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Sinodo per l’Amazzonia. Il Papa: no ai “Nuovi colonialismi”, no al “Fuoco appiccato in nome di interessi che distruggono”
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Il crescente numero di incendi che colpisce la foresta amazzonica, preoccupa sempre più l’opinione pubblica e gli esperti del Wwf che, nell’Amazon Day, lanciano l’allarme per il grave rischio che la foresta pluviale venga bruciata. A causa della crescente azione distruttiva dell’ecosistema più pregevole del mondo, avvertono gli esperti, il clima della Terra corre il serio pericolo che la temperatura aumenti al punto da provocare gravi alterazioni climatiche. Contro l’azione dissennata dei “nuovi colonialismi”, la cui avidità “divora popoli e culture” grazie a un “fuoco appiccato in nome di interessi che distruggono”, Papa Francesco leva la sua voce e ne parla nel Sinodo appena iniziato.
Aprendo ufficialmente il Sinodo per l’Amazzonia, Il Papa ha esortato i padri a ricordare che “La prudenza è la virtù del governo” e va praticata tenendo conto che non è una “virtù-dogana”, ma la virtù del Pastore, l’esatto contrario della timidezza o dell’indecisione. Al centro dell’omelia della messa di apertura dell’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per la regione panamazzonica, che si svolgerà in Vaticano fino al 27 ottobre, il ritratto di una Chiesa che, sulla scorta di Paolo – “il più grande missionario”- sappia camminare insieme per affrontare le sfide più urgenti per il futuro di quello che è considerato il polmone del pianeta. Come i “nuovi colonialismi”, la cui avidità “divora popoli e culture” grazie a un “fuoco appiccato in nome di interessi che distruggono”.
All’inizio dell’omelia, il Papa affida il Sinodo per l’Amazzonia all’apostolo Paolo, “il più grande missionario della storia della Chiesa”, che “ci aiuta a ‘fare Sinodo’, a ‘camminare insieme’”. “Siamo vescovi perché abbiamo ricevuto un dono di Dio”, spiega Francesco: “Non abbiamo firmato un accordo, non abbiamo ricevuto un contratto di lavoro. Abbiamo ricevuto un dono per essere doni. Un dono non si compra, non si scambia e non si vende: si riceve e si regala”. “Se ce ne appropriamo, se mettiamo noi al centro e non lasciamo al centro il dono, da Pastori diventiamo funzionari”.
“In nessun modo la Chiesa può limitarsi a una pastorale di ‘mantenimento’, per coloro che già conoscono il Vangelo di Cristo, ha sottolineato il Papa. Lo slancio missionario è un segno chiaro della maturità di una comunità ecclesiale”, “perché la Chiesa è in cammino, sempre in movimento, mai deve stare ferma”, aggiunge subito dopo, “Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza”, scrive San Paolo. “Qualcuno pensa che la prudenza è la virtù-dogana, che ferma tutto per non sbagliare. No, la prudenza è virtù cristiana, virtù di vita, anzi è la virtù del governo”.
Il Sinodo sull’Amazzonia è una sfida da raccogliere, in un mondo in cui “tutto è connesso”. Per rispondere alla crisi ambientale in atto, e alle sue gravi conseguenze, sono questi i dati che debbono fare da sfondo al Sinodo: lo sfruttamento ambientale e violazione dei diritti umani vanno di pari passo, a causa dello strapotere del “paradigma tecnocratico” oggi dominante, che per Bergoglio può essere sconfitto solo tramite una “conversione ecologica” a 360° gradi di tutto lo scenario globale; in uno spettro che spazia dall’impegno personale negli stili di vita fino alle responsabilità dei governi nel contrastare la crisi ambientale, per garantire la sostenibilità del Pianeta Terra alle future generazioni.
Secondo l’organismo delle Nazioni Unite, l’impatto negativo dello stress termico sulla produttività lavorativa si aggiunge agli altri effetti legati ai cambiamenti climatici, tra i quali la modificazione del regime delle piogge, la crescita dei mari e la perdita della biodiversità. La foresta amazzonica è il “polmone verde” del pianeta: da sola assorbe fino a due miliari di tonnellate di biossido di carbonio all’anno e rilascia il 20 per cento dell’ossigeno della Terra.
Il Papa fa anche riferimenti puntuali alla condizione attuale dell’Amazzonia: un’area di quasi 8 milioni di chilometri quadrati che comprende 9 Paesi e contiene il 40% della superficie globale delle foreste tropicali. La scommessa del Sinodo è riconoscere la Chiesa come soggetto unitario “che non è stato sufficientemente considerato nel contesto nazionale o mondiale né nella vita della Chiesa”. Un’area del mondo minacciata da privatizzazione dei beni naturali, concessioni a grandi aziende per il disboscamento, megaprogetti idroelettrici, inquinamento, narcotraffico”, corruzione, vera e propria “piaga morale” che crea “una cultura che avvelena lo Stato e le sue istituzioni permeando tutti gli strati sociali, comprese le comunità indigene”.
“Il fuoco di Dio è calore che attira e raccoglie in unità. Si alimenta con la condivisione, non coi guadagni. Il fuoco divoratore, invece, divampa quando si vogliono portare avanti solo le proprie idee, fare il proprio gruppo, bruciare le diversità per omologare tutti e tutto”. “Quando senza amore e senza rispetto si divorano popoli e culture, non è il fuoco di Dio, ma del mondo”, il monito di Francesco: “Dio ci preservi dall’avidità dei nuovi colonialismi”. “Eppure quante volte c’è stata colonizzazione anziché evangelizzazione!”.
“Tanti fratelli e sorelle in Amazzonia portano croci pesanti e attendono la consolazione liberante del Vangelo, la carezza d’amore della Chiesa” (M. Nicolais).
Redazione da Ag. di I.