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Inondazione a Venezia. Basilica danneggiata, Campostrini: “Urgente mettere in funzione Mose e altre opere a difesa della città
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A Venezia continua la conta dei danni dopo la notte da incubo che nei giorni scorsi ha visto un picco di marea di 187 centimetri con diversi danni e una vittima. Per il procuratore della basilica di san Marco sono urgenti le opere di difesa della città, mai portate a termine. Il patriarca Francesco Moraglia ha attivato la Caritas e le parrocchie.
Questa volta in laguna si è toccata la seconda misura nella storia della città, dopo i 194 centimetri del 1966, che ha procurato parecchi danni: magazzini, negozi e case al pianterreno allagati; gondole e barche strappate dagli ormeggi e spinte sulle rive, tre vaporetti affondati in Riva degli Schiavoni, imbarcazioni alla deriva. L’acqua ha invaso anche la basilica di san Marco dove la cripta è stata interamente sommersa e dentro la basilica, nel momento di picco di marea, sulla pavimentazione è stato registrato quasi un metro e 10 di acqua che ha intaccato le colonne e i marmi danneggiati, sostituiti nel 2018. Per valutare i danni il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha inviato gli ispettori dicendosi “pronto a finanziare quanto richiesto dalla Soprintendenza per tutelare la basilica”.
“Danni non visibili a prima vista ma reali – spiega l’ingegner Pierpaolo Campostrini, procuratore della basilica di san Marco, interrogato da Acistampa – l’acqua salata che impregna pavimenti e pareti evapora, ma rimangono i sali che fanno disgregare i mattoni, i marmi, e gli intonaci su cui sono appoggiati i mosaici. Sono processi cumulativi che non si creano con un singolo evento, ma con la frequenza di eventi che colpendo la basilica negli anni hanno provocato danni molto rilevanti”. La cripta sotto l’altare maggiore è stata completamente sommersa. “L’acqua – racconta – è stata aspirata dalle pompe e il nostro personale ha messo in salvo i manufatti più preziosi”.
Per il procuratore “questo non sarebbe accaduto se lo Stato avesse adempiuto alla promessa fatta ai veneziani e al mondo di mantenere indenne la città dalle acque alte con le barriere mobili del Mose (Modulo sperimentale elettromeccanico, sistema di 78 paratoie mobili installate nelle tre bocche di porto lagunari), opera mai portata a termine. E’ questo il vero scandalo, davvero inspiegabile. Cinque anni fa è stato scoperto un giro di corruzione e malaffare, lo Stato ha deciso di intervenire ma evidentemente non è stato sufficiente per concludere i lavori.
Mi auguro che il governo intraprenda immediatamente le misure necessarie per mettere il Mose in grado di funzionare e per completare le altre opere di difesa dalle acque alte, inclusa l’impermeabilizzazione di piazza San Marco, uno dei punti più bassi della città, attraverso l’innalzamento della sua pavimentazione secondo un progetto del 1998 mai realizzato”. Samo contenti quando i ministri vengono a inaugurare manifestazioni, ma vorremmo però risposte da parte del governo per la nostra sicurezza. Sarebbe inoltre opportuno sapere che cosa ne sarà del Mose, che cosa possiamo aspettarci dopo tante promesse e attese”.La basilica ha subìto gravi danni, e il mondo intero è preoccupato per la possibilità di perdere un’eredità culturale incalcolabile. Una chiesa che, a differenza delle altre grandi basiliche e cattedrali del mondo, non spicca per l’altezza ma per la lunghezza, visto che Venezia è costruita su un terreno sabbioso e la base non potrebbe sostenere un peso eccessivo, per cui le gravi inondazioni mettono a serio rischio la sua stabilità.
Redazione da Ag. di I.