altri termini, la storia di Giuseppe è rappresentativa della contrapposizione tra la logica umana e la logica di Dio.
Con questo interessante pubblicazione, dunque, attraverso la sapiente presentazione di simbolismi, sentimenti, emozioni e avvenimenti che animano questo racconto, l’autore stimola a riflettere che dai tempi di Caino e Abele, di generazione in generazione, i legami di sangue sono spesso viziati da sentimenti negativi come l’invidia, la gelosia, la paura, l’odio, il desiderio di vendetta, ecc.; ma anche danneggiati dall’imperfezione umana dei moti affettivi positivi come ad esempio l’amore preferenziale di un genitore per uno dei figli, che scatena divisioni e conflitti, distruggendo l’armonia e l’unità familiare.
Però la storia di Giuseppe, come emerge dalle pagine di questo libro, è anche la storia della ricerca della fratellanza. Giuseppe, infatti, non approfitta della predilezione del padre per dominare i fratelli, non si ribella né si lamenta di ciò che di negativo gli succede a causa delle loro azioni dettate dall’odio, ma cerca di ritrovare i fratelli e di riunire la famiglia divisa.
E’ anche, quindi, la storia del perdono e della ristrutturazione del rapporto con i fratelli, proposto ad essi non più come legato ad una visione soggettiva, quindi ristretta e distorta dalle personali esigenze emotive, ma inserito in un’ottica di più ampio respiro che porta a vedere i vari avvenimenti come facenti parte di un più grande disegno: il disegno di Dio. Giuseppe, infatti, spiega ai fratelli che Dio utilizza il male che loro hanno commesso per dare la possibilità al popolo ebraico di vivere e non essere sterminato dalla carestia. Superando, quindi, anche le barriere della loro paura di ritorsioni o del peso dei sensi di colpa. Come ben sottolinea Aliquò, infatti, (pag, 94): “Dio non salva Giuseppe a scapito dei fratelli, ma salva i fratelli servendosi di Giuseppe”. E, ancora, a pag, 149: “La logica dei fratelli segue il criterio del rimorso, della paura e della vendetta. La logica di Giuseppe si ispira al mistero di Dio che sa ricavare il bene dal male”. Un insegnamento, questo, molto importante ai fini di una corretta relazione interpersonale tra tutti gli esseri umani, anche perché quello che apprendiamo in famiglia, lo riproponiamo nei rapporti con gli altri.
Aliquò si sofferma poi a spiegare, passo dopo passo, il testo biblico inserendo, oltre ai suoi, i commenti di alcuni esegeti e di alcuni padri della Chiesa come Giovanni Crisostomo, S. Ambrogio, Cesario di Arles, Origene, S. Ippolito ed altri. Mettendo soprattutto in relazione la storia di Giuseppe con quella di Gesù, evidenziandone le somiglianze che accomunano entrambe le figure, quali: l’amore del padre, l’odio dei fratelli, le accuse ingiuste, i patimenti immeritati, l’amore per chi fa del male, ecc.
In sintesi, leggendo questo libro, scritto in modo chiaro, scorrevole ed istruttivo, ci si accorge di come Giuseppe, figlio di Giacobbe, credendo ciecamente in Dio, affidandosi a Lui e vivendo la Sua parola, sia stato un precursore della figura di Gesù e dei suoi insegnamenti.
Fenia Abate