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Sinodo per l’Amazzonia: “L’Amazzonia non è una merce”, “sinodo universale sul celibato e le donne”, i “seminari amazzonici”
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Alla settima Congregazione generale del Sinodo per l’Amazzonia, dove hanno partecipato 174 padri sinodali, oltre ad alcuni uditori e uditrici, alla presenza del Papa, alcuni uditori hanno lanciato l’appello: L’Amazzonia “non può essere considerata come una merce”. La delimitazione e la protezione dei territori indigeni, affinché non vengano espropriati e depredati in nome delle attività estrattive minerarie o delle centrali idroelettriche. “La difesa della terra equivale alla difesa della vita”, hanno detto gli uditori, auspicando che i governi locali pongano fine alle ingiustizie nei confronti dei popoli nativi, spesso discriminati o “messi in vetrina”, non considerati come una cultura viva, con costumi, lingue e tradizioni proprie. “Anche la comunità internazionale deve intervenire concretamente per porre fine ai delitti perpetrati contro i nativi dell’Amazzonia, perché tale regione non può essere trattata come una merce”.
Tra le proposte presentate al Sinodo: “Un Sinodo universale” sul celibato. A chiederlo è uno dei 12 Circoli Minori del Sinodo per l’Amazzonia. Inizia ora il processo di elaborazione del documento finale, che verrà presentato a tutta l’assemblea in aula lunedì prossimo, 21 ottobre.
In tutte le dodici sintesi è presente il tema dei cosiddetti “viri probati”, cioè dell’ordinazione sacerdotale di uomini sposati, riguardo al quale esistono in aula posizioni diversificate. “Alcuni padri sinodali – si legge ad esempio nel Circolo italiano A, che ha formulato la proposta – chiedono che in comunità cristiane con un cammino di fede consolidato siano ordinate persone mature, rispettate e riconosciute, di preferenza indigene, celibi o con una famiglia costituita e stabile, al fine di assicurare i sacramenti che garantiscono e sostengono la vita cristiana”. Tutto ciò, per venire incontro al desiderio delle popolazioni amazzoniche “di celebrare la santa Eucaristia in modo frequente e, possibilmente, stabile, come diritto irrinunciabile dei fedeli laici”.
Il diritto canonico, si ricorda inoltre nella sintesi, “permette che si richieda alla Santa Sede la dispensa dall’impedimento al sacramento dell’Ordine di un uomo legittimamente e validamente coniugato”. In particolare il diaconato permanente, ristabilito dal Vaticano II, mostra che “è possibile assumere con efficacia un impegno pastorale, sacramentale e familiare nella Chiesa. Altri padri sinodali considerano, invece, che “la proposta potrebbe ridurre il valore del celibato, o far perdere lo slancio missionario a servizio delle comunità più distante”. Dunque, taluni padri sinodali ritengono che “il tema dovrebbe essere sottoposto all’opinione di tutta la Chiesa” e suggeriscono “un Sinodo universale a riguardo”.
“Il Sinodo è un processo che si apre”, ha fatto notare mons. Mário Antônio da Silva, vescovo di Roraima, in Brasile, menzionando “la possibilità che persone mature, responsabili, riconosciute all’interno della propria comunità, possano essere ordinate”. “Se la proposta verrà approvata – ha concluso Fisichella – ci sarà da cercare di comprendere come può essere realizzata. Alcuni libri liturgici sono già stati tradotti in riti amazzonici: c’è già da decenni una riflessione in atto sulla teologia india e su una catechesi che possa svilupparsi secondo questo orientamento”.
Diaconato femminile e donne “coordinatrici di comunità”: sono due proposte relative alla questione della valorizzazione del ruolo delle donne nella Chiesa, “Le Conferenze episcopali dell’Amazzonia – si legge ancora nella sintesi – chiedano alla Santa Sede di creare un nuovo ministero istituito, di coordinatrici/coordinatori di comunità”. Tra le proposte per “un ruolo sempre più consolidato delle donne della Chiesa”, ha testimoniato suor Daniela Adriana Cannavina, figura anche il diaconato femminile: “Non vogliamo una replica di stampo clericalista – ha precisato la religiosa – e nemmeno un ruolo di potere. La vita religiosa è il luogo del servizio, non del potere”.
“Creare un osservatorio ambientale” in Amazzonia, per evitare i “peccati ecologici”. È una delle proposte emerse dal Sinodo per fronteggiare la crisi in atto, che si configura come vera e propria crisi di sistema. “Il peccato – ha spiegato mons. Fisichella rispondendo alle domande dei giornalisti sulla proposta, formulata durante i lavori, di introdurre accanto ai peccati tradizionali i “peccati ecologici” a danno della creazione e dell’ambiente – ha una dimensione unitaria, che poi ha diverse sfaccettature. Nasce dalla chiusura in se stesso, dall’individualismo: chi lo vive, rischia di morire di asfissia e di non rendersi conto che la natura, la vita, la relazionalità ci invitano ad uno sguardo più ampio.
“Creare seminari amazzonici”. È il “sogno” confidato ai giornalisti da mons. Rafael Cob García, vicario apostolico di Puyo, in Ecuador. Interpellato su quante siano le vocazioni sacerdotali in Amazzonia, Garcìa ha risposto che nella Regione panamazzonica ci si trova di fronte a “due difficoltà tra i candidati: i popoli indigeni fanno un grande sforzo per arrivare alla vocazione, sono veramente pochi quelli che arrivano a quel punto, molti si scoraggiano e se ne vanno”. L’altra grande difficoltà è “la comprensione della disciplina della Chiesa cattolica romana, che comprende il celibato”. Di qui la grande pertinenza dell’impegno del Sinodo per “individuare nuovi cammini a servizio della Chiesa”, nell’ottica di un’inculturazione che tenga presente come “la mentalità degli indigeni è diversa dalla cultura occidentale”.
Redazione da Ag. di I.