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Papa Francesco: “la preghiera piccola e miracolosa che muove Gesù a compassione”
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Se in tempi come quelli che stiamo vivendo, ci viene suggerita una preghiera speciale che ha il potere di ottenere un sicuro aiuto celeste, non c’e’ dubbio che vada subito colta al volo. Siamo infatti in una società minacciata da rischi globali e difficoltà locali, in cui l’uomo di oggi è attanagliato da insicurezza e preoccupazioni esistenziali che proiettano visioni pessimistiche sul futuro. Se poi a tutto ciò si unisce il senso di impotenza rispetto alle possibilità di avere un aiuto sostanziale da parte di chi (politici, amministratori, autorità istituzionali), dovrebbe provvedere a costruire condizioni di benessere sociale, sembra non esserci altra chance che rivolgersi al buon Dio. E così Papa Francesco, con i suoi suggerimenti fraterni e intessuti di semplicità, viene in soccorso – prendendo spunto dal Vangelo – e suggerisce la preghiera che ci può salvare dalla “lebbra” dei mali interiori, ma anche, si spera, di quelli provenienti dal mondo esterno in crisi, in via di crescente diffusione.
Il Signore ci è vicino, “la sua compassione prenderà su di sé i nostri problemi, i nostri peccati, le nostre malattie interiori”. Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta, commentando il Vangelo che racconta la guarigione del lebbroso.
“Signore se tu vuoi, puoi”. E’ una preghiera semplice, “un atto di fiducia” e allo stesso tempo “una vera sfida”, quella che il lebbroso rivolge a Gesù per guarirlo. Una supplica che viene dal profondo del suo cuore e che racconta, allo stesso tempo, il modo di agire del Signore, all’insegna della compassione, “del patire con e per noi”, del “prendere la sofferenza dell’altro su di sé” per lenirla e guarirla in nome dell’amore di Padre. Papa Francesco, nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta, si sofferma sull’episodio evangelico della guarigione del lebbroso, esortando a guardare alla compassione di Gesù, venuto a dare la vita per noi peccatori.
Il Papa pone l’accento sulla “storia semplice” del lebbroso che chiede a Gesù la guarigione. In quel “se vuoi” c’è la preghiera che “attira l’attenzione di Dio” e c’è la soluzione. “E’ una sfida – afferma Francesco – ma anche è un atto di fiducia. Io so che Lui può e per questo mi affido a Lui”. “Ma perché – si chiede il Pontefice – quest’uomo sentì dentro di fare questa preghiera? Perché vedeva come agiva Gesù. Quest’uomo aveva visto la compassione di Gesù”. “Compassione”, non pena, è un “ritornello nel Vangelo” che ha i volti della vedova di Nain, del Buon Samaritano, del padre del figliol prodigo.
La compassione coinvolge, viene dal cuore e coinvolge e ti porta a fare qualcosa. Compassione è patire con, prendere la sofferenza dell’altro su di sé per risolverla, per guarirla. E questa è stata la missione di Gesù. Gesù non è venuto a predicare la legge e poi se ne è andato. Gesù è venuto in compassione, cioè a patire con e per noi e a dare la propria vita. È tanto grande l’amore di Gesù che la compassione lo ha portato fino alla croce, a dare la vita.
L’invito del Papa è di ripetere “questa piccola frase”: “Ne ebbe compassione”, Gesù – spiega Francesco – “è capace di coinvolgersi nei dolori, nei problemi degli altri perché è venuto per questo, non per lavarsene le mani e fare tre, quattro prediche e andarsene”, è accanto a noi sempre.
“Signore se tu vuoi puoi guarirmi; se tu vuoi, puoi perdonarmi; se tu vuoi puoi aiutarmi”. O se volete, un po’ più lunga: “Signore, sono peccatore, abbi pietà di me, abbi compassione di me”. Semplice preghiera, che si può dire tante volte al giorno. “Signore, io peccatore ti chiedo: abbi pietà di me”. Tante volte al giorno, dal cuore interiormente, senza dirlo ad alta voce: “Signore se tu vuoi, puoi; se vuoi, puoi. Abbi compassione di me”.
Il lebbroso, con la sua preghiera semplice e miracolosa, è riuscito ad ottenere la guarigione grazie alla compassione di Gesù, che ci ama anche nel peccato. Lui non si vergogna di noi. “O, padre, io sono un peccatore, come andrò a dire questo…” Meglio! Perché Lui è venuto proprio per noi peccatori, e quanto più gran peccatore tu sei, più il Signore è vicino a te, perché è venuto per te, il più grande peccatore, per me, il più grande peccatore, per tutti noi. Prendiamo l’abitudine di ripetere questa preghiera, sempre: “Signore, se vuoi, puoi. Se vuoi, puoi”, con la fiducia che il Signore è vicino a noi e la sua compassione prenderà su di sé i nostri problemi, i nostri peccati, le nostre malattie interiori, tutto.
Redazione da ag. di i.